Perché Perugia dovrebbe concedere un’altra chance?

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Perché Perugia dovrebbe concedere un’altra chance? La Curva Nord chiede il #SantopadreOut, ma una parte della città sembra volersi affidare nuovamente al timoniere che ha condotto il Grifo in C …

 

Sembra che non sia successo niente. Anzi, si ha la sensazione che il Perugia più che essere retrocesso dalla serie B alla serie C, abbia mancato come da tradizione negli ultimi anni l’accesso alla categoria promessa. Tutto passa in sordina e per alcuni guai a mettere in discussione l’amministratore unico e il suo futuro a Perugia.

Per fortuna che c’è la Curva Nord, che con la solita civiltà ha fatto capire chiaramente all’imprenditore romano di non essere più gradito.

In città però sembra essere un sacrilegio chiedere un cambio di proprietà.

A chi lo invoca, giustamente visti i risultati e i rapporti ormai consumati con l’ambiente, i soliti ‘benpensanti’ rispondono che non esistono alternative o ancora peggio, che siano gli stessi critici a dover portare i denari per gestire il Grifo. Posizioni che non fanno altro che rafforzare un atteggiamento assolutista da parte della proprietà, che sin qui ha generato solo ‘mancati risultati’ e anche tante divisioni. 

Il cambio di gestione che in molti auspicano e che sarebbe un toccasana per la società e per la piazza sportiva, fondamentalmente non avviene perché l’orgoglio dell’amministratore unico è più forte della realtà e di quella frase, usata spesso a sproposito, il ‘bene del Grifo’.

Secondo la logica del massimo dirigente e dei suoi sostenitori, Perugia dovrebbe accettare di ripartire dalla Lega Pro, con la prospettiva di una stagione di alto livello, magari entusiasmandosi per gli arrivi di Comotto e Giannitti e probabilmente del tecnico Fabio Caserta. Senza considerare quegli investimenti in chiave mercato che in sei anni di serie B, dove veniva addirittura promessa la serie A, non sono mai stati fatti.

A qualche benpensante è venuto mai in mente, vista la carenza dei diritti televisivi e i mancati introiti di lega, dove il Perugia potrà attingere per rilanciare il progetto sportivo?

Non saranno per caso quelle risorse che in questi anni sono state ‘sapientemente’ accantonate e mai investite quando forse era più logico farlo?

I benpensanti hanno memoria dei movimenti di mercato che ha effettuato il Perugia nella scorsa campagna di rafforzamento di gennaio?

E’ bene che gli stessi benpensanti sappiamo che in quel periodo l’amministratore unico e i suoi dirigenti parlavano di serie A non solo negli abituali incontri con la stampa selezionata, ma anche in contesti nazionali e di fronte a personaggi di rilievo del calcio nostrano.

Stefano Colantuono ne è un valido esempio, ma con una certa sorpresa l’ex tecnico biancorosso, convinto di sposare un progetto per la serie A, ha dovuto prendere atto che le richieste di un mercato migliorativo e fruttuoso ai fini quantomeno del raggiungimento dei playoff, la società non aveva alcuna intenzione di farlo. 

Tant’è che l’amministratore unico e i dirigenti, quelli che ‘ricorderemo per le plusvalenze’, erano talmente convinti di raggiungere la massima serie senza grossi investimenti, che hanno chiaramente declinato l’ipotesi Colantuono, preso il parafulmine Cosmi e investito sul mercato con gli acquisti di Benzar, Greco, Barone Junior e Rajkovic.

Il campo poi ha dato la sua sentenza. Però, non sembra bastare. 

Oggi una parte di Perugia continua, con fare altezzoso, a non capire l’esigenza del cambiamento.

Chi si è trovato di fronte al sogno della serie A, chi è stato indotto a tifare per le plusvalenze, adesso fatica terribilmente a pensare di ‘godere’ per una vittoria sul Matelica (con tutto il rispetto per la società marchigiana, fresca di promozione in Lega Pro) o di osannare nuovamente il proprio ‘presidente’ nell’abituale siparietto festante post partita casalinga.  

Certi pensieri e certi sentimenti vanno assolutamente capiti, perché chi ha il ‘Grifo nel Cuore’, senza necessariamente esporlo, non riesce ad andare contro natura. 

In queste notti probabilmente sono in molti a sognare un futuro diverso per il Perugia. Sogni possibili, bruscamente interrotti da chi sta facendo della squadra di calcio una mera questione personale. 

E basta dire che non c’è nessuno oltre all’attuale proprietà. Non è che non c’è nessuno, è che in questo momento ‘qualcuno’ vuole che non ci sia nessuno.

Tanto che in questi giorni ha preso il via la campagna di rinnovamento, nella speranza di far diventare il Perugia quella pallina da roulette capace di posizionarsi sull’unica casella verde. 

Così è, se vi pare!

Andrea Sonaglia