Giù il cappello davanti al “Bucchi Profeta”

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Voi tutti vedete queste carenze in difesa solamente come un problema. Io dico che sono un’opportunità. Dovremo essere bravi a costringerli a fare una partita totalmente diversa da quella che pensano di fare”.

 

Parole e musica di Cristian Bucchi alla vigilia di Avellino-Perugia. Non c’è dubbio che la tranquillità e quel pizzico di spavalderia del tecnico perugino nel giorno in cui il Perugia si accingeva ad affrontare una trasferta delicata senza i due centrali difensivi titolari Volta e Belmonte e senza le due uniche alternative, Monaco e Mancini, oltre ad uno dei centrocampisti migliori, Brighi, avevano spiazzato quasi tutti. Ed invece al “Partenio-Lombardi” il tecnico dei grifoni, obbligato a fare di necessità virtù, ha compiuto il suo capolavoro, inventandosi una difesa a tre composta da un diciannovenne debuttante nel calcio professionistico, Dossena e da due difensori di fascia, abituati più ad offendere che a difendere, come capitan Del Prete e Di Chiara, con due cagnacci a protezione davanti come i centrocampisti Acampora e Gnahorè, anche loro non titolari, perfetti nel rubare palla e far ripartire l’azione. E gli effetti sono stati quello che lo “sfrontato” Bucchi aveva auspicato alla vigilia, con il temuto ex Ardemagni che non ha mai visto boccia, come l’altro attaccante Verde e il subentrato Castaldo. Il resto l’hanno fatto uno scatenato Di Carmine ed un imprendibile Mustacchio, il primo autore di una fantastica tripletta, l’altro autentica spina nel fianco della difesa irpina, sfornando assist a ripetizione. E alla fine è venuto fuori un ridondante zero a cinque che esalta ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, le grandi capacità del tecnico biancorosso, ingiustamente criticato pubblicamente dal presidente solo sette giorni fa a Ferrara quando, sul terreno di una Spal lanciatissima verso la vetta, il Perugia aveva giocato come ad Avellino, dominando la gara per oltre un’ora, senza però riuscire a concretizzare in gol la grande mole di lavoro svolta, in primis perché la difesa spallina non è certo quella squinternata avellinese, in secundis perché Di Carmine aveva fallito nei pimi minuti, al contrario di Avellino, la grande occasione che poteva indirizzare la gara di Ferrara nei binari giusto come invece accaduto al “Partenio-Lombardi”.  D’altro canto se c’è una cosa che non è mai mancata quest’anno a questa squadra è la buona e spesso piacevole organizzazione di gioco, penalizzata in termini di punti solo dalla poca prolificità di quell’attacco che sembra essersi finalmente sbloccato ad Avellino. Per avere la conferma occorrerà la controprova nelle prossime gare perché se Di  Carmine è arrivato in doppia cifra bisogna sottolineare che, praticamente la metà dei gol, cinque, li ha realizzati nelle due gare contro l’Avellino, la cui difesa non è certo apparsa impenetrabile, sia all’andata che al ritorno. A proposiito degli irpini c’è da rimarcare che la notizia dei sette punti di penalizzazione richiesti dal P.M. arrivata proprio a venti ore dalla gara con i grifoni, potrebbe aver pesato in negativo sulle teste dei giocatori di mister Novellino ed anche per questo, prima di sbilanciarsi sulla guarigione dell’attacco biancorosso, occorerà la controprova, a cominciare dalla seconda trasferta consecutiva di Cittadella di sabato, uno scontro diretto, importantissimo. Al momento non sappiamo ancora se il Cittadella che i grifoni andranno ad affrontare, sarà davanti, dietro o alla pari del Perugia, visto che i veneti giocheranno il posticipo di domani sera a casa del Frosinone, ma quel che è certo è che attualmente la classifica avulsa con il Bari e il Novara  penalizza il Perugia che, nonostante il roboante successo di Avellino, è attualmente settimo (lo sarà anche in caso di sconfitta o di pareggio del Cittadella, ottavo in quel caso sarebbe il Bari), o addirittura ottavo se l veneti dovessero malauguratamente espugnare il “Matusa”.

Danilo Tedeschini