Lavagna tattica: con l’Alessandria la partita delle conferme

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La formazione piemontese è la più simile ai biancorossi per gioco e tattica. Occhio a Chiarello e Corazza

Pari abbastanza prevedibile, Grifo squadra da trasferta. Kouan fuori ruolo, De Luca insostituibile

 

Chi è rimasto deluso dal pareggio di ieri che ha consentito all’Alessandria di cogliere il primo punto in campionato (è bene sottolinearlo), evidentemente non conosce bene le dinamiche di questo mondo pallonaro.

Era abbastanza facile prevedere un altro pareggio interno dopo quello con il Cosenza; la partita di ieri contro i piemontesi, infatti, può essere tranquillamente definita come la partita delle conferme.

Tante, forse troppe, le conferme avute ieri di situazioni già viste e sottolineate ampiamente in questa rubrica.

  1. Il Perugia è una squadra da trasferta: difficile ipotizzare che per tutto l’anno il grifo renderà meglio fuori casa che in casa, ma al momento la cosa è abbastanza chiara. Le caratteristiche stesse della squadra, abile in ripartenza, meno quando si tratta di fare gioco, fanno sì che il Perugia si esprima meglio fuori casa, quando ci sono più spazi e quando concetti come abnegazione, concentrazione e determinazione sono fondamentali. In casa vengono fuori tutte le carenze tecniche della squadra, in trasferta sono ovviamente meno evidenti.
  2. I calci piazzati sono fondamentali: nell’ultimo mondiale in Russia, il 43% delle reti è arrivato da palla inattiva. Prevedibile quindi che una rete su due arrivi da calcio piazzato. Purtroppo nel caso specifico Rosi si è perso la marcatura individuale del giocatore avversario ed è arrivato al pareggio. La soluzione potrebbe essere la marcatura a zona? Macchè. Ieri Sarri che difende a zona ha preso consecutivamente tre infilate su calcio d’angolo rispettivamente da Cristante, Zaniolo ed Ibanez che poi ha segnato. Personalmente preferisco la zona mista, con i giocatori meno abili in marcatura a zona e gli altri ad uomo, ma de gustibus… non c’è un’unica ricetta. Ricordo che Pioli in un webinar disse che stufo di prendere gol su punizione laterale, invece di lasciare gli uomini al limite (come fanno quasi tutti), li mette al limite dell’area piccola. Evitano di fare la corsa all’indietro ed aspettano gli avversari: lui dice che questa soluzione gli ha portato dei risultati positivi.
  3. La posizione di Kouan: assodato che non è un trequartista e che quindi gioca fuori ruolo, forse anche Alvini se ne sta rendendo conto se ha detto (così mi è parso) che potrebbe giocare presto con il vertice basso. Una sorta di 1-3-5-2 con le mezze ali libere di inserirsi. Non è in assoluto una scelta conservativa, anzi: dipende tutto da come viene interpretato il sistema di gioco. In teoria nel 1-3-4-1-2 puoi attaccare con 5 uomini (gli esterni, il trequarti e gli attaccanti), nel 1-3-5-2 anche con 6 (gli esterni, le mezze ali e i due attaccanti). Ripeto: dipende tutto dagli interpreti e da come si mette il pratica il sistema di gioco.
  4. De Luca: tra tutti gli attaccanti a disposizione del grifo, sembra l’unico per caratteristiche ad avere la possibilità di andare in doppia cifra. La logica conclusione, non è troppo presto dirlo, è che sia l’unico attaccante indispensabile alla squadra. Gli altri possono ruotare, ma De Luca deve giocare, anche per il suo modo di far salire la squadra.

La sorpresa di ieri, invece, è la buona prestazione di Ghion, giocatore pulito, geometrico e di ottima personalità. Non ha patito l’esordio al Curi e a mio avviso è stato sostituito troppo presto da Alvini.

Infine una considerazione sulle critiche ad Alvini per i troppi cambi rispetto a Cremona: non sono condivisibili per tanti motivi.

Innanzitutto se pretendi di fare la serie B devi dare spazio a più giocatori e non far giocare sempre gli stessi, specialmente con tre gare in sette giorni.

Angella va preservato se si vuole averlo per tutto il campionato, Ferrarini è stato sostituito con Falzerano non con un rincalzo, Ghion è andato bene e uno tra Carretta e Murano doveva giocare. Quindi le critiche sui cambi lasciano il tempo che trovano.

Altro aspetto è forse che se si vogliono vincere certe partite “sporche” in casa come le definisce Alvini, si può osare di più con i cambi senza fare le solite sostituzioni conservative.

Mourinho all’Inter se non vinceva metteva anche 4 o 5 attaccanti e spesso e volentieri aveva ragione lui. Ma lui è Mourinho..

Fabio Orlandi