La partita vista dal tifoso: Perugia-Ascoli

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Quando c’è da fare il salto di qualità o quando c’è da passare il cosiddetto “esame di maturità”, è lì che il Perugia cade e lo fa rovinosamente, calpestando ancora una volta i sentimenti dei propri tifosi tra le mura casalinghe. Brutto dirlo, ma credo che corrisponda alla verità: quest’anno, nel “Curi”, sono passate già troppe squadre, ma soprattutto non si respira più quel clima di spensieratezza ed entusiasmo che si sentiva ad inizio stagione.

La voglia di rivalsa Dopo la felicità pasquale per la bella vittoria maturata a Lanciano, finalmente si torna a giocare in casa contro una formazione sempre scomoda, ma comunque abbordabile, l’Ascoli. All’andata, al “Del Duca”, un gol di Cacia ed un’ opaca prestazione dei biancorossi aveva amaramente deluso le aspettative dei tifosi, quasi mille in quell’occasione; c’è voglia di riscatto, c’è voglia di mostrare sugli spalti e nel campo un qualcosa che potesse essere più di una semplice vittoria, ma un preludio per rincorrere la porta d’accesso per la massima serie, ovvero i play-off.

Primi 40’ minuti C’è un clima primaverile, un prato verde, un pallone e tanta sete di divertimento da parte della Nord. I primi 40’ minuti sono di marca perugina, ma il problema è sempre quello: tanti passaggi, poche idee e occasioni da gol col contagocce. Sembra un film già visto, con l’Ascoli pronto a sfruttare la minima disattenzione dei giocatori in maglia biancorossa. E la disattenzione arriva proprio a pochi minuti dalla fine del primo tempo.

Colpo al cuore Rosati, proprio quel portiere che fino ad una settimana fa tutti avevano osannato e che comunque rimane sempre una certezza, sbaglia un’uscita fuori area di rigore, colpendo il pallone con la testa, consegnandolo cosi tra le gambe di Jantko, che con un destro al volo centra la porta totalmente sguarnita. Brutto da dirsi, ma da quel momento c’è una situazione di appiattimento generale, sia da parte della squadra che da parte della Nord.

La seconda mazzata L’intervallo è spazio solo per polemiche ed isterismi. Perché finché si perde in trasferta è un conto, ma l’incubo di vedersi calpestare per la quinta volta in stagione nella propria “casa” è un altro. Riparte la seconda frazione, ma è solo uno spettacolo avvilente, anzi non si intravede nemmeno una reazione di orgoglio. Il secondo gol dell’Ascoli da parte di Addae su cross dalla sinistra, è la goccia che fa traboccare il vaso. Partono i primi fischi, perché qualcuno si è veramente stufato; altri “perseverano” e continuano a cantare e a sostenere la squadra. Ma sul campo le occasioni non ci sono, se non qualcosa con Fabinho e con Volta, e cosi, non arriva nemmeno il gol della bandiera. Termina tristemente la partita che doveva essere la festa di quel ritrovato entusiasmo utile per ricompattarsi e tornare a recitare un ruolo da protagonisti nel campionato cadetto. Alcuni dicono che “ci può stare”, altri vanno giù pesante.

“Il calcio che vorrei” Se il buon Vasco Rossi cantava “il mondo che vorrei”, beh consentitecelo, ci viene da pensare “il calcio che vorremmo” e non parliamo di tattiche o di moduli, ma di atteggiamenti in campo e tra i gradoni che sono davvero inaccettabili ed inconcepibili. La squadra ha perso e non stiamo certo qui a commentare il perché o il come, perché le scelte tecniche e le varie situazioni che hanno limitato la rosa di mister Bisoli non sono di competenza di questa rubrica. Davvero brutto vedere scene di “tensione” fra persone della stessa fede: gente che disapprova e contesta la squadra in maniera colorita ma pur sempre civile e nel rispetto delle regole, viene presa di mira da altre persone della stessa fazione che la vedono diversamente. In gradinata si scatena pure un parapiglia. Non si può tacere davanti a certe cose e fare finta di niente: come pretendiamo di riempire gli stadi italiani se proprio noi tifosi siamo spesso i primi a dare l’esempio sbagliato? Poi vengono tutti i polveroni che riguardano l’ennesima “caporetto” da parte del Perugia nel catino del Renato Curi, ma questo fa anche parte del gioco. Ripartiamo anche dalle tante iniziative fatte ad inizio partita con i bambini di una società affiliata o all’intervallo con dei ragazzi portatori di handicap differenti, che si sono divertiti nel fare qualche tiro sulle porte dello stadio di Pian di Massiano.  Il tifoso sa bene che fortunatamente il pericolo retrocessione è ormai un vecchio spettro, ma sa anche che questo potrebbe con grande probabilità essere un campionato anonimo, anche se sarebbe contento di sbagliarsi e di essere smentito dai ragazzi di Bisoli già dalla prossima partita.

Nicolò Brillo