Una rondine non fa primavera, ma…

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Una rondine non fa primavera, ma … La vittoria di Carpi ha riportato un po’ di serenità, che non basta però per dimenticare il periodo nero. Servono ancora 37 punti per la salvezza

 

37.

Questi sono i punti che oggi ci separano dai 55 per essere salvi.

Dopo la sbronza delle prime giornate che ci aveva montato la testa – sogno da cui siamo stati bruscamente svegliati da Brescia in poi – il nostro mantra deve essere solo questo: arrivare quanto prima a 55 punti.

Non pensare a quello che ci potrebbe essere oltre i 55 e fare velocemente ‘sti benedetti 37 punti che ci mancano.

Ce ne sono ancora 84 in palio, quindi ce ne servono meno della metà.

Solo arrivati a 55 punti potremo pensare a quello che ci potrebbe essere dopo.

Incassiamo questo Grifo che – dopo ben 52 giorni – torna alla vittoria.

E tralasciamo ogni possibile valutazione su quale potrebbe essere il motivo di giocatori che – “apparentemente” solo grazie al ritiro di Roccaporena – sembrano lontani parenti di quelli visti in laguna solo 7 giorni fa.

Cerchiamo di vedere solo gli aspetti positivi che ci ha lasciato il 15mo turno, ben consapevoli che “una rondine non fa primavera”.

Che dopo 5 sconfitte consecutive – 6 con quella di Venezia – ci vorranno altrettante vittorie per “azzerare” il tutto.

Il primo aspetto positivo è che la “rinascita” è coincisa proprio con il Carpi al Curi.

Lo stesso Carpi che l’anno scorso – con un catenaccio e contropiede anni ’60, picchiando come fabbri – aveva riportato da Pian di Massiano un rotondo 0-2, nonostante avessimo giocato di gran lunga meglio degli emiliani.

Sconfitta amara, quanto immeritata, vendicata dalla “manita” rifilata agli emiliani sabato.

Certo che il Carpi ci ha messo molto di suo, ma abbiamo visto che la B di quest’anno – quantomeno fin ora – è così: squadre che giocano partite favolose ed il turno successivo crollano miseramente.

Anche per questo la classifica è così corta: il Grifo è a soli 8 punti dalla vetta, ma a soli 2 dalla zona play-out e 3 dalla retrocessione diretta.

In secondo luogo è apparso chiaro a tutti – e speriamo anche a Breda – che il modulo di questo Perugia debba essere il 4-3-1-2.

Questa rosa – fermo restando il modulo – fornisce a Breda grandi alternative, ma vi devono essere alcuni punti fermi.

Non si può prescindere, infatti, da alcuni giocatori; altri devono essere fatti girare; mentre altri devono essere impiegati esclusivamente in caso di emergenze.

Personalmente uno come Brighi – il quale alla “tenera” età di 36 anni ogni partita sputa l’anima in campo – lo farei giocare anche infortunato.

Come Di Carmine che si sta dimostrando sempre di più attaccante di razza, potendo giocare indifferentemente quale prima e seconda punta.

E vedo difficile – se sono in forma – tenere fuori Han, Colombatto, Belmonte, Bonaiuto e Volta.

Mi piacerebbe, inoltre, che sia dato più spazio a Dossena, ma la stagione è ancora lunga.

In ogni caso spero che siano terminati gli esperimenti e s’inizi a fare sul serio, dato che abbiamo fame di punti.

Non possiamo – anche quest’anno – “donare” il girone d’andata e giocarci tutto in quello di ritorno…

Altra nota positiva è la grande maturità dimostrata dai Gruppi della Nord.

Dopo il punto più basso raggiunto negli ultimi anni tra il Perugia ed i suoi tifosi con la contestazione post Spezia, i rapporti sono rimasti tesi.

Il primo segnale di maturità ed amore dei Gruppi per la Maglia è stato quello di non fischiare, ma sostenere comunque il Grifo, omettendo, però, qualsiasi acclamazione ai singoli.

Purtroppo il Perugia ha continuato a perdere ed è arrivato Breda, su cui la piazza aveva riserve.

Dopo timidi segnali di ripresa a Cremona, la squadra sembrava risprofondata nei patemi dell’“ottobre nero”.

La pessima prova casalinga con l’Avellino di Mister “Monzon” e la disfatta di Venezia – condita da una prova disastrosa, davanti a ben 500 supporter arrivati in laguna – potevano far paventare ulteriori azioni di protesta.

Anche in settimana l’aria era pesante.

Che ci si aspettava qualcosa dai Gruppi l’avevamo tutti capito dall’insolito spiegamento di forze di sabato, non giustificato dai tifosi avversari (infatti i Carpigiani erano poche unità).

Ed invece i “freghi” della Nord hanno dato l’ennesima prova di maturità, non solo tifando incessantemente il Grifo per tutta la partita (e non è una novità), ma senza la benché minima intemperanza/contestazione, prima, durante e dopo la gara.

Tutto è andato liscio.

Non spetta al sottoscritto analizzare le dinamiche dei Gruppi, né – tantomeno – dare giudizi sulla gestione dell’ordine pubblico, ma una cosa mi sento di poterla affermare con forza.

Quando vediamo in giro per l’Italia Gruppi di Ultrà con massicce infiltrazioni criminali, per cui il tifo diventa un’attività strumentale e non più primaria, mi sento di tenerci ben stretti i nostri, i quali esistono solo e soltanto per amore del Grifo.

E Gruppi che hanno dimostrato una così grande maturità, meriterebbero la riapertura di canali di dialogo, perché parlarsi è sempre ed in ogni caso preferibile al muro contro muro.

È giunto il momento della Pace, di ricucire i rapporti.

Basta muri.

Voglio concludere con l’unica nota negativa che ho potuto notare sabato: il Curi ha tifato poco.

E stavolta non solo la Tribuna, storicamente “moscia”, dove siamo veramente in pochissimi a cantare l’Inno ed i cori della Curva, ma sabato anche ampi settori della stessa Nord.

Mi fa male vedere che pochi metri sopra la balaustra e fuori dalle macchie di colori dei Gruppi non si cantavano i cori.

Vedere gran parte della Curva in silenzio ed i soli Gruppi che incitano il Grifo è doloroso.

Mi fa male pensare che altre piazze con meno blasone di Perugia vedano interi stadi cantare per tutti i 90’ i cori dei Gruppi.

Quando una volta noi TUTTI sugli spalti eravamo il dodicesimo Grifone.

Il Perugia ha bisogno di tutti noi.

Ha bisogno di tutta la Curva, ma anche della Tribuna e della Gradinata.

Sempre forza Grifo.

Avv. Gian Luca Laurenzi