Lavagna tattica: gioite, i grifoni hanno personalità!

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Alvini può dormire sonni tranquilli, tutti i giocatori hanno sposato in pieno il nuovo

Alvini può dormire sonni tranquilli, tutti i giocatori hanno sposato in pieno il nuovo “corso”. La sosta serva per studiare un piano B

 

Negli ultimi anni di serie B capitava purtroppo sovente di vedere gare fuori casa del Perugia ove i grifoni perdevano nettamente senza mai incidere nella partita.

Ricordo ad esempio un 3-0 contro il Pordenone di Tesser, ove il Perugia non fece un tiro in porta. Ma ce ne sono state diverse di situazioni del genere.

Il solito refrain degli allenatori era quello a fine gara di lamentarsi della poca grinta, della poca determinazione, della poca voglia. Tutti concetti astratti, buoni come il pane per giustificare prestazioni negative che erano ovviamente il frutto di tutt’altri aspetti.

Vorrei che questi allenatori guidassero delle squadre di rugby in modo tale che non possano lamentarsi della grinta o della voglia; ma forse anche in questo caso potrebbero dire, per giustificare una sconfitta, che gli altri ne avevano più dei propri giocatori.

Altro aspetto invece è la personalità e su questo invece gli allenatori hanno tutte le ragioni. Oddo ad esempio si lamentava spesso della mancanza di personalità della propria squadra: in effetti la personalità o ce l’hai o non ce l’hai. L’allenatore può dare autostima, coraggio e fiducia ai giocatori, ma la personalità dipende da altri fattori.

Quando Alvini dichiara ripetutamente di essere felice di allenare questa squadra non lo dice per piaggeria, ma lo dice con cognizione di causa: avere giocatori a disposizione come Angella, Rosi, Burrai, Falzerano, giocatori di personalità che sposano completamente la causa del proprio allenatore (lo hanno fatto prima con Caserta, lo stanno facendo ora con Alvini), significa per lo stesso Alvini essere nella situazione ideale.

Tale premessa era necessaria per sottolineare l’eccellente prestazione dei grifoni a Benevento dove il pareggio risulta persino stretto in virtù delle occasioni create.

Ma la vera nota da sottolineare non è aver giocato alla pari del Benevento, squadra di altra caratura tecnica (anche se i primi trenta minuti del secondo tempo il Perugia ha sofferto), ma l’atteggiamento con cui i grifoni hanno lottato su tutti i palloni, spesso con feroce cattiveria.

Il “fastidioso” Lapadula è stato fermato sistematicamente e anche a brutto muso da un monumentale Angella.

Quindi la partita è stata giocata a questo livello non tanto per capacità tecniche (il Benevento è complessivamente superiore), quanto soprattutto per la personalità dimostrata dai leader di questa squadra, che hanno trascinato tutti i compagni. Come già sottolineato in questa rubrica è ormai evidente come siano tutti entrati appieno nel progetto Perugia.

Se poi si analizzano aspetti squisitamente tecnici, c’è da dire che le occasioni dei grifoni sono maturate tutte in ripartenza, cioè sfruttando gli ampi spazi a disposizione: questo conferma ancora una volta come il Perugia si esprima meglio fuori casa che in casa, dove gli spazi sono ristretti e la qualità si rende maggiormente necessaria per superare le difese avversarie.

Ottime le prestazioni di quasi tutti, tranne forse per De Luca che ha sofferto oltre modo la marcatura dei due centrali: l’impressione è che il centravanti perugino abbia molti margini di miglioramento dal punto di vista tecnico dove spesso sbaglia appoggi anche banali.

E’ ora fondamentale tornare a vincere in casa dopo la sosta: Alvini ha cosi il tempo per lavorare su una soluzione tattica anche diversa, un piano B che può servire, anche a gara in corso, per sparigliare le carte ed ottenere questi benedetti 3 punti anche in casa.

Fabio Orlandi