Ce n’è sempre una

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Il club presenta

Ce n’è sempre una. Chi deve pagare paghi, ma giù le mani dai tifosi del Grifo. La squadra ok col Pisa, ma si può migliorare

 

Parlare da tifoso della pur bella – ma di misura – vittoria casalinga sul Pisa, dopo tutto quello che è successo in settimana non è facile.

Ma andiamo per ordine.

Innanzitutto l’anticipo di venerdì contro i toscani ha segnato il traguardo di ben 1.000 partite del Grifo in serie B.

Un bel traguardo festeggiato davanti al pubblico di casa, con una buona prova ed i 3 punti.

Ma ogni  commento sulla gara di venerdì, contro un ottimo Pisa, può essere esaustivamente e perfettamente sintetizzato in due frasi dell’alquanto arrabbiato Oddo:

“Se fossimo stati il Benevento o l’Empoli la partita di ieri l’avremmo vinta 4-0, invece che solo 1-0” e “Se vogliamo avere ambizioni quest’anno, non è questa la strada”.

Intendendo che la gara andava chiusa con il raddoppio, sfruttando meglio le tante occasioni avute.

Ed allora mi sa che Oddo oltre che le gambe dovrà allenare anche la testa dei Grifoni.

Ma – purtroppo – il campo va in secondo piano per tutto ciò che sta succedendo in settimana.

Si sono, infatti, concluse le indagini sui disordini del 21 ottobre 2017, quando la squadra al ritorno dalla disfatta di La Spezia fu attesa dai tifosi fuori dallo Stadio, con disordini, lancio di un sasso e fumogeni contro il pullman dei Grifoni.

Risultano indagati 16 tifosi, alcuni appartenenti a tre Gruppi (Brigata Ultrà, Ingrifati e Nucleo XX Giugno).

Ma soprattutto tutti gli organi di stampa ci rivelano che dalle intercettazioni risulta coinvolto – ancorché non indagato – il Presidente Santopadre.

Leggiamo nei tanti articoli pubblicati in questi giorni che per la Procura, infatti, Santopadre avrebbe concordato la protesta con alcuni capi ultras, tant’è che era inizialmente stato ipotizzato a carico del massimo dirigente biancorosso un “concorso a titolo di istigazione”, ipotesi lasciata cadere dai magistrati inquirenti.

Tali notizie ci hanno fatto rivivere eventi che avevamo ormai rimosso dalla nostra memoria.

I fatti dell’ottobre 2017 maturarono in un clima totalmente diverso da quello odierno, in cui la ritrovata armonia tra Società, squadra e tifosi regna sovrana.

E forse ciò dà fastidio a qualcuno.

Voglio premettere – che sia ben chiaro – che il sottoscritto non giustifica in alcun modo e condanna senza riserve la violenza, che dev’essere eradicata totalmente dallo sport.

Ma tra tutto quello che ho letto in questi giorni mi hanno colpito due cose che non riesco proprio a digerire.

Innanzitutto l’inspiegabile “pazzia” che colpì quella squadra che scivolò dalla testa della classifica alla zona play out, con 5 sconfitte consecutive.

Disputando un campionato mediocre, culminato con lo scempio di Venezia nel preliminare play off.

Un’ottima rosa che non aveva nulla da invidiare – sotto il profilo tecnico – a quella di quest’anno.

Dispiace, quindi, che l’unica cosa rimasta della stagione 2017-2018 siano i fatti – pur gravi, ancorché isolati – post-Spezia e non anche tutto lo schifo che vedevamo ogni settimana in campo, irrispettoso di chi pagava il biglietto o faceva sacrifici e si sciroppava chilometri per stare vicino alla squadra.

La seconda cosa che non mi va giù è veder dipingere tutti gli ultrà del Perugia come feccia, delinquenti.

Come una vera e propria organizzazione criminale.

Ora: non stiamo parlando di “santi” e nessuno vuole negare che tanti ultrà biancorossi abbiano il loro passato ed il loro presente, ma da qui a definirli tutti come un’associazione a delinquere ne passa!

E ciò soprattutto quando vediamo in giro per l’Italia altre tifoserie organizzate massicciamente infiltrate dalle organizzazioni criminali (quelle “vere”), la cui presenza allo stadio è strumentale ai loro traffici.

Droga, armi, estorsioni, pizzo, ecc.

Capi ultrà che la stampa ci restituisce come veri e propri “capi cosca”.

Ci sono tifoserie, inoltre, che puntualmente, ogni gara si macchiano di atti di violenza, di razzismo, di intolleranza.

A Perugia, invece, mai nulla di tutto ciò.

Non solo.

Negli anni dai Gruppi della Nord sono venute le collette per i terremotati di Norcia, la solidarietà alle maestranze della Perugina ed addirittura – nonostante l’accesa rivalità – a quelle dell’AST di Terni.

E la vicinanza, il supporto a tante associazioni benefiche del territorio.

Una tifoseria organizzata attenta e sensibile non solo alle vicende del Grifo, ma anche a quelle della propria città.

Ed allora attendiamo che la Giustizia faccia il suo corso e chi si è macchiato di atti di violenza paghi, senza sconti.

Ma non facciamo di tutta un’erba un fascio, criminalizzando – forse per scopi che non c’entrano nulla con le indagini – un’intera categoria.

I media ci fanno anche sapere che le intercettazioni sui fatti dell’ottobre 2017 hanno portato ad uno spin off dell’indagine principale sui fatti post-Spezia.

Si tratta della vecchia storia della cessione di Gianluca Mancini ed Alessandro Santopadre – figlio del Presidente – all’Atalanta, per cui già il Perugia Calcio era stato deferito dalla giustizia sportiva e poi scagionato.

Gli organi di stampa ci rivelano che le fattispecie su cui starebbe indagando la Procura sono diverse: dal falso in bilancio, alla truffa ai danni della Fiorentina.

Con cui – è bene ricordare – su sollecitazione della Federazione, il Perugia Calcio ha trovato un accordo e chiuso la questione.

Anche qui attendiamo gli sviluppi e sia stato effettivamente commesso uno o più reati, lo scopriremo all’esito delle indagini e l’eventuale successivo processo.

Certo è che se così fosse – al netto dell’indipendenza della giustizia ordinaria – vi sarebbe lo stesso un grave cortocircuito giudiziario in una fattispecie che la giustizia sportiva non ha ritenuto illecita, quando quella ordinaria sta indagando…

La Giustizia farà il suo corso, ma ciò che realmente a noi importa è quali ripercussioni possano avere questi vicende con l’attuale campionato del Perugia su cui tutti noi abbiamo grandi speranze.

Spero ed auspico che la squadra riesca a pensare esclusivamente al campo e rimanere impermeabile a fatti che non centrano nulla col calcio giocato.

Avv. Gian Luca Laurenzi