Grifo: la semina c’è, ma il raccolto inizia a preoccupare

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Il Benevento conquista il Paradiso, Grifo e Livorno all'Inferno. I ragazzi di Bucchi si candidano come
 

A Chiavari, ridente cittadina costiera affacciata sul mar ligure, la stagione balneare è ancora in corso, gli ombrelloni sono ancora aperti e le belle fanciulle, stese al sole sulla spiaggia, deliziano tuttora gli sguardi ammirati, sia dei giovani indigeni che degli ultimi turisti, compresi qualcuno d’oltralpe. E  poco lontano dalla spiaggia, nello stadio che costeggia il fiume Entella che dà il nome alla squadra locale, il Perugia si è ancora una volta fatto ammirare per la qualità del suo gioco dagli spettatori presenti, indigeni e non, oltre che da quelli sistemati davanti al televisore ma, ancora una volta, non solo ha dovuto rinviare l’appuntamento con la vittoria. E’ addirittura dovuto uscire a mani vuote dal terreno in sintetico di Chiavari, dopo aver affrontato un avversario volenteroso ma non certo trascendentale. La seconda battuta d’arresto in sole cinque gare fa precipitare i grifoni al penultimo posto, con soli tre punti e meno male che l’ex Ardemagni ha clamorosamente calciato a lato il rigore del possibile vantaggio dell’Avellino contro la capolista Cittadella (che poi ha vinto) altrimenti staremmo a parlare di un Perugia clamorosamente fanalino di coda, anche se in folta compagnia. E’ chiaro, siamo solo alla quinta giornata e c’è tutto il tempo per poter rimediare, ma non si può non sottolineare come, per ritrovare un avvio di campionato senza l’ombra di una vittoria e con soli tre punti in carniere, si debba fare un salto all’indietro di moltissimi anni, addirittura tredici, a quel Perugia, allenato per l’ultima volta da Cosmi, poi retrocesso, ma che militava pur sempre in Serie A. E’ evidente che il giocar bene non basta e che la classifica per muoversi ha bisogno di punti ma gettare la croce adesso sull’allenatore, a nostro parere, sarebbe un clamoroso autogol. Quando si è preso Bucchi si sapeva bene che avrebbe giocato con una linea difensiva più alta e che conseguentemente un giocatore come Volta, perfetto con una difesa arroccata come quella di Bisoli, sarebbe andato in sofferenza sui contropiedi o contro avversari agili e veloci. Lo stesso Rosati, che continua a non uscire sui corner, non appare più il portiere sicuro dello scorso anno (probabilmente influisce anche l’essersi privati, dopo tanti anni, dell’ottimo preparatore dei portieri Bonaiuti). Non è poi colpa di Bucchi se in rosa manca uno stoccatore in grado di finalizzare le numerose occasioni, che il suo gioco piacevole crea e le sole quattro reti totali realizzate finora in cinque gare stanno lì a dimostrarlo. Al tecnico si potrebbe solo rimproverare di aver forse esagerato nel turn-over. Ma se la rosa della squadra è competitiva in tutti gli elementi, come sostiene la società, il turn-over non avrebbe dovuto creare problemi. Le carenze che hanno penalizzato il Grifo a Chiavari sono sempre quelle che lo penalizzano dall’inizio del torneo e non dipendono affatto dal turn-over perché questa squadra ha un gioco piacevole a prescindere dagli interpreti che vanno in campo ma ha delle evidenti carenze strutturali che ne condizionano il rendimento e, soprattutto, la classifica: la mancanza di un bomber da almeno sedici gol, quella  di un difensore titolare rapido, adatto a giocare al centro di una difesa alta (in questo senso Mancini potrebbe rivelarsi l’uomo giusto) e quella di un elemento carismatico che sappia aiutare i giovani, ma anche gli altri compagni nella gestione della gara, soprattutto nei momenti di difficoltà, il Comotto dell’anno della promozione in B, tanto per intenderci. Non vorremmo, insomma, che alla fine, a fare le spese di questi errori di costruzione della rosa, commessi ancora una volta dalla società nel mercato estivo, debba essere un tecnico giovane e preparato come Cristian Bucchi.

Danilo Tedeschini