Un pareggio dal retrogusto amaro

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“Una bevanda dal retrogusto amaro” è il titolo di una canzone di Giusy Ferreri di qualche anno fa che si adatta benissimo al pareggio ottenuto dal Perugia col Verona. Un 1-1 dolciastro, alla luce della grande prestazione sciorinata dei grifoni sul piano del gioco, soprattutto nella prima frazione, ma con quel retrogusto amarognolo per non essere riusciti a concretizzare in gol questa netta supremazia e, soprattutto, la consapevolezza finale di come il pari, unito al solito andamento lento delle dirette concorrenti e alla vittoria del Frosinone, terzo in graduatoria, riproponga decisamente lo spauracchio della terza promozione diretta e del conseguente annullamento dei playoff, visto che sono tornati ad otto i punti che separano i ciociari, terzi, dal quarto posto, occupato proprio dai grifoni, in compagnia del Cittadella, con il Perugia, però, avanti grazie ai migliori scontri diretti. Una gara, quella contro gli scaligeri, sulla carta la formazione dalla rosa migliore del torneo,  che ha confermato, se ce ne fosse stato ancora bisogno,  l’ottimo impianto di gioco della squadra biancorossa che il bravissimo tecnico Cristian Bucchi ha costruito sin dalle prime battute di questo torneo, un gioco quasi sempre votato alla ricerca della vittoria che ha riportato anche il pubblico perugino allo stadio, erano oltre dodicimila le presenze ieri sera e quasi tutte locali, al netto dei soli duecentocinquanta veronesi presenti. Se tutto questo però stride con i diciotto pareggi su trentotto gare disputate, ben dieci su diciannove gare casalinghe, un vero record, secondo solo al Pisa nel primo caso, e primo insieme alla formazione di Gattuso, ultima in classifica, per quel che concerne le gare interne, una ragione ci deve pur essere e, a nostro modesto parere, va ricercata ancora una volta sull’incompletezza della rosa affidata dalla società a mister Bucchi, priva di due pedine fondamentali, un vero regista ma, soprattutto di un cannoniere esperto che faccia la differenza, che tutte le squadre che hanno l’aspirazione di fare il salto di categoria, Santopadre lo ha ribadito anche pochi giorni fa che vuole andare in Serie A,  debbono avere. Senza stare a scomodare Pazzini, capocannoniere del torneo, ieri sera contenuto magistralmente dalla copia centrale perugina, con Mancini ancora autore di una maiuscola prestazione, ma con un Antenucci, un Caputo, un Ceravolo, un Coda, tanto per citarne qualcuno, i grifoni probabilmente sarebbero, se non in lotta per la promozione diretta, certamente molto più vicini al terzo posto. Per carità, Di Carmine  i suoi dodici gol li ha messi a segno ma ha denotato molta discontinuità, visto che ben otto reti li ha realizzati contro solo due squadre, l’Avellino e il Cittadella, mentre sono stati solo quattro i gol messi a segno nelle altre ventiquattro presenze, con Il suo sostituto Forte, arrivato a Gennaio, apparso anche ieri sera, al di là del grande impegno profuso come al solito, ancora un po’ acerbo. Tornando alla classifica il Perugia, col quarto posto conquistato, è ora abbastanza padrone di se stesso. Dando per scontato infatti che il Frosinone molto difficilmente, visto il calendario, potrà fare il pieno nelle ultime quattro gare ma che potrebbe farne anche dieci o il Verona nove, chiudendo da terza a quota settantacinque, è palese che Brighi e compagni in queste ultime quattro gare, per evitare la beffa atroce dell’annullamento dei play-off, debbano arrivare almeno a sessantasei punti, dovendo quindi obbligatoriamente vincere tre delle quattro partite rimaste, a meno che non sia il Cittadella a riuscirvi, facendo una sorta di “tana liberatutti”. I primi tre dovranno arrivare dalla trasferta di Vercelli di sabato, contro una squadre che viene da una straordinaria serie positiva di ben dodici partite negli ultimi due mesi e che vede ormai  vicinissimo il traguardo della salvezza.

Danilo Tedeschini