La continuità, questa sconosciuta

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Grifo: il

La continuità, questa sconosciuta. Di Carmine, Grosso e il Cittadella tirano in ballo il Perugia per alcune considerazioni sull’immediato futuro

 

La doppia finale playoff tra Verona e Cittadella, vinta di misura dalla squadra scaligera, anche grazie alle favorevoli decisioni errate dell’arbitro Piccinini nella gara di ritorno del “Bentegodi”, sulla formazione di Venturato, si presta a diverse considerazioni che tirano in ballo anche il nostro Perugia.

La prima è che i veronesi sono andati in Serie A, grazie ai gol di Di Carmine, resuscitato dall’ottimo lavoro svolto da Aglietti che conosceva bene Samuel avendolo avuto per sei mesi a Chiavari.

Aglietti è un tecnico esperto ma non eccelso (non verrà confermato all’ombra dell’Arena) ma ha avuto il grande merito di aver saputo rimettere a posto in fretta i grossi cocci che Fabio Grosso aveva lasciato a poche giornate dalla fine, quando era stato esonerato.

E Di Carmine e Grosso, come il Cittadella, tirano in ballo il Perugia.

Di Carmine con le famose plusvalenze che Santopadre ultimamente ha invitato i tifosi del Perugia a “tifare”, plusvalenze che non segnano gol per il Grifo ma che, come abbiamo viato, lo fanno per le altre, come il Verona che, grazie ai gol di Samuel, è andato in A.

Quanto a Grosso, il tecnico sembrerebbe il favorito per succedere a Nesta sulla panchina biancorossa.

Grosso è reduce da due stagioni su due, come tecnico di prime squadre, più che deludenti alla guida di due corazzate come Bari e Verona, la seconda, come abbiamo appena descritto, finita anticipatamente con un giusto, anche se tardivo esonero, giusto e tardivo anche alla luce di quanto di buono ha fatto il suo sostituto Aglietti in un solo mese.

Un tecnico, Grosso, che, tra l’altro, a Verona aveva nel suo staff lo stesso preparatore atletico, l’umbro Ragnacci, della stagione perugina di Bisoli contrassegnata da un’allarmante serie di infortuni, oltre al calo di rendimento, venticinque punti contro i trenta dell’andata, nel girone di ritorno.

Ora, sempre che Grosso arrivi, ci auguriamo di essere smentiti sul campo e che magari sia proprio l’esterno sinistro del Grifo di Serse Cosmi, a riportare il Perugia in Serie A.

Ma poichè siamo abituati da sempre a parlare prima e spesso ci indoviniamo, al posto del duo Santopadre-Goretti avremmo puntato decisi, soprattutto dopo la mancata promozione del Cittadella, su Roberto Venturato, di gran lunga il miglior tecnico della cadetteria in questi ultimi tre anni.

Certo Perugia non è Cittadella, le pressioni sarebbero più alte ma il tecnico veneto sembrerebbe corazzato per affrontare un’avventura con una squadra di una città più importante della graziosa cittadina fortificata della provincia padovana.

Il problema è che a Cittadella, squadra partita con l’ultimo budget del torneo cadetto, Venturato ha potuto lavorare serenamente e con profitto in questi quattro campionati, avendo alle spalle una società, quella del Presidente Gabrielli e del Direttore Sportivo Marchetti, che ha portato avanti un progetto serio basato su un termine sconosciuto a Perugia, la continuità.

E sono arrivati in sequenza l’immediata promozione in B, il preliminare nel secondo, la semifinale playoff nel terzo e la finale playoff quest’anno, che solo un avversario tecnicamente più forte e, soprattutto, un arbitraggio molto, molto discutibile, ha impedito al Cittadella di vincere.

Già, la continuità del progetto, quella che è completamente mancata da queste parti da quando Camplone, dopo l’eliminazione nel preliminare causata dalla papera di Koprivec e susseguente alla vittoria proprio a Cittadella nell’ultima giornata della regular season che garantì il sesto posto con sessantasei punti, non venne confermato a Perugia, è stato tutto un susseguirsi di allenatori, sei, cinque nelle quattro stagioni successive, con il sesto in arrivo.

Proprio quella vittoria di Cittadella determinò la retrocessione dei veneti e l’arrivo di Venturato al posto di Foscarini, da dieci anni sulla panchina della città delle mura, a dimostrazione che la continuità è il fondamento della squadra veneta.

A Perugia, invece, ogni anno un progetto nuovo, con un centinaio di giocatori passati da Pian di Massiano che hanno portato ad un deludente decimo posto o solo a preliminari regolarmente persi dopo due ottavi posti.

Una sola volta si è arrivati in semifinale, dopo un buon quarto posto, perdendo però incredbilmente anche questa, nonostante il vantaggio della classifica.

Altra differenza sostanziale è che Venturato, come Liverani a Lecce ha sempre avuto la possibilità di scegliere alcuni giocatori della rosa, non certo costosi visto lo scarno budget, a volte sconosciuti ma non a lui, molti dalle serie inferiori e di fiducia per averli già allenati.

A Perugia, invece, i cinque tecnici succedutisi dopo Camplone, hanno sempre dovuto allenare giocatori scelti dalla società, uno dei dogmi che il duo Santopadre-Goretti suole ripete spesso, con qualche sporadica eccezione come la coppia maceratese Bonaiuto-Imparato voluta da Bucchi o il Volta voluto da Bisoli.

Un progetto, quello del Cittadella, che andava seguito in pieno e che invece, nonostante le parole di Goretti, che spesso ha citato il Cittadella proprio come esempio importante da imitare, il Perugia non c’è mai riuscito.

Ma il sogno Venturato a Perugia sappiamo bene che, proprio per quanto descritto, è destinato a rimanere, appunto, solo un sogno, mentre Grosso sembrerebbe sempre più vicino. Speriamo bene.

Intanto anche il “benservito” dato da Santopadre a Gabriel, che nonostante qualche incertezza non ha di certo fatto male in questo campionato, col possibile, ventilato, ritorno tra i pali di un Leali che personalmente non ci ha mai entusiasmato, non ci pare un buon viatico per la stagione che deve iniziare.

E il presidente sarebbe ora che si domandasse come mai anche portieri, che lui stesso definisce migliori della Serie B come Gabriel, a Perugia calano di rendimento.

Forse perchè anche in questo caso manca la continuità nei preparatori dei portieri, da quando, tre stagioni fa, dopo sei anni di ottima militanza, a sorpresa, volle privarsi di Marco Bonaiuti?

Danilo Tedeschini