Grifo: testa bassa e pedalare

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Cremonese: peggior avversario da affrontare. La squadra di Bisoli meglio in trasferta che in casa. Occhio all'alto tasso tecnico dei lombardi, agli ex e alla bestia nera Piccolo 

Grifo: testa bassa e pedalare. A Cremona il gioco migliora, non il trend. Inaccettibile però l’atteggiamento di alcuni grifoni al momento della sostituzione

 

Nel deprimente trend di questi ultimi tempi – già evidenziato le settimane scorse – stavolta s’inserisce un elemento di novità.

Elemento che – sotto certi versi – può farci essere moderatamente ottimisti, in questa spasmodica ricerca della “luce” che ormai stiamo facendo dall’inizio di questo torneo cadetto.

E ciò nonostante il risultato di domenica sia in linea con il trend (vittoria-pareggio-sconfitta) che ormai dalla fine di settembre segna il cammino del Grifo.

Trend trimestrale consistente in una buona prova, intervallata da almeno due pessime prove e tanta confusione, che ci consegna una classifica avulsa con un Perugia con soli 12 punti, in 11 gare, con una media da play out.

Quando nelle prime 5 gare avevamo incassato ben 11 punti, con una media punti/partita più del doppio delle successive 11.

Ed è proprio grazie al “tesoretto” delle prime gare, che rimaniamo agganciati – seppur all’ultimo posto – alla zona play off a 5 punti dalla promozione diretta.

Se, quindi, sotto il profilo dei risultati, siamo perfettamente – e purtroppo – in linea con il nostro trend dell’ultimo periodo, l’elemento di novità è che la gara di Cremona ha visto un Perugia leggermente migliore, più organizzato e con qualche idea in più delle ultime gare.

Grifo che ha complessivamente disputato una buona gara.

In buona sostanza stavolta una sconfitta, ma non una disfatta.

Da quello che abbiamo visto in campo e dalle statistiche, infatti, il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto.

E non voglio recriminare sul gol del momentaneo vantaggio dei lombardi, viziato da un macroscopico fuorigioco, dato che appena la settimana precedente il Grifo ha usufruito a sua volta di un errore arbitrale, dato che il gol di mano di Falasco contro il Cosenza è stato convalidato.

Errori arbitrali che – alla fine – si equivalgono, avendoci consegnato la settimana scorsa un punto immeritato ed avendocene tolto domenica uno meritato.

Ma in realtà non si può recriminare per una sconfitta – seppur in una gara ben giocata – a casa della corazzata Cremonese, una delle migliori rose di questa B.

Come non si possono recriminare le sconfitte con Benevento ed Empoli.

Tali risultati ci possono stare tutti!

Quello che – invece – lascia tanto amaro in bocca sono i punti casalinghi persi con Juve Stabia, Ascoli, Cittadella e Cosenza.

Gare che ci hanno portato solo 3 punti, invece che gli almeno 10 che avremmo potuto conquistare in quelle gare.

Punti che ci avrebbero oggi collocato al secondo posto in solitaria.

E si possono anche recriminare un paio di pareggi esterni (es. Spezia e Salernitana) con vittorie tranquillamente alla nostra portata, interpretando in maniera diversa quelle partite.

Ed invece dobbiamo essere anche contenti di quei 2 pareggi afferrati per i capelli.

In via generale, non si può sperare di fare l’impresa e prendere i 3 punti a Crotone (partita vinta grazie a tanta fortuna e prodezze di Vicario) e poi pareggiare in casa col Cosenza, rischiando pure di perdere.

Così non si va da nessuna parte.

Il miglior Grifo dei primi anni 2000, provava a prendere punti con le grandi (Juve, Milan, Inter, Fiorentina, Roma e Lazio), a volte facendo l’impresa, ma spesso no.

Non steccava mai, però, con le “piccole”: Atalanta, Udinese, Verona, Venezia, Brescia, ecc.

E soprattutto mai al Curi.

Speriamo solo che l’unico aspetto positivo della sconfitta di Cremona, sopra evidenziato, si confermi già dalla prossima gara casalinga con l’Entella e sia l’inizio di una definitiva inversione di tendenza.

Certo, se il gioco visto a Cremona potrebbe indurci – se confermato nelle prossime gare – ad un moderato ottimismo, altre cose, invece ci possono creare preoccupazione, viste anche esperienze passate.

Mi riferisco all’atteggiamento di Falzerano e di Di Chiara al momento delle rispettive sostituzioni.

Da una parte il disappunto di un giocatore nell’essere sostituito può essere inteso positivamente per la voglia di giocare, di contribuire alla causa comune.

Ma dall’altra la reazione scomposta di Falzerano – con una evidente parolaccia mentre usciva – e quella altrettanto scomposta di Di Chiara che ha gettato stizzosamente la maglietta in panchina, sono eccessive.

Due bravissimi ragazzi e due ottimi calciatori, che, però, dovrebbero capire – insieme a tutti i loro compagni – che non hanno ancora vinto nulla.

Che la loro carriera è tutta da costruire e che dipende solo da loro se alla fine della loro carriera, i rispettivi almanacchi comprenderanno “solo” presenze, gol e squadre, ovvero anche trofei vinti e promozioni conseguite.

E ciò non si raggiunge con la rabbia, con reazioni istintive e contestando, ma con il sacrificio, con la dedizione, accettando anche decisioni che non si condividono, per il bene comune.

Per il bene dello spogliatoio.

Quindi (non solo loro, ma tutti): poche chiacchiere, testa bassa e pedalare.

Avv. Gian Luca Laurenzi