Lavagna tattica: transizioni croce e delizia del Perugia

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Lavagna tattica: transizioni croce e delizia del Perugia.  Grifo bene nel recupero palla, malissimo quando lo perde. Saric conferma la

Lavagna tattica: transizioni croce e delizia del Perugia.  Grifo bene nel recupero palla, malissimo quando la perde. Saric conferma la “teoria” di Allegri, le ultime 72 ore di mercato decisive

 

Un paio di anni fa Max Allegri rispose stizzito ad una domanda di un giornalista dicendo che anche nel calcio, oltre che nella vita, esistono le categorie.

Con questa sottolineatura il tecnico toscano voleva lasciar intendere che esistono allenatori di prima fascia ed allenatori di seconda fascia e che lui si collocava nella primissima categoria.

L’uno-due, anzi, il sinistro-destro del bosniaco Saric, nettamente il migliore in campo nella gara di ieri, rende chiara in modo lapalissiano la netta differenza che esiste tra la serie C e la serie B.

Fatico a ricordare due reti realizzate da fuori area dello stesso giocatore con entrambi i piedi, con due conclusioni balistiche di altissimo livello tecnico.

Nell’ultima puntata Facebook di Sport Perugia sottolineavo l’importanza di avere in rosa centrocampisti dal gol facile: ecco subito un fulgido esempio di come siano questi giocatori a fare sovente la differenza.

Al termine del primo tempo della gara di ieri mi è tornata in mente la lezione di mister Varrella (attuale CT di San Marino) durante il corso Uefa B sulle TRANSIZIONI: sentire a fine gara Massimiliano Alvini dire che la squadra ha peccato sulle transizioni (concetto immagino sconosciuto ai più), ha confortato le mie sensazioni che quindi si sono rivelate azzeccate.

Esistono nel calcio due tipi di transizioni: la transizione positiva che avviene quando una squadra recupera palla e la transizione negativa, esattamente l’opposto, cioè quando la squadra perde il pallone (quindi la transizione positiva di una squadra equivale alla transizione negativa dell’altra).

Nel primo tempo, al di là di una meravigliosa costruzione dal basso conclusa con un tiro a giro di Lisi terminato fuori e di un’azione manovrata dell’Ascoli nel finale di tempo conclusa con un tiro ribattuto di Dionisi, tutte le azioni sono derivate da transizioni.

Pessima la lettura dei grifoni delle transizioni negative: ogni volta che l’Ascoli ripartiva creava scompigli al Perugia.

Emblematica la ripartenza marchigiana nella prima rete con palla persa malamente da Burrai, con la squadra messa male in campo e con Vanbaleghem che ha mostrato ancora una volta tutta la sua lentezza nell’uno contro uno.

E’ altresì vero che i grifoni dopo un inizio difficile hanno ripreso quota ed hanno disputato un discreto primo tempo, con un Falzerano incontenibile sulla fascia destra.

La ripresa si è aperta ancora meglio: tambureggianti i primi dieci minuti del grifo con occasione a ripetizione fino alla meritata rete di Rosi.

A quel punto sembrava che la gara fosse in mano al Perugia fino a pareggio di Saric e all’episodio del rigore, netto ma casuale, che ha penalizzato oltre il lecito la squadra di Alvini, che comunque non ha demeritato, ma ha palesato difetti strutturali che sarà ben il caso di evidenziare.

Nel precedente articolo avevo sottolineato come Santoro e Gyabuaa non avessero disputato contro il Pordenone una grande gara: ho letto e sentito invece commenti molto positivi sui due giocatori.

Il calcio è un giochino meraviglioso per questo: tutti ne possono parlare, pochi ci capiscono per davvero.

I due ragazzi al momento sono acerbi per la categoria, con ampi margini di miglioramento, ma acerbi: ha sbagliato Alvini a proporre Santoro sulla trequarti, in quanto se il ragazzo palesa difficoltà a centrocampo (quando deve fare la fase difensiva che è la più facile), figuriamoci sulla trequarti quando servono doti di personalità importanti.

A mio avviso va impiegato Sounas a centrocampo che ha molto più dinamismo e molto più contrasto di Vanbaleghem e quindi molto più bravo sulle transizioni negative e va rivisto il trequartista a meno che non esca il coniglio dal cilindro entro il 31 agosto.

E qui entriamo inevitabilmente nel mercato, rimarcando ancora una volta come la società sia lacunosa nel mettere a disposizione del tecnico una rosa completa entro la fine della sessione del mercato.

Se con il Pordenone le mancanze sono state indolori, questa volta il grifo ha pagato dazio: l’impressione netta è che con una rosa completa questa partita non si sarebbe persa.

I sorrisi amari di Alvini a fine gara sono chiari: quando dice che la squadra ha dato il massimo e che di più non poteva fare, equivale a rimbalzare le responsabilità alla società e al mercato che non c’è stato.

L’auspicio è che entro mercoledì arrivino un centrocampista centrale di qualità assoluta, un trequartista di esperienza e valore e un altro attaccante oltre a De Luca, i cui giudizi devono essere dati dopo averlo visto giocare e non dopo il curriculum anche per la sua giovane età (eppure anche qui si sono visti diversi attaccanti smentire il curriculum, sia in positivo sia in negativo… evidentemente la storia non insegna).

Spetta quindi al presidente Santopadre e a chi lavora a stretto contatto con lui fare la differenza in questi ultimi 3 giorni di mercato: la stagione potrebbe dipendere da come si lavora in queste 72 ore.

Fabio Orlandi