Grifo: l’Alvinismo ha pregi e (grossi) difetti, ma ‘cercasi’ rinforzi di categoria

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Grifo: l'Alvinismo ha pregi e (grossi) difetti, ma 'cercasi' rinforzi di categoria. Squadra bella da vedere con la palla tra i piedi, molto meno senza. Ma la società si è ancora ridotta all'ultimo nel mercato... 

Grifo: l’Alvinismo ha pregi e (grossi) difetti, ma ‘cercasi’ rinforzi di categoria. Squadra bella da vedere con la palla tra i piedi, molto meno senza. Ma la società si è ancora ridotta all’ultimo nel mercato…

 

Il 14 Agosto dello scorso anno il Perugia giocò la sua ultima partita in B contro il Pescara nel playout che, purtroppo, sancì con la sconfitta ai rigori, la retrocessione in Serie C.

A distanza di un anno il Perugia tornava a giocare al “Curi” in Serie B, riconquistata dopo soli nove mesi da mister Caserta e i suoi splendidi ragazzi, ma ieri sera, come in quella tristissima serata, sulla panchina avversaria era seduto mister Sottil, evidentemente la bestia nera del Perugia che, perdendo tre a due contro l’Ascoli, ha anche perso l’occasione di “vendicarsi” nei confronti del tecnico ascolano.

Una gara equilibrata, risolta a favore dell’Ascoli da un intervento del Var che costringeva l’arbitro Valeri a decretare il rigore per l’ingenuità di Falzerano, il migliore, comunque, del Perugia, che rifilava un pestone a Saric, il migliore in campo in assoluto, autore di una doppietta e di una grande prestazione in mezzo al campo, oltre ad  essersi procurato il rigore decisivo.

Il Perugia ha disputato una buona gara sotto il profilo dell’agonismo e della generosità, ma ha evidenziato una certa mancanza di equilibrio già riscontrata a Genova e in parte anche con Sud Tirol e Pordenone.

Un Grifo piacevole, “in soldoni”, quando ha la palla tra i piedi, ma assolutamente inguardabile quando la palla la perde e gli avversari possono ripartire velocemente in ripartenza trovando praterie a disposizione.

Chi come noi ha seguito il campionato di Serie B dello scorso anno, vedendo giocare spesso la Reggiana di mister Alvini aveva notato gli stessi pregi e gli stessi difetti che si riscontrano adesso nel Perugia.

L’ “Alvinismo” è così e come la Reggiana, il Perugia sviluppa buone trame di gioco offensive ma soffre terribilmente la difesa alta del tecnico di Fucecchio, come la soffriva la Reggiana, alla fine retrocessa, soprattutto quando non tutti i centrali difensivi, ma anche qualche centrocampista a protezione, a disposizione del tecnico, non sono fulmini di guerra.

Concedere sei chiarissime occasioni da gol in casa a squadre come l’Ascoli, compagine discreta ma certamente non da classifica di sinistra, come dimostra il risicato uno a zero casalingo sul rabberciatissimo Cosenza della prima giornata, Cosenza poi travolto cinque a uno venerdì a Brescia, è sicuramente sintomo di  mancanza di equilibrio del Perugia di Alvini, equilibrio che in cadetteria è fondamentale per raggiungere qualsiasi obiettivo prefissato.

Ma al di là dei meriti e delle colpe di Alvini, sono lampanti le responsabilità della società che, ancora una volta, si riduce alle ultime quarantottore di mercato per cercare di completare una rosa che, per stessa ammissione del presidente, manca numericamente almeno di un buon trenta per cento.

Il calendario ci aveva dato una mano con un inizio abbordabilissimo nelle prime due giornate dove abbiamo affrontato squadre non di primo livello, anzi, il Pordenone è apparso decisamente modesto e dell’Ascoli abbiamo già detto, ma l’incompletezza della rosa ci ha fatto perdere punti preziosi.

Il Perugia ha bisogno di almeno tre rinforzi come titolari.

Un difensore centrale di categoria rapido, non un giocatore di Serie C, con tutto il rispetto, come Zanandrea che pare molto vicino al Grifo.

Di un centrocampista esperto e capace di fare le due fasi al posto dell’impacciato Vanbaleghem o dell’ancora acerbo Santoro e di un attaccante da quindici/venti gol, che non è né il neoacquisto De Luca, che di gol ne ha sempre fatti molto pochi, né Matos, l’attaccante di cui si parla in questi ultimi minuti, che di reti, al massimo, ne ha fatti sette ad Empoli l’anno scorso e che è una seconda punta.

In questo senso non riusciamo a capire l’ostracismo da parte di società e tecnico nei confronti di  Melchiorri, professionista serissimo nei tre anni al Perugia, non convocato neanche contro l’Ascoli dove negli ultimi venticinque minuti poteva essere molto utile con i suoi colpi e la sua esperienza.

Melchiorri, che di gol ne segna più di De Luca e più di Matos, è stato messo sul mercato e dopo aver rifiutato Siena, è finito in disparte. Le prossime quarantottore ci diranno se se ne andrà o meno.

Dopo la sosta il Perugia andrà a far visita a quel Frosinone che, dopo aver bloccato sul pari la corazzata Parma, ieri è andato ad espugnare il terreno del Vicenza.

Una formazione quella gialloblù meno ricca di nomi altisonanti ma probabilmente più pragmatica rispetto a quella  deludente  dello scorso anno.

Per uscire con un risultato positivo dal “Benito Stirpe” ci vorrà sicuramente  un Perugia con maggiore equilibrio e adeguatamente rinforzato nella rosa.

Ieri è finalmente tornato  il pubblico al “Curi” dopo un anno e mezzo in cui la pandemia lo aveva praticamente tenuto fuori.

I biglietti riservati ai  tifosi biancorossi, causa pandemia e causa capienza ridotta non erano molti, circa 4.500, visto che 550 erano riservati alla tifoserie ospite ma, purtroppo, circa un terzo sono rimasti invenduti.

I presenti, infatti, sono stati 3400 ma oltre quattrocento erano ascolani, nonostante fosse la gara casalinga del ritorno in B e la squadra venisse dal successo  in trasferta contro il Pordenone all’esordio.

Evidente segnale che la disaffezione di una buona fetta di tifosi (non quelli della Curva Nord i cui biglietti a disposizione sono andati esauriti) registrata nelle ultime stagioni di B prima della pandemia, purtroppo continua.

Se non si riescono a portare allo stadio almeno quattromila tifosi biancorossi qualcuno dovrebbe rifletterci seriamente.

Danilo Tedeschini