Le partite storiche del Grifo: Torino – Perugia 5-6 d.c.r.

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Le partite storiche del Grifo: Torino - Perugia 5-6 d.c.r.. Riviviamo l'indimenticabile spareggio di Reggio Emilia, origine del secondo e lungo ciclo
foto: Wikipedia

Le partite storiche del Grifo: Torino – Perugia 5-6 d.c.r.. Riviviamo l’indimenticabile spareggio di Reggio Emilia, origine del secondo e lungo ciclo “gaucciano” in Serie A

 

Questa nostra breve rassegna sulle partite storiche del Perugia non poteva concludersi se non con lo spareggio di Reggio Emilia col Torino del 1998, del quale, il prossimo 21 Giugno, proprio quando il Perugia dovrebbe debuttare ad Ascoli nella prosecuzione del campionato di B, ricorrerà il ventiduesimo anniversario.

I grifoni, due campionati prima, avevano trionfalmente raggiunto la promozione nella massima Serie al termine di una cavalcata emozionante, iniziata da quando, dopo una decina di gare, sulla panchina biancorossa era arrivato Giovanni Galeone, subentrato a mister Giannattasio, tecnico della Primavera che aveva sostituito per tre partite l’esonerato Walter Novellino.

Con Galeone il Grifo cambiò subito marcia e con una serie di grandi prestazioni sul piano del gioco, oltre che sul piano del risultato, che esaltarono la torcida perugina, riuscì a rimontare la classifica e se pur con un po’ di legittimo fiatone nelle ultime gare, il Grifo coronò il sogno Serie A, riagganciata dopo quindici anni, grazie ad un rocambolesco tre a due nell’ultima partita, in un “Curi” gremito da quasi trentamila persone.

Il gioco spettacolare della squadra di mister Galeone si confermò anche in Serie A, anche se il divario tecnico con gli squadroni era evidente e la classifica del Perugia non era del tutto tranquilla, ma a pesare sul devastante esonero del Profeta, arrivato alla quattordicesima giornata col Perugia in quel momento salvo, più che la classifica furono i dissapori con la società, in particolare con il figlio Alessandro e col d.s. Pieroni.

Al posto di Galeone arrivò Scala e la scelta, che sembrava di prestigio, si rivelò deleteria, con la squadra che non digerì mai il passaggio dallo spettacolare 4-3-3 galeoniano all’utilitaristico 5-3-2 dell’ex tecnico del Parma, anche perché i giocatori scelti in estate erano adatti al modulo di Galeone.

La sconfitta di Piacenza sotto il diluvio sancì l’amara retrocessione che, probabilmente, senza l’esonero di Galeone, non sarebbe mai avvenuta.

La stagione seguente, che negli obiettivi della società doveva segnare l’immediato ritorno in Serie A fu costellata da alti e bassi.

Liquidato Scala, per la panchina si puntò su Attilio Perotti ma il tecnico genovese, dopo un buon avvio, si perse nelle difficoltà di gestione di uno spogliatoio non facile e, dopo otto gare si dimise, venendo sostituito da Albertino Bigon, dopo che Galeone, chiamato da un pentito Gaucci, aveva rifiutato il clamoroso ritorno sulla panchina biancorossa.

Ma il tecnico veneto, che otto anni prima aveva vinto lo scudetto col Napoli, non fece meglio del suo predecessore ed ecco che all’inizio del girone di ritorno Gaucci esonerò Bigon per richiamare Perotti.

Il Perugia, però, anche nel Perotti 2, continuava a non decollare, stazionando lontano dalle prime quattro posizioni che avrebbero garantito la promozione in Serie A e, allora, ad otto giornate dalla fine, Gaucci esonerò Perotti giocandosi la carta Castagner, l’allenatore del Perugia dei Miracoli degli anni 70 e che con Gaucci aveva riportato in B i grifoni nel 1994.

Il quarto posto, l’ultimo utile per la promozione, occupato dal Torino, era distante sei lunghezze ma Castagner compì il miracolo e dopo aver battuto i granata nello scontro diretto del “Curi” a poche giornate dal termine, lo apparigliò al quarto posto, parità durata fino al termine del torneo.

Per la promozione serviva uno spareggio in campo neutro e la sede prescelta fu lo stadio “Giglio” di Reggio Emilia, oggi “Mapei Stadium”.

In un pomeriggio torrido, davanti a ventimila tifosi assetati di liquidi e di vittoria, granata e biancorossi dettero vita ad una partita tutt’altro che bella sul piano del gioco ma tiratissima ed equilibrata, oltre che delicatissima sul piano nervoso.

E proprio il nervosismo tirò subito un brutto tiro al torinista Tricarico che, dopo soli otto minuti, rimediò un “rosso” diretto, per un fallo a gioco fermo su Materazzi.

L’inaspettata superiorità numerica, invece di favorire i grifoni, però, sembrava condizionarli negativamente, con la squadra che appariva bloccata e poco pericolosa, mentre i granata, schiumanti di rabbia, risultavano più insidiosi in un paio di circostanze con l’ex al veleno Ferrante. Ma ad un quarto d’ora dal termine un pallone scodellato in area da Colonnello, veniva agganciato perfettamente di destro da Tovalieri che, portata la sfera sul piede preferito, sferrava il “morso del Cobra”, la sua prerogativa, infilando di sinistro Bucci.

Il boato dei novemila tifosi perugini fece tremare il “Giglio”. Uno a zero ad un quarto d’ora dal termine con un uomo in più, sembrava fatta.

Ed invece l’ex al veleno Ferrante, dopo soli quattro minuti, approfittava di una dormita della difesa e infilava di giustezza Pagotto con un colpo di testa.

L’uno a uno durò fino al termine dei novanta minuti e i supplementari, con le due squadre stanche, furono solo un inutile corollario.

A decidere chi, tra Torino e Perugia, sarebbe stata la quarta squadra promossa in Serie A, insieme a Salernitana, Venezia e Cagliari, toccava alla crudele lotteria dei calci di rigore.

Il primo a presentarsi sul dischetto fu il torinista Ferrante che segnò con un tiro violento e centrale. Ma Bernardini pareggiò subito i conti con un tiro chirurgico all’angolino.

Nuovo vantaggio granata con Lentini e immediato pareggio grifone con Rapajc.

Il terzo rigore granata fu trasformato da Cravero, alla sua ultima gara della carriera e l’ennesimo riequilibrio della tenzone fu opera del rigore di Materazzi.

Al quarto rigore, quello calciato da Dorigo, l’equilibrio si spezzò. Il tiro del giocatore britannico si stampò sul palo e la successiva trasformazione di Colonnello portò in vantaggio i grifoni.

Carparelli pareggiò momentaneamente la contesa rinviando tutto all’ultimo rigore del Perugia, quello della possibile vittoria, affidato a Tovalieri.

Il “cobra”, con un esecuzione perfetta, mise la palla nell’angolino alla destra di Bucci, proprio sotto la curva perugina, con i tifosi che saltavano, si abbracciavano, piangevano.

Il Perugia era di nuovo in Serie A.

Castagner, che saltando di gioia dopo il rigore decisivo di Tovalieri si ruppe il tendine d’Achille, aveva compiuto l’ennesimo miracolo, centrando la terza promozione col Perugia, la seconda in Serie A.

E da quella vittoria iniziò il secondo lungo ciclo, quello della gestione Gaucci, del Perugia nella massima serie, durato sei stagioni consecutive come il primo, quello del Perugia dei Miracoli del presidentissimo Franco D’Attoma, in mezzo il tredicesimo, quello sfortunato di Galeone e Scala sempre con Gaucci.

Altri tempi, altri, giocatori, altri presidenti, purtroppo.

TORINO – PERUGIA 5-6 d.c.r. (1-1 d.t.s) (1-1) (0-0)

TORINO (4-4-2): Bucci, Fattori, Bonomi, Maltagliati, Dorigo, Tricarico, Ficcadenti (13′ pt suppl. Cravero), Nunziata (4′st suppl. Carparelli), Foglia (1′st Mercuri), Ferrante, Lentini. A disp.: Casazza, Pusceddu, Alessi, Semioli. All.: Reja

PERUGIA (4-3-3): Pagotto, Grossi (44′ st Cottini), Matrecano, Materazzi, Colonnello, Cucciari (15′st Lombardo), Manicone, Olive, Rapajc, Guidoni (10′ st Bernardini), Tovalieri. A disp.: Docabo, Russo, Traversa, Rutzittu. All.: Castagner

ARBITRO: Graziano Cesari di Genova

RETI: 30′ st Tovalieri (Pg), 34′ st Ferrante (To)

RIGORI: Ferrante (To) segnato, Bernardini (Pg) segnato, Lentini (To) segnato, Rapajc (Pg) segnato, Cravero (To) segnato, Materazzi (Pg) segnato, Dorigo (To) palo, Colonnello (Pg) segnato, Carparelli (To) segnato, Tovalieri (Pg) segnato.

NOTE: Espulso: 8′ Tricarico (To). Ammoniti: Bucci (To), Bonomi (To), Nunziata (To), Lentini (To), Foglia (To), Mercuri (To), Materazzi (Pg), Manicone (Pg), Olive (Pg), Cottini (Pg). Spettatori: 20.000

Danilo Tedeschini