Palmerini è il nuovo presidente del Comitato Regionale Umbro

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foto: Eccellenzacalcio.it
 

Giuseppe Palmerini è il nuovo presidente del Cru. L’assemblea elettiva del 5 giugno, alla quale hanno partecipato ben 125 società del panorama calcistico umbro, ha dato il via ad una nuova era per il calcio regionale. Palmerini, unico candidato e già consigliere all’interno del comitato (oltre che ex dirigente della Pontevecchio), succede così al dimissionario Luigi Repace. Queste le prime parole da numero uno del pallone umbro di Giuseppe Palmerini.

“In questo giorno di festa dico che avrei voluto essere ovunque tranne che quì. Spero di essere all’altezza della fiducia e del sostegno che mi è stato dato. Aggiungo che non avevo dubbi sulla vicinanza da parte di tutte le società verso Luigi Repace e Valerio Branda: a loro sono state rivolte accuse a dir poco assurde e infamanti, ma entrambi avranno modo di dimostrare la verità dei fatti.”

L’elezione del nuovo presidente non ha però riguardato il Consiglio direttivo, pienamente confermato, con gli otto consiglieri (Salvatore Avola, Carlo Emili, Aulo Gellio Fiorucci, Enzo Graziani, Giampiero Micciani, Danilo Paciotti, Claudio Tomassucci e Virgilio Ubaldi) che rimarranno regolarmente in carica fino alla naturale conclusione del mandato prevista per il 2020. Durante l’assemblea, Pescari, presidente del Madonna del Latte San Secondo, ha fortemente richiesto l’approvazione di una mozione per l’allontanamento dei due dipendenti del Cru che hanno mosso le accuse che hanno portato alle dimissioni di Luigi Repace e del segretario Valerio Branda. Tale mozione, approvata, è stata giustificata dal numero uno della società castellana con queste parole:

“Ho la sensazione che ci sia un tentativo di derubricare 17 anni di storia del calcio umbro ad un singolo episodio più o meno criminale. Repace e chi ci ha guidato fin’ora hanno il loro carattere, ma pensare che possano essere stati dirigenti che dalla loro carica abbiano tratto benefici personali è un’offesa non solo nei loro confronti, ma anche nostri.”

Nicolò Brillo