Grifo: del “grande” mercato estivo non c’è traccia, Santopadre prenda decisioni importanti

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Venerdì l'organo si pronuncerà sull'iscrizione della Reggina. Meno drammatica la situazione del Lecco

Grifo: del “grande” mercato estivo non c’è traccia, Santopadre prenda decisioni importanti. Il Perugia si ritrova come nel post Carpi di 6 anni fa, cambia solo la categoria. Ora acquisti veri e rapidi per tentare una difficile rimonta

 

Nel primo anno di Serie B, all’indomani della batosta prenatalizia subita dal Perugia per mano della matricola Carpi, che da lì a qualche mese se ne andò dritto, dritto in Serie A tra lo scetticismo dei molti sapientoni che, per tutto il torneo affermavano che “tanto il Carpi non dura”, il Presidente Santopadre dichiarò di aver trascorso la mattina di Natale chiuso da solo in una stanza buia a rimuginare sul da farsi.

E lì partorì l’unica, inutile decisione di esonerare un collaboratore di Camplone, ‘Paki’ Rocco, invece di assumersi la responsabilità di aver smantellato la squadra degli “eroi del quattro Maggio” e dato in mano al tecnico, che solo pochi mesi prima aveva, appunto, portato in B alla grande il Perugia, una squadra monca, nella quale il centrocampo era guidato dalla “sola” Taddei e in attacco i prolifici Eusepi e Mazzeo, ventinove gol in due, erano stati sostituiti dai “fenomeni” Perea e Rabusic, un gol in due fino a quel momento.

Solo un mese dopo, quasi alla fine del mercato, dopo che Camplone un giorno se n’era andato sbattendo la porta, per poi ritornare sui suoi passi, convinto da una telefonata di Dicara, che lo rassicurava sui propositi del Presidente, quando era già oltre metà strada per Pescara, Santopadre si decise a rinforzare seriamente la squadra (Ardemagni in attacco, Hegazy in difesa e Faraoni sulla fascia) non prima di aver provato ad esonerare Camplone per sostituirlo con Atzori.

E Camplone grazie a questi rinforzi riuscì nell’impresa di totalizzare, dalla chiusura del mercato in poi, la bellezza di trentasei punti in diciassette partite, portando il Perugia dal sestultimo al sesto posto.

Questo lungo preambolo aiuta ad inquadrare meglio l’odierna situazione del Grifo, stavolta militante in Serie C dopo la disastrosa retrocessione dello scorso anno della quale la maggior parte di responsabilità ce l’ha avuta la società.

Santopadre che, dopo aver effettuato inutilmente tre cambi di allenatore (e ne avrebbe fatto anche un quarto) e fatto promesse da marinaio, “il Perugia non retrocederà”, sbattendo addirittura i pugni sul tavolo, avrebbe dovuto passare la mano e invece ha deciso per un repulisti generale: via Goretti, via Pizzimenti, via Oddo e i suoi collaboratori, via il team manager, via un membro dello scouting, via perfino lo speaker, mentre lui, nonostante la civile contestazione dei tifosi, è voluto a tutti i costi rimanere in sella.

Ci si aspettava allora che costruisse una squadra in grado, non dico di dominare, ma almeno di veleggiare, anche con un vantaggio minimo o a pari punti, davanti o insieme alle altre ma MAI avremmo immaginato di ritrovarci a cinque giorni dal Santo Natale, dopo aver disputato quasi tutto il girone d’andata (mancano solo tre gare) al quinto posto della graduatoria, con un pesante ritardo di ben sei lunghezze dalla capolista Sud Tirol, (alla quale ieri hanno annullato il gol della vittoria a Verona all’ultimo minuto altrimenti sarebbero state otto) a tre dalla seconda, il Padova, che tra poco, vincendo a Gubbio potrebbe anch’essa portarsi in testa con sei punti di vantaggio, un punto dietro al Cesena e, probabilmente tre punti dietro al Modena, se vincerà la gara casalinga di oggi col Fano.

Tutto questo dopo la gara persa a Trieste due a uno, gara che il Perugia non ha affatto giocato male, a dimostrazione che le colpe di mister Caserta sono minime ma che ha ancora una volta evidenziato i grandi limiti dell’attacco e del centrocampo, Murano anche ieri non pervenuto, Burrai sempre più somigliante al Taddei citato in apertura, con le mezzale, chi giochi giochi, che lo aiutano poco e male, limiti dei due reparti che finiscono anche per coinvolgere l’unico reparto all’altezza, la difesa, apparsa assolutamente disattenta nelle ultime due gare.

Della grande campagna acquisti, sbandierata in estate dagli estimatori della società che parlavano di un Perugia ammazza campionato, non c’è traccia.

Detto di Murano e Burrai, Cancellotti è sparito, Elia va troppo a corrente alternata, Crialese incide poco, ieri molto meglio Favalli, il migliore dei grifoni al “Nereo “Rocco”, Sounas, l’unico all’altezza finora, ieri è stato anche lui coinvolto nella mediocrità della gara disputata a Trieste.

La verità è che il merito dei ventisette punti conquistati, se pur molto inferiori a quelli che ci si attendeva, è della vecchia guardia, dei Melchiorri, degli Angella, dei Monaco e anche dei Moscati, inspiegabilmente messo da parte da Caserta, unico vero appunto che ci sentiamo di muovere al tecnico.

Con questa situazione il primo posto finale diventa sempre più una chimera. Occorrerebbe, da qui alla fine, per arrivare a quella quota settantanove che riteniamo sufficiente, totalizzare cinquantadue punti in ventidue gare, quindici vittorie, sette pareggi e nessuna sconfitta per contrastare una capolista come il Sudtirol che, come il Carpi di allora, non mollerà facilmente e con un Padova già forte che si rinforzerà ancora.

E per questo, tornando a quanto raccontato all’inizio, ci auguriamo che anche quest’anno Santopadre decida di chiudersi in una stanza buia nella mattina del Santo Natale ma che stavolta ne esca con decisioni importanti.

La prima è quella di garantire subito al bravo tecnico Caserta una squadra in grado di tentare una difficilissima rimonta mettendogli a disposizione due/tre giocatori veri, di spessore, in grado di poter fare la differenza, fin dall’apertura del mercato, senza aspettare, come di consueto, i saldi dell’ultimo giorno, quando, tra l’altro, saranno già state giocate, nonostante la sosta, altre cinque gare, compresa quella di mercoledì contro il debole Ravenna, almeno fuori casa alla luce delle otto sconfitte in altrettante trasferte disputate fin qui dai romagnoli, partita assolutamente da vincere.

La seconda è una conseguenza della prima perchè se non ci sarà un adeguato, rapido rafforzamento dell’organico e il Perugia dovesse fallire la promozione in B, fallimento sportivo si aggiungerebbe a fallimento sportivo e, a quel punto, anche se in ritardo di una stagione, la decisione quasi obbligata di Santopadre dovrebbe essere quella di lasciare il Perugia.

Danilo Tedeschini