Dalla Calabria un punto e qualche ‘sprazzo di luce’

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Dalla Calabria un punto e qualche ‘sprazzo di luce’. Il punto contro il Cosenza ha permesso al Perugia di rompere il digiuno e di guarda al futuro con maggiore ottimismo. “Ora però non si può più sbagliare”

 

Inizio col dire che tutto sommato il punto “calabrese” è d’oro…magari oro-oro forse no, ma sicuramente è di un metallo nobile.

Innanzitutto perché smuove un po’ la classifica – inchiodata a 4 punti per quasi un mese – e tiene a distanza la zona “rosa” dei playout.

In secondo luogo, perché – per quanto possa essere debole questo Cosenza (ed indubbiamente lo è) – mai sottovalutare i campi del Mezzogiorno.

E soprattutto mai sottovalutare l’orgoglio e la fierezza dei Calabresi, quando giocano davanti al proprio pubblico.

In terzo luogo, perché la terza sconfitta consecutiva avrebbe aperto diversi scenari, facendo balenare davanti agli occhi di tutti noi alcune parole impronunciabili: “crisi”, “esonero”, ecc.

Parole che già qualche tifoso impaziente e qualche commentatore particolarmente critico, vanno pronunciando da tempo.

Parole – per ora – allontanate.

Certo, per quasi un’ora è sembrato di assistere ad una partita tra due compagini di categorie minori, rispetto alla B: due “squadrette”.

Non un tiro in porta da entrambe le parti, fino al gol dei calabresi.

Estrema confusione, errori continui, senza un’idea precisa, uno schema degno di questo nome.

Entrambe le difese in confusione, ma – nonostante questo – attacchi sterili che non sembravano poterne approfittare.

Sembrava per l’ennesima partita di essere rimasti al Perugia molliccio del playoff col Venezia, ma con protagonisti diversi in campo.

Poi l’ennesimo erroraccio della nostra difesa ha dato l’occasione alla “vecchia volpe” Maniero – lasciato solo soletto sul secondo palo (la diagonale, cavolo!!!)  – di approfittarne e portare il Cosenza sul momentaneo vantaggio.

Anche i “gioielli” di questo Grifo – Moscati, Verre, Vido e Melchiorri – apparivano sterili e disorientati.

Il solo Melchiorri ha mostrato uno sprazzo della classe di cui è dotato, con stop e girata al volo, stampatasi sulla traversa.

Né il momentaneo svantaggio, né il riposo e l’indottrinamento che i nostri avranno sicuramente subito nello spogliatoio, è servito a dare quel necessario scrollone alla squadra, che sembrava avviarsi tristemente verso la terza sconfitta.

Ma, per nostra fortuna, nel buio calabrese si sono visti alcuni sprazzi di luce.

Gli innesti di Kingsley e Terrani per Moscati e Mazzocchi, ma soprattutto il passaggio del modulo dal 3-5-2 al 4-3-3 (o meglio 4-3-1-2), ha cambiato la partita dei Grifoni.

Verre – dalla sbiadita copia del giocatore che conoscevamo – è tornato (quasi) quello dei “bei tempi”, dettando il gioco del Grifo.

Gli stessi Vido e Melchiorri, sono apparsi rinvigoriti dal nuovo modulo, tant’è che nel pareggio di Kingsley, entrambi hanno partecipato all’azione, con Vido che ha fatto uno stop di petto a seguire di classe cristallina.

Certo la reazione del Perugia non è stata irresistibile e si è arrivati al pareggio, anche grazie ad un fisiologico calo fisico dell’avversario.

Ma si sono visti molti spunti buoni su cui lavorare.

Una riflessione particolare la merita “Marchino” Moscati.

Trovo che sia del tutto ingeneroso criticarlo aspramente per le prestazioni (indubbiamente) insufficienti di questo inizio campionato.

E trovo che sia quanto mai meschino ricordare che – da quando ha lasciato il Grifo – abbia giocato con squadre sempre retrocesse.

E ciò non perché ancora goda del merito di essere l’artefice della nostra promozione in B.

Ma semplicemente, perché sappiamo bene quali siano le sue qualità – ancora inespresse – e che lui sia un calciatore che parte sempre piano, crescendo progressivamente nel corso della stagione.

Ma soprattutto perché il modulo utilizzato fin ora, come ha palesemente mortificato Verre e l’attacco, probabilmente mortifica anche le sue caratteristiche.

Diamogli fiducia e vediamolo impiegato meglio.

É chiaro che c’è ancora molto da lavorare.

E, soprattutto, sul modulo, dato che il “dogma” della difesa a 3 – allo stato – sembra essere inefficace e dannoso.

Che Nesta dimostri da allenatore lo stesso coraggio che aveva in campo.

Che osi, praticando anche alternative tattiche forse non “gradite” alla Società, ma che lui ritiene più adatte alla Rosa che ha a disposizione.

Ha ragione, inoltre, chi evidenzia i limiti di questa rosa, soprattutto nella mancanza di un play-maker di centrocampo.

Ma io continuo ad essere fiducioso che questo Gruppo non sia niente male.

E che con un diverso modulo, l’attuale “brutto anatroccolo” potrebbe anche diventare “cigno”.

Questo Perugia ha un notevole tasso tecnico e grandi potenzialità – per ora – inespresse.

Ha, quindi, grossi ed indubbi margini di miglioramento.

Tanto lavoro c’è da fare anche sulla psicologia e sulle motivazioni del Gruppo.

Abbiamo visto che col Palermo, subito il primo gol, la squadra è “morta”; col Carpi, sbagliato il rigore, la squadra è lo stesso “morta”.

Far capire ai ragazzi che nulla è perduto nel subire un gol ed andare sotto, ovvero nel fallire una chiara occasione da gol.

Pensare strettamente al presente: giocarsi al meglio ogni azione, senza pensare a quella passata, agli errori fatti, alle occasioni fallite.

Resettare sempre la mente.

E semmai ripensare al Brescia – quando giocandosela fino in fondo – si è pareggiato al 94mo.

A noi tifosi piacerebbe tanto per una volta un Grifo “schiacciasassi” ed “ammazza campionato”.

Ma non siamo così ingenui e sprovveduti da aspettarcelo da questo Gruppo e non ci è indispensabile.

Con concretezza e senso della realtà, quindi, quest’annoci è sufficiente un Grifo che sappia soffrire, che se la giochi sempre, che non si arrenda e non molli mai.

Ora, dopo il turno casalingo con l’abbordabilissimo Venezia, da cui dobbiamo riportare il bottino pieno, abbiamo due trasferte “di ferro”: a Salerno e Verona, prima di ritornare al Curi col Padova.

Non si può più sbagliare.

Avv. Gian Luca Laurenzi