Lavagna tattica: l’evoluzione del ruolo del portiere

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Lavagna tattica: l'evoluzione del ruolo del portiere. Il numero uno del Grifo Fulignati particolarmente coinvolto nell'impostazione della manovra

Lavagna tattica: l’evoluzione del ruolo del portiere. Il numero uno del Grifo Fulignati particolarmente coinvolto nell’impostazione della manovra

 

Il ruolo del portiere è sicuramente quello che ha subito nel corso degli anni il maggior numero di cambiamenti per interpretazione e sviluppo.

Si può riassumere questa evoluzione con 3 frasi, concise ma emblematiche. Il portiere para. Il portiere para e difende. Il portiere para, difende e gioca.

Fino a quando il portiere poteva riprendere la palla con le mani, l’unico “compito” che aveva era quello di impedire con le parate la rete degli avversari. Non doveva preoccuparsi di altro.

Successivamente con lo sviluppo della difesa a 4, con la linea sempre più alta, è diventato inevitabile il fatto che il portiere dovesse giocare fuori dalla porta, coprire gli spazi lasciati dall’allontanamento della linea. L’emblema di questa seconda fase era sicuramente il portiere Franco Mancini, il portiere del Foggia di Zeman, molto bravo ad uscire per coprire l’altissima difesa della squadra pugliese.

Oggi il portiere non deve limitarsi a parare e a difendere, ma deve anche costruire gioco.

Ci sono oggi molti esempi concreti di questo nuovo modo di concepire il ruolo del portiere: Consigli, estremo difensore del Sassuolo, “invita” spesso gli avversari, con tocchetti in avanti del pallone, ad aggredirlo, per poter poi scaricare sui compagni e costruire in superiorità numerica.

Manuel Neuer, portiere del Bayern Monaco, rappresenta oggi forse la massima espressione del portiere moderno: spesso lo si vede molto fuori dalla porta, in posizione defilata, come se fosse un difensore, pronto a costruire gioco per la propria squadra, rischiando anche qualcosa, ma rappresentando un valore aggiunto nella fase della costruzione dal basso della squadra tedesca.

Ho voluto fare questa digressione sul ruolo del portiere, in quanto una delle novità tattiche più importanti del Perugia di Caserta è rappresentata sicuramente dall’uso esasperato, ma non esagerato, dell’estremo difensore Fulignati.

Il portiere del grifo, infatti, molto abile con i piedi, consente, nel momento in cui viene servito, di allargare i due centrali e di far abbassare il regista Burrai, giocando o palla in verticale (occhio a servire Kouan… che in un paio di volte ha anticipato il diretto avversario per poco), e qui servirebbe un contro movimento prima di ricevere palla, oppure di giocare alto verso i due esterni offensivi che se riescono a controllare il pallone giocano l’uno conto uno contro il diretto avversario.

Altra soluzione (al momento non praticata), potrebbe essere la palla sul centravanti che potrebbe scaricare sulle mezze ali per poi servire in profondità di esterni (palla avanti, palla dietro, palla spazio), ma qui servirebbe un centravanti più di struttura rispetto a Murano (due esempi su tutti: Luca Toni e il più datato ex centravanti del Bologna Kennett Andersson).

Oltre a giocare la palla Fulignati è stato impeccabile nelle uscite e molto reattivo in alcuni interventi: inevitabile la palma di migliore in campo assieme, o meglio dopo, Kouan.

Per quanto concerne la gara con l’Arezzo, meritano di essere riportate alcune riflessioni: la prima è che il grifo nei due secondi tempi disputati ha realizzato tre reti senza subirne alcuna.

Questo conferma il fatto che le capacità tecniche emergono quando la furia agonistica e fisica degli avversari scema.

Altra riflessione: Sounas diventerà presto un perno del centrocampo del grifo con Burrai e Kouan (imperioso il suo secondo tempo).

Ultima considerazione: l’impressione della prima gara è stata confermata; manca uno stoccatore decisivo in area di rigore, vedere calciare la palla in malo modo o colpire sistematicamente gli avversari non è molto promettente…

Qui probabilmente mister Caserta, molto buono il suo avvio di stagione, non è stato accontentato…

Fabio Orlandi