Quelli del Perugia sono numeri da “brividi”

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Sette punti in altrettante partite, tredicesimo posto in graduatoria, in condominio con Modena ed Entella, un solo punto sopra la zona play-out e due sopra la retrocessione diretta, quattrocentocinquantadue minuti senza segnare lo straccio di un gol, quarto zero a zero, terzo consecutivo, su sette gare, il peggiore attacco della cadetteria con sole tre reti all’attivo, due delle quali rifilate alla peggiore difesa del campionato, quella del Como con quattordici rete subite, nell’unica gara vittoriosa, ottenuta nell’ormai lontanissima prima giornata. Sono i numeri negativi del Perugia, di positivo ci sono solo i tre gol al passivo che fanno della difesa del Grifo la meno battuta del torneo, numeri da brivido che fotografano perfettamente questo primo sesto di campionato della formazione di Bisoli, dopo l’ennesimo pareggio a reti bianche, stavolta al “Curi”, contro l’Entella. Di chi le colpe di questa situazione? In minima parte dei giocatori che, sotto il profilo dell’impegno, sia negli allenamenti settimanali che in partita non lesinano energie, in buona parte della società e del tecnico. Basta leggere la lista dei giocatori presenti in panchina contro i liguri per rendersi conto, se ce ne fosse vieppiù bisogno, di come la “corazzata” sbandierata, più o meno sinceramente, dal presidente a fine mercato non sia altro che una squadra dalla rosa molto incompleta, soprattutto nei ricambi, rosa che entra in piena emergenza non appena vengono a mancare alcuni elementi, come fisiologicamente accade un po’ a tutte durante il torneo (l’Entella, ad esempio, ieri era priva di quattro pedine fondamentali come Fazzi, Sestu, Jadid e Iacoponi). Non aver preso un altro centrocampista ed un centravanti ha privato il tecnico di quelle alternative necessarie per far decollare la formazione biancorossa, ben sistemata dal tecnico di Porretta nella fase difensiva, da sempre il suo cavallo di battaglia. L’infortunio di Ardemagni non fa che mettere il dito sulla piaga di una situazione già di per sé complicatissima. E poi c’è il discorso del solito cambiamento. Ogni anno la formazione precedente viene smantellata e, quest’anno, l’avvicendamento è toccato anche al tecnico. Non è un caso che Avellino e Perugia, le uniche due formazioni che hanno partecipato ai play-off dello scorso anno, compreso il Livorno che li sfiorò, che hanno cambiato guida tecnica, siano anche le sole a trovarsi con una classifica deludente, addirittura deficitaria nel caso degli irpini. Tutto questo non esime da colpe, anzi tutt’altro, Bisoli. Il gioco offensivo continua a latitare, gli attaccanti non eseguono movimenti senza palla per smarcarsi, gli esterni continuano ad essere timidi, limitandosi a prevedibili cross dalla tre quarti, preda per lo più, come avvenuto anche contro l’Entella, dei portieri e delle difese avversarie. Nel primo tempo di domenica il positivo innesto di Zapata come trequartista centrale è stato negativamente bilanciato dal ritorno di Lanzafame sulla sinistra. La squadra dà spesso la sensazione, in fase offensiva, di non sapere cosa fare e il buon Ardemagni è spesso costretto a figuracce. A peggiorare le cose per il tecnico ci sono poi le sue dichiarazioni nel dopo gara. All’autostrada, alle presunte belle prestazioni e ai cavalli di razza che escono alla fine cominciano a crederci in pochi e i fischi di buona parte dello stadio al termine della gara con l’Entella, anche se lo zoccolo duro di parte della curva ha applaudito, sono emblematici, come da non sottovalutare è l’emorragia di quasi tredicimila spettatori complessivi rispetto alle prime quattro gare della scorsa stagione, con una perdita economica di almeno duecentomila euro.

Danilo Tedeschini