Perugia a picco, trascinato dai suoi capitani

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Iemmello:

Perugia a picco trascinato dai suoi capitani. Prestazione sconcertante dei grifoni, battuti al “Curi” dal Venezia terzultimo! Espulsi i due capitani, Rosi e Iemmello.

 

“Capitano, mio capitano”. Ve la ricordate la frase pronunciata dagli allievi del prof. John Keating, magistralmente interpretato dal compianto Robin Williams nel film “L’attimo fuggente”? E’ la frase scandita da tutti gli allievi allorquando, uno dopo l’altro salgono in piedi sui propri banchi per protestare contro l’ingiusto allontanamento dalla scuola del loro mentore, del loro professore. Perchè il capitano è una persona importante, che deve essere un esempio per tutti, anche nel calcio.

Ed invece ieri il capitano del Perugia Rosi e il suo vice Iemmello, diventato capitano dopo l’espulsione del terzino, hanno stabilito una sorta di record mondiale facendosi sventolare il “rosso” diretto dal sig. De Martino, il primo per una pericolosa entrata a gamba tesa con i tacchetti finiti quasi sulla testa dell’avversario, il secondo per le reiterate, quanto inutili proteste a pochi secondi dalla fine di una tra le prestazioni casalinghe più brutte, offerte dal Perugia degli ultimi anni e giustamente terminata con la sconfitta dei grifoni contro un modesto, ma organizzato, Venezia.

Nessuno dei due capitani del Perugia ha invece mosso le labbra verso l’ex ternano Montalto, autore del gol della vittoria del Venezia, quando, dopo aver festeggiato la rete col suo consueto, sgradevolissimo gesto del “tagliagole” che, colpevolmente, arbitri e Lega di B tollerano ancora, si è permesso impunemente di irridere e provocare il sempre più scarso pubblico del “Curi”, mimando con le mani il tre a due del derby di due stagioni fa, vinto in rimonta dalle fere al “Curi” anche grazie ad una doppietta di Montalto. Grandi capitani del Grifo del passato come Savi, Materazzi o Tedesco sicuramente gliene avrebbero cantate quattro.

Tutto questo a dimostrazione della scarsissima personalità di questa squadra, a cominciare dai suoi capitani, che contro i lagunari hanno offerto una prestazione ancora più sconcertante di quella di tre giorni prima a Trapani. E stiamo parlando di avversari, Trapani e Venezia, che quando hanno affrontato i grifoni occupavano, i siciliani tuttora, la penultima e la terzultima posizione, con la squadra di Castori, contro la quale il Perugia non è mai riuscito a tirare in porta se non con due calci di rigore, che ieri a Crotone è stata letteralmente presa a pallonate dalla squadra di Stroppa, capace di indirizzare ben ventiquattro tiri verso la porta di Carnesecchi, segnando tre gol.

E dopo il fischio finale del sig. De Martino è cominciato subito il giochino della caccia alle responsabilità, con l’allenatore, in questo caso, Oddo, messo alla gogna dai tifosi in tv e sui social. Come successo negli anni precedenti, quando sul banco degli imputati erano saliti un po’ tutti i suoi predecessori, da Camplone a Bisoli, da Bucchi a Giunti, da Breda a Nesta, insieme al centinaio abbondante di giocatori che in questi sei anni sono passati, la maggior parte molto fugacemente, per Perugia. Tutte le componenti tranne una, quella societaria, la più responsabile invece, a nostro parere, almeno per il 45%, anche di questo negativo girone d’andata.

La difesa che Oddo ha dovuto forzatamente schierare ieri, non per la prima volta, è la dimostrazione di come in estate la società sia stata ancora una volta superficiale e poco lungimirante nel costruire una rosa puntando su un difensore, molto bravo, come Angella ma reduce da tre gravi infortuni, due dei quali muscolari e che, dopo poche partite da grifone, è stato nuovamente messo fuori combattimento per molti mesi da un altro infortunio muscolare. O su un altro difensore, Rodin, giovane e inesperto, proveniente dal trentasettesimo campionato del mondo come valore, quello bosniaco e che Oddo ha giustamente giudicato non adatto per la B. E meno male che la Lega non avallò la cessione fuori tempo massimo di Falasco, terzino di fascia adattato a centrale per necessità da Oddo, al Chievo, altrimenti l’emergenza in difesa sarebbe statata veramente ai massimi livelli.

Ad un centrocampo già leggerino si è preferito aggiungere il tecnico, deludente croato Balic invece di un centrocampista esperto e fisicamente “tosto” che al Perugia serviva come il pane, soprattutto dopo l’infortunio di Kouan, giocatore, ricordiamo, comunque partito come riserva all’inizio. E in avanti l’arrivo di Falcinelli all’ultimo momento ha probabilmente rimescolato le carte al tecnico che aveva impostato tutta la prepazione sul modulo ad una punta, mandandolo in confusione quando ha cercato di cambiare modulo per dare spazio a Falcinelli, autore di un solo gol, per di più su rigore, in tutto il suo deludente girone d’andata.

Queste le lacune della rosa con cui Oddo, che comunque il suo 30% di responsabilità ce l’ha, ha dovuto barcamenarsi. Rose monche derivanti da giocatori reduci da gravi infortuni, prestiti di giocatori che a volte non rendono o giovani scommesse, a volte riuscite, altre, come quest’anno meno, che sono state sempre la caratteristica delle rose del Perugia allestite da Santopadre e dal suo fido Goretti. Per il 25% restante le colpe vanno ai giocatori, dotati di poca personalità a cominciare, come detto, dai loro capitani, alcuni con evidenti limiti tecnici o agonistici ma che sul piano dell’impegno non hanno da farsi rimproverare molto.

Con la sconfitta col Venezia il Perugia scivola all’indietro, se ancora dentro la zona nobile all’ultimo gradino, l’ottavo, per la peggior differenza reti nei confronti di Frosinone ed Ascoli, a pari ventisette con i grifoni, o fuori dalla griglia playoff al nono posto, lo stabilirà il risultato del recupero Spezia-Cremonese perchè, in caso di vittoria dei padroni di casa, lo Spezia balzerebbe, per la differenza reti, al settimo posto, a quota ventisette, relegando, appunto, il Perugia, al nono posto.

Una posizione deludente, ottava o nona che sia, quella del Perugia alla fine del Girone d’andata, rispetto a quelli che erano gli obiettivi di partenza, sbandierati con troppo ottimismo dalla società. La promozione diretta, tra l’altro ormai difficilmente raggiungibile visti i sette punti di distacco dal Pordenone, otto con lo scontro diretto, a meno di un quasi impensabile quattro a zero sui friulani al ritorno, che, a nostro parere, non era nelle corde di questa rosa che più verosimilmente poteva aspirare al massimo al quarto posto.

Per raggiungere una chimerica promozione diretta i Grifoni dovrebbero fare almeno quarantuno punti in diciannove gare, una media, 2,15 punti a partita, di poco inferiore a quella tenuta dal Benevento super in questo girone d’andata e, sinceramente, per una squadra che dalla sesta giornata, più di tre mesi fa, ad oggi, ha totalizzato solo sedici punti in quindici gare, viaggiando ad una media da playout di 1.06 punto a partita, anche puntare al terzo o al quarto posto (occorrerebbe almeno arrivare a quota sessanta) appare impresa non facile, a meno che dal mercato non arrivino quattro rinforzi di spessore

Quali? Proviamo a fare qualche nome. In difesa Rajkovic, gia’ contattato da tempo dalla società, a centrocampo Memushaj, in rotta col Pescara, in uno scambio con Melchiorri, appetito dalla società abruzzese. Per la trequarti Ninkovic, in rotta con l’Ascoli e in attacco il prestito dello spallino Moncini, autentico mattatore del Girone di ritorno dello scorso anno con le dodici reti segnate con la maglia del Cittadella, indossata da Gennaio in poi. Allora sì che si potrebbe puntare SERIAMENTE a vincere i playoff. In caso contrario ci si dovrebbe accontentare del solito, inutile preliminare, sempre ammesso che ci si arrivi.

Ma in attesa degli sviluppi del mercato, chi scrive, a nome di tutta la redazione di SportPerugia, augura a tutti i nostri affezionati utenti e alle loro famiglie un grande 2020. Buon Anno!

Danilo Tedeschini