“Il Peccato Originale”

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La triade
 

“Ecco, la musica è finita, gli amici se ne vanno, che inutile serata, amore mio, ho aspettato a lungo per vederti ma non è servito a niente”. L’adagio di un vecchio successo della grande Ornella Vanoni sembra riflettere in pieno lo stato d’animo dei diciassettemila tifosi del Perugia che, insieme ai milleseicento del Benevento, hanno affollato fiduciosi e festosi ieri sera le scalee del “Renato Curi”, per poi abbandonarli con tanta delusione dopo il fischio finale di Abisso, che stavolta non è stato, suo malgrado, il portafortuna dei grifoni, come avvenuto in quell’indimenticabile 4 Maggio del 2014, quando diresse Perugia-Frosinone, la partita che regalò l’unica storica promozione del quinquennio di presidenza solitaria di Santopadre.

Sì, la delusione è tanta, rafforzata dall’illusione alimentata la sera prima dall’incredibile vittoria del Carpi al “Matusa” in doppia inferiorità numerica che regalava alla vincente della semifinale tra grifoni e stregoni la grande opportunità di giocare la finale col vantaggio della seconda partita in casa e, soprattutto, della promozione in A a parità di risultati e di differenza reti. Un’occasione irripetibile, purtroppo sfumata perché anche queste due partite contro la squadra di Baroni hanno riproposto i pregi e i difetti di questa squadra, che, comunque, va ringraziata in toto per aver compiuto un vero miracolo riuscendo ad arrivare ad un impensabile quarto posto finale.

E bisogna ringraziare soprattutto il suo giovane grande nocchiero, mister Cristian Bucchi che, al suo debutto in Serie B, ha saputo pilotare bene la rosa che la società gli ha messo a disposizione e al quale perdoniamo sicuramente le dichiarazioni in puro stile bisoliano rilasciate ieri dopo la gara perché dettate dall’amarezza del momento. Senza un vero centravanti di ruolo, senza un regista di peso in mezzo al campo, il giovane Ricci si è dimostrato ancora un po’ acerbo per questa categoria, Bucchi ha fatto veramente i salti mortali, riuscendo oltretutto a plasmare un gioco piacevole alla squadra, riportando il pubblico allo stadio che aveva abbandonato in parte il “Curi” dopo l’annata deludente e inguardabile di Bisoli. Purtroppo queste carenze strutturali, soprattutto quelle offensive, sono il peccato originale di questa rosa e i ben ventuno pareggi su quarantaquattro partite, praticamente il cinquanta per cento e le sole otto vittorie casalinghe su ventidue gare, appena il 36 %, ne sono l’ampia dimostrazione. Peccato originale che è stato un po’ la costante dei tre anni di Serie B dei grifoni, se si escludono i quattro mesi e mezzo del girone di ritorno del campionato di Camplone, nel quale il mister pescarese, con Falcinelli  ed Ardemagni in avanti, fece ben trentasette punti, al contrario del girone d’andata dove in avanti, insieme al “Falcio”, c’erano le “bufale” Perea e Rabusic.

E l’anno scorso il povero Ardemagni, partito Falcinelli, era da solo, solitudine accentuata dal modulo bisoliano che vedeva il resto della squadra cinquanta metri più indietro. Né l’arrivo a Gennaio di un Bianchi ormai in declino migliorò la situazione. Non è un caso che l’unica promozione sia arrivata nell’anno in cui, almeno per la categoria, il Perugia aveva due attaccanti di peso come Eusepi e, soprattutto, come Fabio Mazzeo, autentico trascinatore di quella formazione e, tra l’altro, ultimo specialista, avvistato dalle parti del “Curi”, dei calci di punizione che, da tre anni a questa parte, sembrano diventati solo una sorta di inutile perdita di tempo per il Perugia. Complimenti, infine al Benevento e ai suoi tifosi, degni e corretti avversari, che hanno dimostrato sul campo con le sette occasioni da rete create e sugli spalti con il loro tifo incessante e corretto, al pari di quello altrettanto incessante e corretto dei diciassettemila supporrtes biancorossi, di meritare questa finale. D’altro canto sul campo i sanniti erano arrivati quarti e solo il punto di penalizzazione li aveva relegati al quinto per i peggiori scontri diretti nei confronti dei grifoni, scontri diretti che, nei play-off, hanno invece avuto, purtroppo, un esito completamente diverso.

Ora il campionato del Perugia va in archivio e si dovrà iniziare a programmare la nuova stagione. Non sarà facile trattenere Bucchi che ha forti estimatori sia in A (Sassuolo), che in B, (Bari). Non dovesse rimanere, cosa che non ci auguriamo, potrebbe arrivare mister Vivarini, ma la speranza, comunque, è che la società, al di là di chi sarà il tecnico della prossima stagione,  si tolga finalmente di dosso questo peccato originale, ingaggiando finalmente una o due punte forti, di categoria, magari di proprietà ed un regista altrettanto valido. C’è un tesoretto cospicuo ( i soldi delle cessioni di Zebllì e Drolè che, come detto dal presidente sarebbero arrivati solo a Giugno) da utilizzare per poter programmare un campionato di vertice con tutti i crismi, fermo restando che resta la sensazione amara di aver buttato al vento quest’anno un’occasione irripetibile, alla luce della modesta qualità di questo campionato.