Lavagna tattica: pregi e difetti di 4-3-3 e 3-5-2

3247
Lavagna tattica: pregi e difetti di 4-3-3 e 3-5-2. Il cambio modulo del Grifo contro la Fermana porta a degli interrogativi: continuare su questa strada o non accantonare il 'vecchio' schieramento?

Lavagna tattica: pregi e difetti di 4-3-3 e 3-5-2. Il cambio modulo del Grifo contro la Fermana porta a degli interrogativi: continuare su questa strada o non accantonare il ‘vecchio’ schieramento?

 

Ritengo quasi ingiudicabile la partita disputata domenica 18 dal Perugia, contro una delle peggiori squadre mai viste al Renato Curi, incapace di impensierire (mai, e dicasi MAI) il portiere Fulignati, spettatore non pagante del match.

Nettissimo il divario tra le due squadre, striminzito il risultato finale. Analizzando alcuni aspetti, c’è da sottolineare la prova maiuscola di Elia, premiato con un giusto 8 dall’amico Nicolò Brillo, il ritorno ad una prova decorosa di Dragomir e purtroppo l’ennesima sensazione che Murano non sia l’attaccante giusto per questa squadra (il rigore è un dettaglio).

Una parola su Elia: ha nella velocità l’arma migliore; peccato sia ‘leggerino’, ove per ‘leggerino’ intendo la mancanza di muscoli che gli consentano di tenere botta sui contrasti, di calciare più deciso, di avere maggiore forza nelle gambe… Ma si farà, perchè la sua prestazione è assolutamente sopra le righe.

Mister Caserta può considerarsi soddisfatto per il modo in cui la squadra ha approcciato la gara.

Pur non avendo ascoltato la conferenza stampa immagino che il refrain sia sempre quello:

“I moduli non contano, è l’atteggiamento e la determinazione che fanno la differenza”.

Mentre alla ripresa penso che le parole che dirà alla squadra possano essere più o meno queste:

“Siamo forti tecnicamente, se pareggiamo l’agonismo e il furore degli avversari, certe partite riusciamo anche a farle diventare facili”.

Nulla da obiettare, ovviamente, ma visto che il grifo ha giocato con un sistema diverso e che comunque i moduli hanno un loro significato, provo ad analizzare i pregi e i difetti dei due moduli utilizzati finora dal mister calabrese.

4-3-3: è un sistema di gioco tendenzialmente offensivo, ove diventa basilare la capacità dei due esterni bassi di fare le diagonali e le scalate, ma al contempo di accompagnare l’azione prevalentemente quando avviene il cambio gioco, sovrapponendosi agli esterni offensivi. La costruzione dal basso solitamente è a 5, ossia con i 4 difensori e il regista, che si posiziona davanti alla difesa: la scelta del metodista può essere di tipo difensivo (fisico, agonisticamente forte) se la coppia centrale non è di primissimo livello, oppure di qualità se ci si “fida” abbastanza del reparto difensivo e si pensa più a costruire che a difendere. Le mezze ali sono solitamente di inserimento, cioè corrono prevalentemente in verticale, accompagnando la squadra in fase offensiva entrando in area di rigore. Gli esterni offensivi devono essere rapidi e brillanti, capaci di saltare gli avversari nell’uno contro uno, mentre il centravanti deve essere il giocatore capace di finalizzare il gioco della squadra e di garantire un certo numero di reti. Alcune varianti possono essere: la rotazione dei centrocampisti, quando tutti e tre sono capaci di costruire gioco, l’uscita verso l’esterno delle mezze ali per costruire gioco sulle fasce o l’utilizzo degli esterni offensivi a piede invertito quando sono bravi a calciare in porta o se il centravanti è più bravo nella manovra che nel gioco aereo.

I principali punti di debolezza (teorici) sono due: la squadra può subire le ripartenze visto che con i centrocampisti alti si rischia di lasciare la difesa da sola (solo il regista a coprire); se gli esterni offensivi sono ben bloccati, il centravanti rischia di rimanere isolato in mezzo alla difesa avversaria, rischiando… la solitudine.

3-5-2: è un sistema di gioco definito in maniera inappropriata difensivo, basta pensare alla BBC della Juve (Barzagli, Bonucci, Chiellini), alla difesa a tre della Lazio di Inzaghi o dell’Inter di Conte. E’ fondamentale il sincronismo tra i tre centrali della difesa (difficile il fuori gioco con un centrale che sovente si “stacca” dagli altri due) e soprattutto il sincronismo il tra il centrale di parte e l’esterno di parte, sia in fase difensiva sia in fase offensiva. Si vede spesso infatti con la difesa a tre che il centrale di parte arrivi oltre la metà campo a costruire, alzando gli esterni ed abbassando le mezze ali. La costruzione dal basso deve altresì prevedere l’utilizzo del centrale di centrocampo che deve avere determinate caratteristiche tecniche (sostanzialmente un regista, penso al nostro Liverani), per consentire un rapido cambio gioco. Anche in questo caso le mezze ali devono correre in verticale e devono essere capaci di accompagnare in area di rigore l’azione garantendo qualche rete (Giovanni Tedesco docet). I due attaccanti solitamente vengono scelti in maniera complementare, ossia una seconda punta rapida e veloce e un centravanti più di struttura capace di raccogliere i palloni alti e di far salire la squadra. Alcune varianti sono l’uscita di centrocampisti verso l’esterno per duettare con gli esterni, l’abbassamento della seconda punta per costruire un rombo a centrocampo (giocando dietro la punta centrale), mentre Cosmi si era addirittura inventato un “secondo regista” in Ze Maria che impostava il gioco dall’esterno.

I principali punti di debolezza (teorici) sono: la difficoltà nel fare gol se gli esterni di centrocampo sono difensivi e se gli interni non hanno il gol nel sangue; la difficoltà contro tre attaccanti quando si rischia sistematicamente l’uno contro uno.

Quale scegliere? Ci penserà Caserta. Ma la solita noiosa frase è sempre quella: i moduli dipendono dai giocatori che si hanno a disposizione…

Io aggiungerei che il successo dei moduli dipende dalla bravura dei giocatori che si hanno a disposizione.

Fabio Orlandi