Pordenone solo la punta dell’iceberg: le responsabilità ancora una volta a monte

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Pordenone solo la punta dell’iceberg: le responsabilità ancora una volta a monte. Società e tecnico tra i maggiori imputati. Il Perugia solo una discreta squadra, non una corazzata da A

 

La storia narra che il drammatico affondamento del Titanic, il più grande transatlantico dell’epoca, fu determinato dal devastante impatto della fiancata della nave contro un grosso iceberg.

Ma studi e ricerche approfondite, col passare degli anni, stabilirono che l’impatto con l’iceberg fu soltanto la causa scatenante e che, a monte, furono tutta una serie di errori e di responsabilità, (dai materiali usati per la fabbricazione agli errori del comandante che non dette peso ai ripetuti allarmi iceberg giunti via radio alla nave) a provocarne l’affondamento.

E allo stesso modo il devastante impatto con l’iceberg Pordenone è stata solo la causa finale della colata a picco della corazzata Perugia nel limaccioso “Friuli”.

Anche qui le vere cause sono da ricercare attentamente ed è innegabile, come spesso avevamo rimarcato, che i segnali che il Perugia stesse navigando da quasi due mesi ad una velocità di crociera troppo bassa, soltanto tredici punti nelle ultime dieci gare disputate prima dello scempio di Udine, fossero evidenti.

Le cause non possono non tirare in ballo tutte le componenti, dalla società, al tecnico, ai giocatori, anche se le responsabilità di questi ultimi, a nostro parere, sono limitate.

Evidentemente il Perugia non è quella corazzata in grado di puntare alla promozione diretta in Serie A e, per quanto ci compete, in sede di presentazione del campionato avevamo sempre sottolineato come per poter puntare alla promozione diretta questa squadra avesse bisogno di un centrocampista fisico in più, oltre a Kouan, quest’ultimo partito addirittura riserva e poi messo ko per due mesi da un infortunio.

Ma la società preferì prendere Balic, giocatore tecnicamente valido ma anch’esso leggerino, che ha deluso notevolmente, sia quando è stato impiegato come a Udine nel suo ruolo, sia quando ha giocato da mezzala, ruolo che non gli appartiene.

E il centrocampo biancorosso formato da troppi giocatori fisicamente leggeri, oltre a perdere la maggior parte dei contrasti, va spesso in barca in fase di non possesso, mettendo in ulteriore difficoltà il reparto difensivo. Poi esiste il problema dell’attacco.

Tutti, a cominciare da noi, avevamo plaudito all’arrivo in chiusura di mercato di Falcinelli, evidentemente sottovalutando la flessione di rendimento e il poco minutaggio avuto dall’attaccante nelle ultime due stagioni.

E i numeri e le prestazioni tutt’altro che esaltanti ci parlano impietosamente di un Falcinelli ancora a secco dopo oltre un terzo di campionato.

Non ha fatto certamente meglio Melchiorri, un solo gol all’attivo e lo stesso Iemmello, non abbiamo difficoltà a ripeterlo, a dispetto del suo attuale titolo di capocannoniere, determinato soprattutto dall’essere l’implacabile rigorista della squadra, ha segnato su azione quattro gol in tredici gare, una media che a fine campionato vedrebbe posizionare l’ex foggiano a quota undici riguardo i gol su azione, quota rispettabile ma non certamente entusiasmante visto che i primi cinque cannonieri della scorsa stagione segnarono, al netto dei rigori, diciotto gol Donnarumma, diciassette gol La Mantia, quindici Mancuso e Coda e undici (il migliore per partite giocate) Moncini, sbarcato però a Cittadella solo a Gennaio.

Infine, per quanto concene la difesa, l’alto rendimento di Gyomber, che sta riscattando quello opaco della stagione scorsa e, soprattutto di Vicario, stanno parzialmente rimediando alle evidenti carenze di organico dovute all’infortunio di Angella e al mancato utilizzo di Rodin, mai entrato nei radar dal tecnico.

Ma Gyomber e Vicario non sono bastati ad evitare le quattro sconfitte in tredici gare, troppe e soprattutto, le diciassette reti subite che fanno della retroguardia biancorossa la seconda più battuta tra le prime quindici squadre della classifica.

Anche in questo caso le responsabilità della società sono evidenti perchè una squadra che vuole andare in Serie A direttamente non puo’ permettersi di puntare su un giocatore reduce da tre gravi infortuni nelle ultime tre stagioni, che lo hanno costretto a giocare in totale soltanto ventisette partite o su una giovane “scommessa” proveniente dal trentasettesimo campionato del mondo, quello della Bosnia.

Evidentemente, quindi, la corazzata non è una corazzata ma solo una buona squadra che con un buon nocchiero alla guida può puntare, magari, ad un quarto posto sfruttando lo scarso livello della B di quest’anno.

E qui, a proposito di nocchiero, arriviamo alle grandi responasabilità di Oddo, tecnico che non è mai riuscito a dare una continuità di gioco, che ha cambiato sempre le formazioni e troppo spesso modulo, dando la sensazione di essere sempre poco sereno e in confusione.

Ha spesso sbagliato la formazione iniziale e altrettanto spesso le sostituzioni anche se gli vanno riconosciute alcune attenuanti derivanti delle carenze della rosa a disposizione.

Ma anche riguardo la scelta dell’allenatore le responsabilità della società sono evidenti perchè con la disfatta del “Friuli”, arrivata tra l’altro subito dopo il deleterio botta e risposta Goretti-Oddo, andato incautamente in scena proprio alla vigilia dello scempio di Udine, Oddo ha totalizzato la QUARANTESIMA sconfitta personale sul campo (l’unica vittoria in A alla guida del Pescara, quella di Sassuolo, arrivò infatti solo a tavolino) nelle sue ultime sue sessantasei partite delle ultime quattro stagioni, quelle alla guida di Pescara e Udinese in Serie A e quelle a Crotone e Perugia in Serie B.

E allora ci domandiamo: perchè Santopadre e Goretti per raggiungere il più volte sbandierato obiettivo della Serie A, hanno puntato in estate su di un allenatore che, dopo il bello ma episodico esordio di Pescara, nelle ultime tre stagioni, su cinquantatre partite alla guida di tre squadre diverse aveva totalizzato il modestissimo “score” di solo sei vittorie, l’11,3%, undici pareggi, il 20,7% e ben trentasei sconfitte, il 68%?

A nostro modesto parere è proprio da questi errori fatti dalla società nell’allestimento della rosa e nella scelta del tecnico che vanno ricercate le cause dell’attuale, poco soddisfacente, sesto posto dei grifoni che, con il completamento delle gare del tredicesimo turno, potrebbe, purtroppo, addirittura peggiorare.

Danilo Tedeschini