La partita vista dal tifoso: Brescia-Perugia

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I tifosi annunciano:
 

Cosa dire della trasferta di Brescia? Potremmo stare ore ed ore a rammaricarci per quello che poteva essere ed invece non è stato, per una vittoria “trampolino” che si è tramutata nella terza beffa atroce dopo una grande prestazione, di 3 punti che sarebbero serviti per aumentare l’autostima in vista del derby e che invece sono svaniti all’ultimo soffio in maniera rocambolesca. Lo stato d’animo del tifoso biancorosso ora è un misto di rabbia, tristezza, rammarico e voglia di pronta rivincita nonostante il “misfatto”. Ma procediamo per gradi.

Un caldo bestiale Ore 15 di sabato 10 settembre, stadio “Rigamonti” di Brescia: buona presenza dei tifosi locali, circa un centinaio di perugini al seguito della squadra di Bucchi e un caldo torrido. Si, a dispetto dei temporali in Puglia ed in altre zone centro-settentrionali d’Italia, a Brescia, ai piedi delle Alpi, la temperatura non favorisce certo la prestazione dei giocatori e pure quella canora di entrambe le tifoserie che comunque si sono fatte sentire. Subito dopo il fischio d’inizio c’è il sussulto di Bianchi ad animare i cuori biancorossi presenti e non, ma il gol tanto invocato per il numero nove non arriva.

Fine primo tempo Il tanto temuto Brescia, in fondo, sotto la spinta del settore ospiti e di un Bucchi che nonostante la grande eleganza nel vestirsi (bisogna dirlo) sbraccia, urla e non le manda a dire ai suoi, sembra essere poca cosa: il Perugia c’è, ma potrebbe fare di più. La prima frazione termina senza reti. Nel capoluogo umbro c’è un detto che recita “ci manca sempre un soldo per fare una lira”: le giocate ci sono, la grinta e il temperamento pure, ma manca la finalizzazione, la classica stoccata finale per gridare al gol.

Entra un ragazzino e si sblocca la partita 63esimo minuto: esce uno spento Zapata per far posto ad un quasi sconosciuto (per i più) giovane all’esordio tra i professionisti: è il momento di Di Nolfo, uno di quei giovani della Primavera di cui si parla bene ma che alla fine, nella maggior parte dei casi, rimangono confinati alla panchina. Bucchi non si fa scrupoli e lo butta nella mischia. Negli occhi dei tifosi del Grifo c’è subito voglia di vederlo all’opera nella speranza di trovare un nuovo “gioiello” dopo le felici scoperte di Zebli e Drolè; e in effetti il giovane Di Nolfo mostra qualche tocco intelligente con disinvoltura e senza paura. Il Grifo aumenta i ritmi, c’è tutto un popolo dietro che vuole assolutamente la vittoria ed il gol arriva: a un quarto d’ora dal termine Brighi azzecca il tiro della domenica (o forse in questo caso meglio dire sabato) e trova la grande rete da buona distanza. Gioia incontenibile nel settore ospiti, gli sforzi della squadra di Bucchi vengono finalmente premiati. La reazione immediata del Brescia è quasi inconsistente e nella mente del tifoso inizia a palesarsi la classica “voce della coscienza” che gli suggerisce: “Dai è la volta buona! Basta crederci ed i tre punti arrivano”. Mai convinzione fu più funesta. Siamo nati per “tribblà”, e questo il perugino D.O.C lo sa bene; ancora c’è da soffrire fino alla fine. Come sempre, quando si è in vantaggio, il cronometro sembra bloccarsi.

L’atroce beffa Le coronarie dei sostenitori biancorossi vengono messe a dura prova nei minuti di recupero. Il Brescia butta palle sporche in mezzo all’area, ma il Grifo resiste. Calcio d’angolo al 93esimo: mischia furibonda stile rugby in mezzo all’area perugina e palla che alla fine finisce ancora in corner. Sofferenza infinita. Palla ancora in mezzo, confusione, portiere avversario che lanciatosi in avanti la tocca per Torregrossa e… non è possibile. Quello che è successo lo sappiamo tutti, il pareggio del Brescia e il conseguente fischio finale (proprio come lo scorso anno) sono l’ennesimo epilogo di un’altra occasione sciupata per fare il salto di qualità. Meglio non riportare le frasi che escono dalla bocca dei tifosi presenti al “Rigamonti” e di quelli che hanno seguito i biancorossi dalla Tv e procediamo ad una morale.

Morale Il calcio, come la vita, sa essere spesso “bastardo”: quando si crede di essere arrivati alla tanto sognata meta accade quell’episodio funesto e assolutamente inaspettato che ci riporta alla nostra realtà di comuni mortali fatta troppo spesso di frustrazione, rabbia e senso di insoddisfazione. Ma è il momento di guardare avanti e rialzare la testa: c’è un derby da giocare, ma un derby non si gioca, si (deve) vincere!

Nicolò Brillo