Spettatori in calo al ‘Curi’, lo dicono i numeri e non i ‘fenomeni’

1940

Spettatori in calo al ‘Curi’, lo dicono i numeri e non i ‘fenomeni’. Nella recente ospitata televisiva di Santopadre a Tef, sono stati affrontati un po’ superficialmente alcuni temi riguardanti le presenze allo stadio e le carriere degli ex Cosmi e Novellino

 

Quando un Presidente di una società di calcio di Serie B è invitato in uno studio televisivo per una lunga diretta è normale attendersi una preparazione adeguata sugli argomenti inerenti a tutto quello che è il mondo della società da lui presieduta e a quello del calcio in genere.

E’ per questo che siamo rimasti molto sorpresi nell’ascoltare alcune affermazioni, quantomeno inesatte, rilasciate dal Presidente Santopadre, ospite per la prima volta, lunedì sera, negli studi di Tef, emittente che da quest’anno è diventata tv esclusivista del Perugia Calcio. La prima inesattezza riguarda Cosmi e Novellino,

“allenatori molto bravi – ha detto il Presidente – che però poco si confanno con i progetti del Perugia Calcio, società abituata ad allestire rose senza svenarsi, scommettendo in ogni stagione su alcuni giocatori”.

Vorremmo ricordare, allora, il campionato di B vinto da Novellino con una società non certo ricca come il Piacenza (tralasciando quelli vinti con società ricche come Napoli, Samp e lo stesso Venezia di Zamparini), o i successi di Cosmi col Perugia in Serie A quando Gaucci aveva chiuso la borsa dopo anni di ingenti investimenti, valorizzando giocatori, vere scommesse, provenienti dalla Lega Pro come Baiocco, Pieri, Liverani e Grosso o stranieri sconosciuti come i greci Vryzas e Dellas o l’iraniano Rezai, tanto per fare qualche nome, permettendo allo stesso Gaucci di monetizzare cospicue plusvalenze.

Ma probabilmente ci sarebbe risposto, a ragione, che sono passati quindici, venti anni e che il calcio è cambiato.

E allora vogliamo ricordare le salvezze conquistate da Novellino e Cosmi, negli ultimi due anni in piazze che non spendono venti milioni a stagione come quelle di Avellino e di Ascoli, prese in corsa da Novellino e Cosmi, l’Ascoli addirittura da Serse quando era ultimo, portate brillantemente alla salvezza o il bellissimo campionato di due anni fa del Trapani, altra squadra, solida si ma che non si è mai svenata, presa in corsa da Cosmi sull’orlo del playout e portata alla finale play-off , il punto più alto raggiunto nella storia del calcio trapanese.

La seconda affermazione inesatta riguarda le presenze allo stadio. Il presidente ha ironizzato “stanno sempre a scrivere del 2%, del 3% in meno” nei confronti di chi, come noi, si è sempre basato su numeri incontrovertibili per analizzare il vistoso calo di presenze che andiamo ad argomentare.

La verità dei numeri, ci meraviglia che Santopadre non lo sappia, purtroppo, non parla del 2 o del 3% in meno ma evidenzia una media spettatori a partita del Perugia in questa stagione di 7541 spettatori, contro gli 8.670 della media della stagione scorsa, tra l’altro la peggiore in assoluto delle quattro precedenti, con un calo che supera il 13% con ben 1129 presenze in meno a partita.

Il tutto in controtendenza con il totale mentre la media a partita totale delle presenze negli stadi delle altre 18 squadre di B è aumentata del 2,3%, nonostante Dazn, lo “spezzatino” e il cattivo tempo, viste le 7180 presenze di media contro le 6930 della scorsa stagione, 150 in più a partita.

Se poi si vanno a confrontare le cinque gare disputate quest’anno con le prime cinque dello scorso anno, il calo assume, come accennato, le sembianze dell’emorragia visto che la media delle prime cinque gare dello scorso anno era di 9837 spettatori a partita contro i 7541 di quest’anno, 2.296 presenze in meno di media ad ogni gara, addirittura il 23%.

E’ anche vero che per fare un’analisi obiettiva, come da sempre siamo abituati a fare, bisogna tener conto di altri parametri come quello della maggior presenza delle tifoserie ospiti in quelle cinque gare dello scorso anno, Pescara, Frosinone, Parma, Pro Vercelli e Cesena, circa 500 di media a partita, il doppio il doppio di quelle di quest’anno, giocate contro Ascoli, Carpi, Venezia, Padova e Crotone.

E anche considerando che magari Pescara, Frosinone e Parma attirarono da soli cinquecento perugini in più allo stadio, per una media di trecento a partita, sommando i due dati 550 e sottraendolo al totale delle prime cinque gare di 9837, gli spettatori totali a partita, 9287 sarebbero comunque 1746 circa in meno a partita, quasi il 19% in meno, altro che il 2 o 3 %! Un perugino su cinque ha disertato lo stadio in questo primo scorcio di campionato rispetto al dato del campionato scorso, il peggiore, ripetiamo, dei quattro che lo hanno preceduto in B.

Quanto al sesto posto nella classifica delle presenze il dato citato dal Presidente, stavolta, è ineccepibile (anche se le squadre di B sono diciannove e non venti) ma ci mancherebbe solo che cittadine piccole come Cittadella, Carpi o Crotone avessero più spettatori di Perugia. Nella particolare classifica per bacino d’utenza delle diciannove della Serie B, infatti, il Perugia naviga a metà classifica, intorno alla decima posizione. Questi dati sono sicuramente “fenomenici” ma non perchè li scrive un “fenomeno” ma perchè possono “apparire” chiaramente agli occhi di tutti coloro che vogliono conoscerli ed al notevole calo che evidenziano hanno probabilmente contribuito anche alcune scelte sbagliate della società.