Lavagna tattica: dalla paura al divertimento

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Lavagna tattica: dalla paura al divertimento. La vittoria contro l’Entella lo specchio di un Perugia che con il cambio di allenatore ha ritrovato le giuste distanze in campo e la necessaria serenità

 

Solitamente non guardo le trasmissioni sportive locali, in quanto viene detto tutto e il contrario di tutto, utilizzando spesso frasi fatte o stereotipi calciofili che poco mi piacciono. Dopo l’esonero di Serse Cosmi ho “sentito la necessità” di ascoltare qualche commento al riguardo, confermando quello che ho sempre pensato.

Mi riferisco ad esempio alla solita frase fatta “in campo vanno i giocatori” (che novità!),  oppure qualcuno/diversi che hanno accusato i giocatori di camminare in campo, lasciando palesemente il sospetto che fossero contro l’allenatore.

Mi domando se i ragazzi di 20 anni del centrocampo abbiano giocato contro l’allenatore, oppure se lo abbiano fatto Mazzocchi e Di Chiara, o capitan Rosi, Vicario, Angella, o forse Iemmello che entrando a gara in corso ha fatto vincere la gara di Ascoli…o forse Falcinelli che se c’è una cosa di cui non si può rimproverare è l’impegno.

E’ evidente che non è cosi, nonostante la “gestione dei giocatori” di Serse Cosmi sia uno degli aspetti che si può rimproverare al mister ponteggiano, forse perché i giocatori sono cambiati e quindi la gestione di venti anni fa non è più adatta al modo in cui oggi i calciatori approcciano questo sport.

Non è così perché guardando le ultime partite giocate dai grifoni si capisce o si dovrebbe capire tutto: la partita di Cosenza, ma anche la melina di Pescara, ove il Perugia se avesse osato avrebbe probabilmente vinto la gara e la melina con la Cremonese testimoniano l’evidente paura e terrore della squadra di non fare risultato. Non credo che la paura faccia rima con menefreghismo o con altri concetti legati allo scarso impegno dei giocatori, anzi, è vero il contrario, la squadra ha giocato terrorizzata, con poca autostima, senza il necessario coraggio: difficile fare risultati così.

La paura della squadra era la paura o la poca tranquillità di Serse Cosmi, che a sua volta ha avuto lo scarso o nullo sostegno della società, a partire dal mercato di gennaio, ma anche probabilmente da una fiducia mai convinta, mai vera dei dirigenti biancorossi: questi elementi, tradotti in un unico concetto, ossia il distacco tra società ed allenatore, non aiuta a non sbagliare, non aiuta a non essere sereno, ecc…

Analizzando la partita di Chiavari, è doveroso riprendere le parole dette all’intervallo da Iemmello, ove ha sottolineato che la squadra si stava divertendo. In effetti il primo tempo è stato molto buono da parte dei grifoni, si è vista una squadra serena giocare a calcio, una squadra tranquilla: l’obiettivo di Oddo era proprio quello e le sue parole in conferenza stampa puntavano solo a ridare serenità al gruppo…bravo Oddo.

Il secondo tempo è stato di sofferenza, evidenziando come, se ancora ve ne fosse bisogno, che questa non è una squadra da primi posti, ma è una squadra con alcuni elementi imprescindibili e uno di questi è il bomber Iemmello come ho sempre sottolineato (anche qui Serse Cosmi forse qualcosa da farsi rimproverare ce l’ha).

L’ultima riflessione sul cambio di modulo: non penso che con la difesa a 4 si giochi meglio che con la difesa a 3.

L’inter, la Lazio e l’Atalanta, giocano con la difesa a 3 ed esprimono, specialmente la Lazio e l’Atalanta, un buon gioco, segnano molto e vincono. L’analisi da fare è come sempre sugli interpreti: avere 3 difensori alti e con difficoltà a creare gioco (ricordo la soluzione delll’abbassamento di Carraro per l’uscita dal basso), ti fa costruire con difficoltà e con un uomo in meno. Ieri Bonaiuto e Capone venivano bassi a recuperare palla e quando hai la possibilità di abbassare i trequarti, solitamente i giocatori più tecnici, è evidente che la manovra scorre in maniera più fluida e più veloce. Anche girare palla con 2 passaggi anziché con 3 favorisce uno sviluppo di gioco più veloce e mi pare che questo ieri fosse evidente.

Fabio Orlandi