C’era una volta il fortino “Curi”

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Il caso speaker arriva anche alla
 

“C’era una volta il fortino”. No signori, non è il titolo di un film western del grande Sergio Leone, anche se potrebbe esserlo tranquillamente, il fortino in questione è il “Renato Curi”, da sempre punto di forza del Perugia, grazie alla fondamentale spinta di uno dei pubblici più caldi e numerosi d’Italia, almeno in rapporto alla grandezza della città, indipendentemente dalla categoria di appartenenza. Dalla A alla D le squadre che sono transitate a Pian di Massiano hanno sempre riconosciuto come sia difficile portar via punti da questo catino infuocato, dove negli anni il pubblico ha sempre trascinato la squadra e, al contempo, il gioco offensivo della squadra, a parte rare eccezioni, ha trascinato il pubblico, in una sorta di simbiosi collettiva di emozioni ed entusiasmo. Purtroppo in questa stagione il “Curi” sta perdendo questa sua caratteristica, di certo non per colpa dei tifosi, sempre caldi e numerosi sugli spalti, anche se bisogna sottolineare come, rispetto allo scorso anno, ne manchino all’appello oltre millecinquecento a partita, per un totale che, compresi gli abbonati, si avvicina alle trentamila presenze in meno, ma soprattutto per l’assenza di un gioco propositivo e vincente che la squadra allenata da Bisoli non riesce quasi mai a proporre tra le mura amiche. Che le peculiarità di questo allenatore non fossero adatte ad attuare un gioco spettacolare lo si sapeva bene già in estate, quando, a sorpresa, era stato scelto da una società che si era invece sempre spesa a favore di un tipo di atteggiamento tattico completamente all’opposto dal suo, ma, si affermava, adatte ad un gioco redditizio sicuramente. Ed invece, purtroppo, i numeri sono eloquenti ed impietosi e raccontano di un Perugia che, su diciassette partite casalinghe, ne è riuscite a vincere solo sette, alcune delle quali, quelle con Lanciano, Modena, Latina e Ternana, con prestazioni insoddisfacenti sul piano del gioco, lasciando sul campo ben ventiquattro punti su cinquantuno, con una classifica delle gare interne penalizzante che vede i grifoni al tredicesimo posto a pari punti con Ascoli e Trapani, addirittura dietro a squadre come Modena e Lanciano, prossimo agguerrito avversario dei grifoni al “Biondi”, classifica ancor più amplificata in negativo dall’aver disputato una partita in più in casa rispetto a quasi tutte le avversarie, addirittura due in più rispetto ad Avellino, Crotone e Ternana, con quest’ultima che segue i grifoni a soli tre punti. Se poi andiamo a leggere la graduatoria delle reti segnate in casa ci accorgiamo che i grifoni sono addirittura quartultimi, con soli diciotto gol segnati, davanti solo a Modena, diciassette e le due ultime della classifica generale, il Vicenza, quindici e il fanalino di coda Como, tredici. Senza scomodare i Camplone, i Battistini e i Colantuono, sono numeri negativi mai realizzati negli ultimi campionati dal Perugia anche sotto la guida dei vari Patania-Stringara, Benedetti-Cari, Cuccureddu-Matrecano, Sarri-Pagliari e Pagliari-Buzzi-Zaffaroni. Per trovare degli “score”peggiori in casa occorre tornare al tribolato campionato di A conclusosi con la retrocessione con Cosmi e al campionato di A 1999-2000, guarda un po’ quello col mentore di Bisoli, Carletto Mazzone, in panchina, stagione ricordata negativamente per il gioco espresso dalla squadra, nonostante la “perla” del successo contro la Juventus dell’ultima giornata che fece perdere lo scudetto ai bianconeri, anche in molti di coloro che quest’anno si ostinano nella difesa del tecnico di Porretta Terme e, comunque, parliamo sempre di campionati di Serie A. E meno male per la classifica generale che in trasferta le cose vanno meglio, il Perugia è sesto con diciassette punti conquistati con una partita in meno, a dimostrazione che il gioco, “antico” e speculativo, di Bisoli, fuori casa funziona meglio, al di là delle tanto sbandierate assenze, visto che a Crotone e a Cagliari, in casa delle due regine del campionato, sono arrivati sei punti fondamentali nonostante le defezioni, mentre si sono perdute partite, Como e Ascoli fuori, Vicenza e Novara in casa, dove i titolari c’erano quasi tutti. La partita con la Salernitana non ha fatto eccezione al cammino interno del Perugia, gioco offensivo latitante nonostante il vantaggio quasi immediato con l’unico tiro effettuato nello specchio della porta, gli altri due, di Ardemagni e Zapata nel finale sono finiti fuori, ma stavolta, a differenza delle ultime brutte prestazioni casalinghe con Latina e Ternana, nelle quali con soli tre tiri in porta in totale si era riusciti a portare a casa sei punti, è arrivato il meritato quanto penalizzante pari dei campani, a dimostrazione che senza un gioco offensivo efficace puoi vincere qualche partita ma, alla lunga, ne paghi le conseguenze. Una vittoria contro la squadra di Menichini avrebbe avvicinato i grifoni alla zona play-off, visti i concomitanti pareggi di Entella e Brescia, distanti ora non più cinque ma sei punti, in virtù dell’eventuale classifica avulsa con queste due squadre e il Pescara che, al momento, premierebbe liguri ed abruzzesi. Ora, come accennato, arriva l’insidiosa trasferta di Lanciano, contro la formazione più in forma del campionato, quella che, da quando è arrivato sulla panchina frentana “il carneade vincente” Primo Maragliulo, ha collezionato diciannove punti su ventiquattro ed è primo nella parziale classifica delle ultime otto giornate. Fortunatamente contro i grifoni, anche in Abruzzo alle prese con le numerose assenze, non ci saranno i due giocatori più importanti di questa clamorosa rinascita rossonera, il portierino Cragno, arrivato in prestito a gennaio dal Cagliari e il gioiellino, figlio d’arte, Di Francesco, tra l’altro squalificato, entrambi convocati con la Nazionale Under 21.

Danilo Tedeschini