Nulla può il Perugia contro la “dea Eupalla”

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Per la prima volta (in Italia) il Var interviene dopo il fischio finale, ma non c'è da scandalizzarsi. Grifo meglio del Benevento, ma nessuna rete nonostante 20 tiri 

Per la prima volta (in Italia) il Var interviene dopo il fischio finale, ma non c’è da scandalizzarsi. Grifo meglio del Benevento, ma nessuna rete nonostante 20 tiri

 

Evidentemente la “dea Eupalla”, la divinità che sovrintende dall’alto sulle vicende calcistiche, aveva già deciso il primo Giugno scorso, giorno del divorzio tra mister Caserta e il Perugia, che il tecnico di Melito Porto Salvo sarebbe venuto a vincere di nuovo al “Curi”.

E contro il destino avverso poco ha potuto fare un buon Perugia, punito oltre i suoi meriti e i suoi  demeriti dal rigore trasformato da un altro ex, Francesco Forte, a primo tempo finito, nel vero senso della parola.

Sì, perchè mai nei campionati italiani di A e B, da quando è stato introdotto, il Var era intervenuto dopo il duplice fischio finale dell’arbitro, in questo caso Abbattista.

Sgombriamo comunque subito il campo da dubbi. Il lacunoso protocollo Var non vieta questo tipo di provvedimento ed esistono già due precedenti al riguardo.

Il primo in Bundesliga, partita Schalke 04-Eintracht, quando il Var intervenne per un fallo di mano addirittura dopo il triplice fischio finale e l’arbitro, dopo essere andato a vedere sul monitor, concesse il rigore che permise all’Eintracht di vincere due a uno.

Episodio analogo in Premier League, con il rigore del due a due finale concesso su segnalazione del Var al Manchester United dopo il triplice fischio nella trasferta di Brighton.

Quanto alla dinamica del rigore, purtroppo, il colpo di testa, ancorché ravvicinato di Glick, va a finire sul braccio largo di Angella e la decisione del signor Abbattista è inevitabile e ineccepibile.

Casomai si potrebbe recriminare sull’assegnazione della punizione da cui è scaturito l’episodio del rigore allo scadere del primo tempo, con De Luca che appoggia da dietro il suo braccio sulla spalla di Acampora che stramazza a terra ma l’arbitro era lì vicino e ha deciso per il fallo.

Una sconfitta immeritata per il Grifo, che ha giocato un primo tempo alla pari e, dopo aver rischiato di subire il raddoppio due volte nei primi minuti del secondo tempo, evitato da due grandi interventi di Chichizola, in particolare quello su Forte, ha dominato nel gioco il Benevento nel resto della ripresa, anche quando è rimasto in dieci per il doppio giallo rimediato in pochi minuti dal suo ingresso da Kouan, ancora una volta ricaduto nei suoi incontrollati eccessi di foga agonistica che ne limitano la crescita come giocatore.

Purtroppo la gran mole di gioco prodotta dalla squadra di mister Alvini nella ripresa ha prodotto soltanto due tiri nello specchio della porta, sventati entrambi da due “miracoli” di Paleari, che prima deviava sulla traversa il bel colpo di testa di De Luca e più tardi si ripeteva mandando in angolo una bella conclusione del subentrato Ferrarini, con il portierone sannita rimasto, invece, inoperoso per tutta la prima frazione di gara.

Il tabellino finale della contesa, che parla di ben venti conclusioni del Perugia, dieci respinte, otto terminate a lato e solo due, quelle descritte, finite nello specchio della porta, la dice lunga su quello che è stato e resta il difetto principale della squadra di mister Alvini, la scarsa prolificità sotto porta che ne condiziona anche la classifica attuale, se buona o discreta lo sapremo al termine delle gare del pomeriggio quando vedremo se il Grifo sarà ancora o meno all’interno della zona preliminare.

Ieri, alla scarsa prolificità, ha contribuito anche la decisione di mister Alvini di mettere in campo dall’inizio un Matos che, oltre a vedere poco la porta come sempre, è apparso impalpabile, finito nella morsa di Foulon e di Vogliacco, grande prova quella del centrale difensivo sannita, genero di Sinisa Mihajlović che ha reso da poco nonno.

Meglio quando Alvini ha fatto entrare Olivieri che sembra dare più compattezza e pericolosità alla manovra d’attacco rispetto al brasiliano.

Se non si segna, in casa si continua a non fare risultati e, al di là del valore intrinseco degli ultimi tre avversari affrontati, Frosinone, Cremonese e Benevento, nelle quattro gare casalinghe del girone di ritorno, c’è anche quella col Pordenone, il Perugia ha perso ben due volte, pareggiando una e vincendo, alla grande, solo con i ciociari, per tre a zero, le uniche tre segnature di queste quattro gare interne, con lo “score” casalingo che rimane deludente alla luce dei soli diciassette punti conquistati in tredici gare, frutto di solo quattro vittorie, altrettante sconfitte e cinque pareggi.

Per carità, c’è l’ottimo rendimento esterno che rende buona, bilanciandola, la classifica del Grifo, ma per sognare in grande il “Curi” deve forzatamente ritornare ad esser quel fortino che era stato per tanti anni nell’ormai lontano passato e che, con  mister Caserta era tornato ad essere nella scorsa trionfale stagione nonostante l’assenza del pubblico per l’emergenza Covid-19.

Martedì, prima di tornare domenica al “Curi” contro il forte Lecce, c’è in programma la trasferta  del “Rigamonti” contro il Brescia.

La squadra di mister Inzaghi, fortissima in trasferta, con ben trenta punti sui quarantasei in carniere, guida nettamente, infatti, la particolare classifica delle gare esterne, ma soffre particolarmente le partite casalinghe, nelle quali ha addirittura totalizzato solo sedici punti, uno in meno del già scarno bottino dei grifoni.

E allora, visto il bel rendimento esterno del Grifo, quale migliore occasione per provare a tornare dal “Rigamonti” con i tre punti e riscattare l’immeritato passo falso contro le streghe?

Danilo Tedeschini