Lavagna tattica: senza il coraggio tutto è perso

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Lavagna tattica: senza il coraggio tutto è perso. A Cosenza Perugia troppo da compitino. Dubbi anche sulle scelte tattiche di Cosmi

Lavagna tattica: senza il coraggio tutto è perso. A Cosenza Perugia troppo da compitino. Dubbi anche sulle scelte tattiche di Cosmi

 

Tra i vari principi da allenare e trasmettere ai giocatori, marco-copro o marco-marco, riaggressione alla palla persa, costruzione dal basso, lo sviluppo centrale o sugli esterni, le rotazioni, consolidare il possesso o palla in verticale, ecc ecc……c’è un principio sul quale tutti gli allenatori convergono: IL CORAGGIO.

Nel mio piccolo ho sempre detto ai ragazzi di “rischiare la giocata”, perchè fare sempre il compitino o limitarsi al passaggio elementare non ti permette di crescere e di conseguenza non si migliora mai.

Roberto De Zerbi, rampante mister del Sassuolo, ha riassunto perfettamente in un recente webinar i vantaggi dell’utilizzo del coraggio: migliora l’autostima dei giocatori, migliora gli stessi giocatori che riescono a fare giocate che mai penserebbero di essere in grado di fare, si divertono di più e i risultati comunque arrivano.

Basta guardare il Sassuolo e vedere quali giocate fa Consigli, il loro portiere che, inizialmente in difficoltà con i piedi, è diventato uno specialista nella costruzione dal basso della propria squadra.

Il Perugia invece ieri è stato l’esatto opposto del concetto di coraggio: l’impressione lampante è stata quella di “non vedere l’ora” di prendere gol.

Fino alla prima rete, infatti,  palloni sistematicamente all’indietro, mai una giocata individuale, mai una corsa convinta in verticale, almeno tre rinvii sbagliati di Vicario, messo in costante difficoltà dai compagni.

Subita la rete, qualcosa di meglio si è visto, ma sempre senza personalità, senza idee e soprattutto senza coraggio, coraggio (o disperazione) che invece si era visto a Pescara, dopo anche lì aver preso due schiaffi.

Diventa difficile non tirare in ballo questa volta Cosmi, non convincente nella scelta di non ripartire dal 3-4-1-2 di Pescara che testimonia una eccessiva prudenza di fronte ad una squadra virtualmente retrocessa.

Non convincente nell’ingresso tardivo di Falcinelli (dopo tre quarti di gara), non convincente nella paura che ha dimostrato di avere la sua squadra.

Quando si dice che la squadra rispecchia il carattere del proprio allenatore, possiamo dire che la prudenza (se non vogliamo chiamarla paura) del proprio allenatore non ha pagato e, a dire il vero, non paga quasi mai.

E’ evidente, logico e legittimo, che in una situazione ove è essenziale fare punti, ove la pressione del risultato a tutti i costi è forte, la scelta conservativa, la scelta prudente è la prima che viene in mente ed è quella più scontata.

Però non ha pagato ed a questo punto rimane il legittimo dubbio: “se il Perugia avesse rischiato di più avrebbe vinto?”

Questa è la domanda di tutti ed è sicuramente la domanda che si porrà mister Cosmi.

Fabio Orlandi