Il Perugia non può accontentarsi del “punticino”

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I vecchi saggi dell’epopea “pallonara” dei due punti per la vittoria affermavano che l’importante è muovere la classifica quando non si può vincere. Un concetto simile a quanto espresso dal nostro mister Bisoli nell’immediato dopo gara di Perugia-Spezia quando ha affermato che, comunque, con il punticino conquistato si era accorciato su quelle davanti, Entella, Avellino e Brescia, nonché sul Bari. Tutto vero, peccato che quello con lo Spezia fosse un’importante gara contro una concorrente da vincere, sia nell’ottica degli scontri diretti con i liguri, che ora ci vedono penalizzati in caso di arrivo in parità, sia per cominciare ad accorciare sulla terza, il Pescara, per non rischiare quei quindici punti di distacco a fine campionato che decreterebbero l’esclusione dagli spareggi, a prescindere dalla posizione in classifica. Ed invece è arrivato il quinto zero a zero casalingo, il quinto su tredici partite giocate al “Curi”, il terzo su quattro partite giocate in casa in superiorità numerica, unica eccezione positiva la vittoria contro il Livorno dell’allora sciagurata gestione Mutti, a dimostrazione che le difficoltà della squadra a sviluppare un gioco offensivo efficace, soprattutto quando le altre squadre sono costrette a chiudersi a riccio per l’inferiorità numerica, rimane evidentissima, al di là degli attaccanti schierati, che siano Ardemagni o Bianchi, Aguirre o Di Carmine, Parigini o Drole. Se poi, come successo contro lo Spezia, si fanno colpevolmente passare quasi venti minuti della ripresa per cambiare il 3-5-2 con il 4-3-3, togliendo Rossi, un difensore, per Ardemagni, visto che lo spezzino espulso, Pulzetti, è un attaccante, si butta al vento una porzione di gara che poteva essere utile per provare a scardinare la munita difesa della squadra di Di Carlo. Sono stati infatti proprio i venti minuti dal ventesimo al quarantesimo della ripresa, quando il Perugia con il 4-3-3 è riuscito finalmente ad effettuare un “forcing” offensivo adeguato, i migliori della gara dei grifoni, guidati da un Aguirre ispirato, anche se le conclusioni dell’ex udinese e del subentrato Ardemagni non hanno avuto fortuna. C’è poi da capire perché Bisoli, invece di togliere un Molina letteralmente attaccato alla bombola ad ossigeno nell’ultimo quarto d’ora, sostituendolo con Zebli, abbia preferito far uscire dal campo un positivo Prcic per fare entrare Rizzo. Il risultato è stato che un Grifo stanco, negli ultimissimi minuti di gara ha dovuto allentare notevolmente la pressione concedendo campo agli spezzini in dieci e lì solo il solito, monumentale Rosati, con due grandi interventi, straordinario quello sul ravvicinatissimo tiro di Migliore, ha evitato una sconfitta che sarebbe stata immeritata quanto devastante. Le responsabilità del tecnico di Porretta Terme per questa mancata vittoria, a nostro parere, non finiscono qui perché l’aver schierato un Guberti ancora malconcio e subito in difficoltà fisiche (Aguirre ha iniziato a scaldarsi dopo soli cinque minuti di gioco), lasciandolo in campo spettatore non pagante per altri trenta prima di sostituirlo con l’attaccante uruguagio, oltre a bruciare troppo presto una sostituzione, ha reso praticamente evanescente l’attacco biancorosso nella prima frazione di gara, con un Bianchi, attaccante da area di rigore, lasciato solo soletto in avanti, spesso costretto a girare il campo lontano dagli ultimi sedici metri in cerca di “spizzate” di testa facendo a sportellate con i difensori liguri. Ma questo è un film, purtroppo già visto nel girone d’andata con protagonista, suo malgrado, Ardemagni. Le condizioni fisiche di Guberti pongono poi un altro interrogativo, questa volta per la società. Ma era il caso di far interrompere anzitempo l’attività a capitan Comotto per tenere in lista un giocatore bravo, ma la cui lunghissima assenza dal calcio giocato evidentemente pesa anche sul piano fisico, utile, ce lo auguriamo di cuore, solo per una quindicina di partite?

Danilo Tedeschini