Calcio alla deriva? Ha ragione la Curva Nord

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Calcio alla deriva? Ha ragione la Curva Nord. Sui problemi di accesso al Curi, la responsabilità non può essere solo dei tifosi

 

Questa settimana non voglio parlare della mezza battuta d’arresto di Cittadella (ma un pareggio esterno ci sta), la quale è stata sviscerata – sotto il profilo tecnico – meglio di me da altri, ma affrontare due argomenti di sensibile attualità per noi tifosi.

Innanzitutto il comunicato dei Gruppi della Nord che diserteranno la trasferta di Terni.

Le motivazioni del comunicato mi trovano totalmente d’accordo.

Certo, è una decisione dolorosa per i Gruppi e per la squadra, che si troverà priva del calore dei suoi tifosi migliori in una piazza storicamente importante per il Perugia.

Sicuramente – come qualcuno ha sostenuto, proprio per non danneggiare la squadra – si sarebbe potuto gestire la trasferta di Terni come una “normale” trasferta, senza attribuirgli quella “specialità” da derby.

Ma andava presa una netta posizione contro questa pericolosa deriva che ha preso il calcio di oggi, di cui l’Unicusano Ternana è l’apripista nel calcio professionistico.

Trovo, infatti, deleteria la “brandizzazione” delle Società (non più solo le maglie) e la proporzionale e progressiva perdita dell’identità delle stesse.

Uno sponsor primario di una squadra, che trova un posto importante sulla maglia, infatti, è cosa ben diversa dallo stesso sponsor che se la compra ed aggiunge il proprio nome alla ragione ed allo stemma sociale.

Sicuramente non sarà la decisione dei Gruppi della Nord a fermare questa deriva – a cui potrebbe rischiare in futuro di soccombere anche il Perugia Calcio – e non sarà domani, né tra qualche anno, ma temo che prima o poi anche il calcio arriverà a sport come il Volley.

Potrà, quindi, essere acquistato e trasferito il titolo sportivo da una città all’altra, nel nome di un brand economicamente forte, snaturando la natura del Calcio.

Anche per questo il Calcio è lo sport più bello del mondo, identificandosi con la storia di un popolo e di un territorio.

I veri Tifosi, quindi, non potevano rimanere inerti, silenti e supini a questa pericolosa deriva.

Il “controcomunicato” della tifoseria ternana, poi, che esula dall’ambito calcistico, attaccando ed insultando anche la città di Perugia – definita “parassitaria” sul resto della Regione – conferma da una parte la bontà della scelta dei Gruppi della Nord e dall’altra lo spessore dell’odierna tifoseria ternana.

Accessibilità al Curi e le lunghe file.

Il problema è emerso nelle ultime due partite casalinghe (Benevento e Pescara).

Esso è stato posto in maniera costruttiva senza alcun intento ottusamente critico nei confronti della Società.

Esso, però, non può essere liquidato semplicisticamente dal Perugia Calcio, società professionistica che ha in gestione il Curi, lavandosene le mani e rispondendo “arrivate prima”, come ha fatto nel suo comunicato.

Dare, quindi, la colpa delle file ESCLUSIVAMENTE ai tifosi.

Possibile che per ogni cosa è sempre e solo colpa dei tifosi?!?

OK, siamo tutti d’accordo: i “cacadubbi” (quelli che si decidono all’ultimo momento) o i “comodoni” (quelli che vogliono arrivare poco prima) sicuramente si devono dare una sonora svegliata e non pretendere di arrivare mezz’ora prima al Curi, fare il biglietto ed entrare in tempo.

Ma insieme ai “cacadubbi” ed ai “comodoni” ci sono tanti veri tifosi che sono “occasionali”, solo perché non si possono permettere di comprare l’abbonamento.

Se uno di questi decide all’ultimo momento di andare allo Stadio – non perché sia un “cacadubbi” o un “comodone” – ma solo perché, ad esempio, ci vuole portare i figli (“riportiamo le famiglie al Curi”) ed aspetta l’ultimo momento che non piova per decidere o per tutta una serie di altre ragioni importanti e fondate (es. lavora e non può uscire prima).

Perché tutti questi “occasionali” devono porsi il problema di NON venire allo Stadio (e non dare soldi alla Società), se rischiano di farsi lunghe file e perdersi un pezzo di gara?

Oppure venire lo stesso, ma obbligando anche noi abbonati a lunghe file?

Il sottoscritto e tanti altri abbiamo firmato una cambiale “in bianco”, confermando l’abbonamento all’inizio di Luglio, solo per amore del Grifo, quando non era stato preso nessun giocatore e non sapevamo che squadra sarebbe stata costruita.

Per quale motivo anche noi dobbiamo farci tutta quella fila, insieme con chi – con tutto il rispetto – ha comprato il biglietto ed è venuto allo stadio perché si sono accorti che quest’anno abbiamo uno squadrone e vinto 5-1 la prima?

Se avessimo avuto una “squadretta” e perso 5-1 con l’Entella io, tutti gli altri abbonati ed alcuni “occasionali” (quelli di cui parlo sopra), saremmo andati lo stesso al Curi a tifare il Grifo.

La maggior parte degli “occasionali”, invece, non penso…

Io arrivo allo Stadio almeno un paio d’ore prima e tanto col Benevento e col Pescara ho fatto quasi 3/4 d’ora di fila alla preselezione.

E, per fortuna, non pioveva e non era freddo…

Siamo tutti d’accordo che per amore del Grifo un vero tifoso fa questo ed altro, ma non è giusto trattare così noi abbonati!!!

Una Società come il Perugia Calcio, quindi, non può limitarsi a dire “venite prima allo Stadio”, che è come dire “non è un nostro problema, ma vostro”.

OK, per i varchi di preselezione ci sono rigide regole imposte dal Ministero dell’Interno – come per la biglietteria on line – su cui la Società poco può fare.

Ma quello che potrebbe fare è aumentare il personale ai botteghini.

Aprire più sportelli.

Prendere più stampanti per la biglietteria.

Aumentare le rivenditorie autorizzate: in ampie zone della provincia non ci sono rivenditorie.

Chiedere alla Questura se e come si possono creare più varchi per la preselezione.

Qui c’è gente che dalla serie A non mette piede al Curi, quando c’erano regole del tutto diverse.

La domanda è: interessa VERAMENTE alla Società riportare allo Stadio questa gente o no?

Se non interessa al Perugia Calcio, a me interessa ancora meno: io al Curi vado comunque!

Ma se tanti tifosi – non solo il sottoscritto – dopo il Pescara hanno evidenziato questi problemi e la Società l’unica cosa che sa fare è rispondere “arrivate prima allo Stadio”, non è che poi si può lamentare se gli abbonamenti non aumentano – dato che li facciamo solo noi “malati di Grifo” che ci faremmo anche 4 ore di fila in seconda categoria – e si vendono pochi biglietti.

Se ogni anno gli abbonamenti sono ca. 6000 e non si riesce ad aumentare (nemmeno quest’anno che abbiamo uno squadrone e siamo partiti a razzo), la colpa è SOLO e SOLTANTO – come al solito – dei Perugini???

Le “colpe” – se ci sono colpe – vanno equamente ripartite tra i vari protagonisti e non addossate solo ai Perugini o solo al Perugia Calcio.

Da una parte – certo – la colpa è dei Perugini che sono storicamente un popolo “freddo”, difficilmente entusiasmabile, nonché “comodo”, preferendo seguire il Grifo dal divano di casa.

I miei concittadini dovrebbero invece capire che il calcio più bello è quello “dal vivo” allo Stadio, non in TV.

Dovrebbero, soprattutto, capire che il Grifo è un patrimonio della città e va sostenuto.

Come va sostenuta – con abbonamenti e biglietti – la Società che ogni anno ci mette le risorse economiche per farci stare nel calcio “che conta”.

Anche se, sugli abbonamenti, c’è da evidenziare – a parziale discolpa dei Perugini – che l’Umbria è ancora duramente attanagliata dalla crisi economica.

Prendendo ad esempio la Gradinata, infatti, per le tasche di tanti spendere una sola volta € 225 per l’abbonamento è cosa ben più pesante dallo spenderne 16 per il biglietto ogni 2 settimane.

Dall’altra parte, per tutto quanto scritto più sopra, vi sono anche responsabilità della Società, la quale, nonostante abbia costruito con competenza e passione un’ottima rosa – facendo gran parte del suo ed investendovi ingenti risorse economiche – dovrebbe anche un po’ migliorare, per quanto di sua possibilità, l’accessibilità al Curi.

Infine v’è anche la responsabilità di chi negli ultimi 20 anni ha lasciato il Curi diventare obsolescente, rendendo la sua gestione oltremodo onerosa e difficoltosa.

Ritengo, quindi, che ognuno di questi soggetti debba fare la sua parte – ad iniziare da noi tifosi – perché il Grifo è un patrimonio di tutta Perugia.

Ed ora facciamo risentire al Parma (semmai se ne fossero dimenticati) il ruggito del Curi!

Forza Grifo!

Avv. Gian Luca Laurenzi