Per il Grifo incubo di mezza estate: adesso 6 punti prima di Venezia

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Per il Grifo incubo di mezza estate: adesso 6 punti prima di Venezia. Il play-out ora è più che uno spettro. Ma guai a cercare la salvezza all'ultima giornata, perchè Piacenza insegna

Per il Grifo incubo di mezza estate: adesso 6 punti prima di Venezia. Il play-out ora è più che uno spettro. Ma guai a cercare la salvezza all’ultima giornata, perchè Piacenza insegna

 

Cominciamo dalla fine, dalla conferenza stampa di Serse Cosmi, subito dopo l’inopinata sconfitta del Grifo a Cosenza, nella quale il tecnico ponteggiano ha recitato un profondo “mea culpa”, addossandosi tutte le responsabilità di questo momento, sportivamente drammatico, che attraversa il Perugia.

Ecco, pur riconoscendo anche a Cosmi qualche responsabilità, riteniamo che il suo amore vero verso il Grifo, di cui è e rimarrà sempre uno dei miti, la sua abnegazione nel lavoro, la sua storia di allenatore, la sua bravura non meritassero tale autoflagellazione.

Le colpe di questo bruttissimo cammino del Perugia di quest’anno che ha piano piano portato, sottolineiamo con due allenatori diversi, il Perugia dalla zona promozione diretta delle prime cinque partite all’attuale quintultimo posto, se pur in coabitazione con Pescara e Venezia, che al momento, in attesa del completamento della classifica avulsa con le ultime gare, vede appunto il Perugia nel playout per la peggiore differenza reti, devono essere ricercate su chi ha malamente costruito questa squadra in estate, evitando di rinforzarla a Gennaio.

A Cosenza, contro una squadra disperata, nettamente inferiore sul piano tecnico, penultima in classifica, reduce da un pesantissimo cinque a uno rimediato a La Spezia, capace di vincere una sola volta in casa, contro l’Entella, in tutto il girone di ritorno, la squadra biancorossa ha sfoderato una prestazione vergognosa, subendo il tutt’altro che irresistibile avversario nella prima frazione, indirizzata subito male dall’ennesimo gol subito a causa di una dormita difensiva, stavolta su palla inattiva.

Nella ripresa ha cercato di fare qualcosa in più ma senza mai impensierire seriamente il portiere cosentino, tra l’altro quello di riserva, se non in un paio di circostanze, quella del gol della bandiera, arrivata dopo il raddoppio rossoblu nel quale Baez, correndo palla al piede per cinquanta metri ha seminato l’esausto Gyomber ed evitato l’affannoso ritorno di Falasco prima di battere con un delizioso “lob” Vicario e nel finale, con le squadre lunghissime e stanchissime, con una girata di Buonaiuto, respinta sulla linea dal difensore rossoblu Capela, dopo che il Cosenza aveva sciupato un paio di ghiotte occasioni per chiudere la gara.

Dopo la vergognosa sconfitta sono poi arrivati i risultati delle altre a certificare il tracollo in classifica del Perugia.

Un tracollo, accennavamo, figlio dell’ennesima mancanza di un progetto serio, come successo sempre negli ultimi cinque anni, da quando terminò il triennio di Camplone, ma, stavolta, a differenza di quando la foglia di fico del preliminare conquistato aveva a volte coperto la delusione per piazzamenti che, senza gli spareggi sarebbero risultati anonimi, ad eccezione del quarto posto di Bucchi, i nodi sono purtroppo venuti al pettine.

A niente è servito il cambio di allenatore perchè è la struttura della squadra a difettare, con una difesa che si regge su un giocatore brava ma che si sapeva soggetto a lunghe pause per infortuni, Angella, con un Rajkovic, inseguito per oltre un mese neanche fosse Chiellini, lento e impacciato.

A centrocampo l’assenza di un play di spessore che supportasse Carraro si è fatta sentire visto che né Balic, né il “fuggitivo” Greco lo erano, mentre la batteria degli attaccanti, a parte Iemmello, aiutato, comunque, dai tanti rigori trasformati, ha segnato la miseria di nove gol in quattro, tre Melchiorri e due a testa Falcinelli, Buonaiuto e Capone.

E tutto questo non poteva che mettere in crisi anche due tecnici bravi come Oddo e Cosmi che, se si scorporano le prime cinque partite del Perugia con il tecnico pescarese, con undici punti conquistati, quelle che salvano la classifica del Perugia, hanno tenuto dal 27 Settembre in poi pressoché la stessa media punti.

Nelle ultime VENTINOVE gare disputate, infatti, quattordici con Oddo e quindici con Cosmi, il Perugia ha totalizzato soltanto TRENTA punti, sedici con Oddo e quattordici con Cosmi, una media da retrocessione diretta.

Ma questo noi lo abbiamo sempre sottolineato, evitando i voli pindarici e gli “strabismi” che durante la lunga sosta qualcuno colpevolmente ventilava.

Che il Grifo poteva puntare solo ad una tranquilla salvezza lo avevamo capito da un pezzo ma che dovesse arrivare a quattro giornate dalla fine stando dentro il playout è decisamente troppo.

Adesso bisogna assolutamente resettare tutto e salvare la categoria, poi, a salvezza raggiunta, a bocce ferme, chi ha veramente sbagliato, la società, se ne deve assumere le responsabilità e riflettere, lo abbiamo scritto anche nel precedente editoriale, se non sia il caso di passare la mano.

Mancano quattro gare e occorrerà fare almeno sei punti e sarebbe bene farli nelle prossime tre partite, quelle con la Cremonese e il Trapani al “Curi”, con in mezzo la trasferta di Chiavari, evitando l’alto rischio di andarsi a giocare la salvezza diretta a Venezia, in una sorta di spareggio, all’ultima giornata.

Anche se sono passati ventitre anni, l’infausto precedente di Piacenza è sempre lì a fare da lezione, per cui sarà necessario vincere due delle prossime tre gare, a cominciare da quella tutt’altro che facile con la Cremonese dell’ex Bisoli, che il tecnico di Porretta Terme sembra aver rivitalizzato.

Non sarà impresa facile visto che le squadre di Bisoli in trasferta, chiudendosi molto bene e ripartendo, hanno sempre un buon rendimento (i grigiorossi fuori casa hanno ottenuto tre vittorie e un pari in quattro gare da quando è arrivato Bisoli) ma il Perugia DEVE portare a casa i tre punti.

Santopadre ha mandato subito in ritiro a Roccaporena la squadra e la speranza è quella che Santa Rita indichi la strada giusta a Serse Cosmi e al suo gruppo.

Danilo Tedeschini