Perugia con la laurea in occasioni perse

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Perugia con la laurea in occasioni perse. In una giornata con tanti scontri diretti ci sarà da mangiarsi le mani per non aver battuto il Gubbio. L'attacco evidenzia ancora carenze evidenti, Burrai non rende per un motivo preciso 

Perugia con la laurea in occasioni perse. In una giornata con tanti scontri diretti ci sarà da mangiarsi le mani per non aver battuto il Gubbio. L’attacco evidenzia ancora carenze evidenti, Burrai non rende per un motivo preciso

 

“Avremmo voluto, avremmo dovuto, avremmo potuto. Le parole più dolorose del linguaggio”.

Questa massima dello scrittore britannico Jonathan Coe sembra calzare a pennello per il Perugia, purtroppo diventato da anni uno specialista delle occasioni perdute, come quella di ieri quando il calendario le opponeva al “Curi” il Gubbio, terzultimo in classifica con quattordici punti in meno, proprio nella giornata nella quale le quattro avversarie dirette, Feralpisalò e Padova, Modena e Sud Tirol, si affrontano nel pomeriggio in due scontri diretti.

Quale migliore occasione per accorciare su qualche avversaria, se non su tutte, a cominciare dalla capolista Padova e per ritornare in vetta, magari da soli se il Padova dovesse lasciare le penne a Salò e se il Sudtirol non dovesse fare bottino pieno a Modena?

Ed invece nulla di tutto questo, nel pomeriggio gelido del “Curi”, sferzato dalla tramontana, il Perugia la tramontana l’ha persa, non riuscendo ad andare oltre un opaco zero a zero contro un Gubbio, solo ordinato e tignoso.

E sarebbe potuta finire anche peggio se, ad un quarto d’ora dal termine, il signor Bordin non avesse sorvolato su un netto “affondamento” in piena area da parte di Rosi ai danni di Oukhadda.

Vedremo quali risultati scaturiranno dai due scontri diretti di oggi ma, anche nella migliore delle ipotesi, quella di due pareggi, la distanze rimarrebbero invariate e il rimpianto per l’occasione persa sarebbe grande.

Ancor più grande, come abbiamo accennato, nel caso di un pari e di una sconfitta delle due che ci sopravanzano in classifica, con il serio rischio, invece, di ritrovarsi in quinta posizione, per la peggiore differenza reti nei confronti del Sudtirol, se a vincere fossero le due squadre di casa, Modena e Feralpisalò, che raggiungerebbero in vetta il Padova, sopravanzando altoatesini e grifoni.

Senza contare che una probabile vittoria della Triestina contro la Fermana, se bissata mercoledì nel recupero casalingo contro il Gubbio, porterebbe i giuliani a quota ventitre, con i grifoni addirittura sesti, anche se ad una sola lunghezza dalle quattro capoliste.

Sembrerà monotono ma dobbiamo ancora una volta puntare il dito sul reparto offensivo. Il buon Fabio Caserta, sempre più somigliante ad un giocatore di poker al quale non entrano le carte giuste e quindi costretto a destreggiarsi tra bluff e rinunce al piatto, ha tentato stavolta l’esperimento Minesso a fianco di Melchiorri, lasciando in panchina Bianchimano, con Murano ancora fermo ai box.

Esperimento, purtroppo fallito, ma anche quando il tecnico reggino ha mandato in campo Bianchimano le cose non sono cambiate, anche perchè, stavolta gli attaccanti non sono stati supportati dalla manovra dei centrocampisti, la cui manovra è apparsa lenta e prevedibile.

E qui azzardiamo una spiegazione supportata dai numeri che, come sempre, ci vengono in aiuto e ai quali spesso ricorriamo. Il perno del centrocampo da due partite è tornato ad essere Burrai ed entrambe le gare sono finite zero a zero, con il Perugia che in quasi 200 minuti ha impegnato il portiere avversario in una sola circostanza, quella di Sgarbi, un difensore, nel primo tempo col Gubbio, occasione bellamente respinta dal portiere Cucchietti.

Non ce ne voglia Burrai ma i numeri sono impietosi: nelle sei partite con lui a guidare il centrocampo biancorosso il Grifo ha totalizzato solo 6 punti mentre, quando lui era assente, per squalifica o per infortunio, sempre in sei gare il Perugia di punti ne ha totalizzati ben 16.

Il regista sardo, probabilmente in ritardo di condizione, anche ieri è apparso lento e impacciato e la manovra della squadra ne ha risentito e, onestamente, da quello che era stato l’unico vero “colpo” del mercato del Perugia, ci si attendeva e ci si attende molto di più.

E’ vero che quando si va in là con gli anni, quasi 34 quelli di Burrai, ogni nuova stagione si rischia di soffrire di più il tempo che passa, ma uno dei migliori registi della B come è stato lui nello scorso anno non può all’improvviso calare di rendimento in questo modo in una categoria inferiore, nella quale, tra l’altro, aveva fatto benissimo, sempre col Pordenone, solo due stagioni fa, vincendo il campionato.

La spiegazione, a nostro parere è tecnico-tattica e fisica. A Pordenone Tesser, che aveva a disposizione in rosa dei centrocampisti come Pobega, 1,88 di altezza, e Mazzocco, 1,86, o le riserve Pasa, 1,85, e Misuraca, il “più basso” con il suo metro e 81, schierava vicino a Burrai due di questi “armadi” che, facendo da “sparticentrocampo” con la loro fisicità mettevano in condizione il centrocampista di Sassari di giostrare al meglio, scagliando spesso millimetrici lanci lunghi in ripartenza per due punte rapide come Ciurria e Candellone, oltre a Strizzolo.

Il gioco del Pordenone di Tesser è questo, confermato anche con la campagna acquisti di quest’anno che ha visto l’arrivo di Calò, il regista della Juve Stabia di Fabio Caserta, in sostituzione di Burrai, e del velocissimo Diaw in avanti, con i nuovi, Scavone, 1,87, e Magnino, 1,85, andati a sostituire a centrocampo i partenti Pobega e Mazzocco.

E’ così, dando retta in pieno ai suggerimenti del tecnico di turno, caro presidente Santopadre, che si costruiscono le rose.

A Perugia, invece, Burrai si ritrova vicino giocatori più leggerini e meno alti, Sounas è 1,77, Dragomir e Kouan entrambi 1.78, Falzerano, addirittura, 1,68, con il solo Moscati che raggiunge il metro e 80.

E Caserta, che nella scorsa stagione basava molto il suo gioco sui lanci lunghi e precisi in ripartenza dell’ottimo Calò per il velocissimo Canotto da una parte ed Elia dall’altra, che, oltre ad andare alla conclusione personale pennellavano cross a ripetizione per Francesco Forte, quest’anno, vista la rosa dei centrocampisti a disposizione, con Burrai in campo ha optato per una maggiore coralità di manovra, cosa che non accadeva, invece, con Moscati nell’inedito ruolo di regista, con i centrocampisti, più responsabilizzati, che verticalizzavano di più. Da qui, forse la vistosa differenza di rendimento.

In vista della difficilissima trasferta del “Druso” di Bolzano contro il temibile Sudtirol di domenica prossima, quindi, ci auguriamo che Caserta riesca a dare più brio alla manovra, anche a costo di scelte dolorose.

L’ottimo comportamento, anche ieri, della difesa, solo due gol subiti, uno su rigore, nelle ultime sette gare è utile soltanto a strappare ‘pareggini’ che servono a poco in ottica primo posto, se non supportato da una crescita di rendimento del centrocampo e da un miglioramento in fase realizzativa, anche se, purtroppo, il bravo tecnico biancorosso sarà alle prese, fino a Gennaio, con la solita rosa monca, stavolta in attacco, messagli colpevolmente a disposizione dalla società.

Danilo Tedeschini