… E continuiamo a sperare nella prossima gara

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… E continuiamo a sperare nella prossima gara. Il Perugia di Nesta non convince e il tecnico di questo passo rischia di non vedere i “baracconi”. Basta invocare Cosmi

 

Prima della disamina della sconfitta casalinga infrasettimanale con il Carpi – anche per sbollentirmi e non infarcire l’articolo di imprecazioni – vogliofare una brevissima riflessione sugli abbonamenti.

Ma non in particolare sulla Campagna 2018/19 del Perugia, ma più in generale sulle presenze nel Calcio.

Scorrendo a campione i dati di altre squadre di B –aldi là di eccezioni particolari – sipuò notare che il trend generale degli abbonamenti è più o meno in calo, rispetto agli anni precedenti.

Se quindi, per Perugia possono valere tutta una serie di motivazioni già sviscerate in passato (andamento altalenante della squadra; rapporti difficili della tifoseria con la Società; pigrizia e/o estrema facilità dei Perugini a disamorarsi; Stadio scomodo e vecchio; difficoltà economiche delle famiglie; ecc.).

Non penso che tali motivazioni possano valere (o almeno non tutte) per altre realtà.

Io penso, invece, che al palese progressivo deterioramento del sistema-calcio, corrisponda un corrispondente generalizzato calo delle presenze negli stadi.

Al di là delle eccezioni – che si dice “confermino la regola” – tipo CR7 alla Juventus (società che appare sempre più distante dal calcio italiano) da alcuni anni il nostro Calcio è precipitato nel baratro e sembra incapace di rialzarsi.

Il Movimento non produce più talenti autoctoni e ne soffrono le Nazionali, tant’è che dopo 70 anni non ci siamo qualificati al Mondiale russo.

Ogni estate è un vero e proprio “bollettino di guerra” tra Società fallite, irregolarità fiscali, fideiussioni non valide, ecc.

Non c’è più alcuna certezza che i verdetti delle varie classifiche determinino i partecipanti ai successivi campionati.

Non è più il campo di gioco che determina le sorti delle squadre, ma sono gli istituti di credito, gli organi di giustizia sportiva ed i TAR.

Ormai l’estate, anche negli organi di stampa, non è più il calcio-mercato a dominare, ma le notizie su fideiussioni, processi, sanzioni, iscrizioni ai campionati, ecc.

Ciclicamente, poi, quasi ogni stagione, emerge uno scandalo-scommesse.

Il “Palazzo” – nonpiù giocatori e tecnici – èdiventato protagonista assoluto del Calcio italiano, arrivando ad assurdità tipo la sanzione recentemente irrogata al Benevento, perché i suoi tifosi lanciavano areoplanini di carta in campo, sfiorando il quarto uomo (sic).

Sì, avete capito bene: dei “pericolosissimi” areoplanini di carta…

Fino ad arrivare al “teatrino dell’assurdo” che ancora in B stiamo vivendo, con un torneo a 19 squadre, una che riposa ogni turno.

Cosa che potrebbe essere stravolta nei prossimi giorni, con qualche ripescaggio (1? 2? 3?), con rivoluzione dei calendari a campionato già abbondantemente iniziato.

La Lega di B, la FIGC ed il CONI hanno combinato un pastrocchiosenza precedenti.

E tutto il mondo– oltre a riderci dietro per tantissime cose (politica, economia, industria) – ora ci ride dietro anche per il Calcio.

Dove fino a pochi anni fa (almeno lì)eravamo l’eccellenza, una potenza assoluta che “zittiva” tutti.

Al di là di tutte le possibili motivazioni, quindi, ci può stare che tanti si siano disamorati del Calcio, che vogliano evitare la barzelletta che è diventato, che si appassionino ad altri sport, rimasti più seri, più sani, più aderenti ai valori dello Sport.

Sicuramente il Movimento deve fare un serio esame di coscienza al suo interno.

Ma – soprattutto – è arrivato il momento che il Governo attenzioni il Movimento e faccia una completa, generale ed efficace riforma a tutti i livelli: dagli organi di governo, alla giustizia sportiva, alle regole, alle società sportive.

Perché il Calcio non è solo il gioco più bello del mondo.

Ma soprattutto perché è ancora il movimento sportivo più importante, che fa traino (anche e soprattutto finanziariamente) ad altri sport più “poveri”, dove l’Italia eccelle.

Lo sport italiano non può fare a meno del Calcio.

Venendo alla partita di martedì sera – se si omettono i doverosi “moccoli” –poco c’è da dire.

É verissimo che questa squadra è in ritardo di circa 1 mese e ½ sulle altre, è verissimo (oltre che palese) che serve più tempo (anche se non ce ne abbiamo così tanto).

É vero che al netto della sconfitta, qualche timido sprazzo di luce (pochino, per la verità) martedì sera s’è visto.

Qualche fraseggio in più, anche se il primo tiro in porta l’abbiamo fatto dopo 20’ abbondanti ed anche se – almeno per ora – questa squadra non riesce a fare una ripartenza degna di questo nome.

É vero che ci può stare di sbagliare un rigore (abbiamo esempi ben più “illustri” di Moscati).

E per amore del Grifo possiamo trovare tanti altri alibi.

Ma è altrettanto vero che se Nesta vuole creare il Gruppo, dare loro la fiducia in sé stessi, non può scendere in campo con il Carpi di Castori – che anche mio figlio di 5 anni sa che gioca in 11 dietro la linea della palla, con un catenaccio che fa impallidire quelli di Rocco e Trapattoni – con un modulo ad una sola punta, bello coperto.

Se per primo ha paura lui, come può pretendere 11 leoni in campo ed un Gruppo motivato?

E qualcuno spieghi al “maggico” Nesta (il quale se lo dovrebbe ben ricordare quand’era in attività) che al Curi il Grifo non deve mai avere paura.

Poi mi piacerebbe sapere se nello Statuto dell’Associazione Calcistica Perugia Calcio s.r.l. c’è che la difesa debba essere inderogabilmente a 3 e non ci possano essere alternative…

Ma in definitiva: abbiamo chiesto di azzerare tutto dopo lo scorso anno?

Siamo stati accontentati, ma questi sono gli effetti collaterali: 4 punti in 5 gare (compreso il turno di riposo), 2 sconfitte consecutive e tanta pazienza, proprio perché siamo ripartiti da zero.

Purtroppo (per Nesta & Co.), però, la piazza perugina ha esaurito la pazienza negli scorsi anni, fin dall’annata di Bisoli.

É meglio, quindi, che dia una sonora svegliata alla squadra, sennò temo che non arriverà a vedere i Baracconi.

E la si finisca di invocare Cosmi.

Cosmi e Santopadre nella stessa Società sono incompatibili.

Punto.

Avv. Gian Luca Laurenzi