Perugia non ha paura e merita più rispetto

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Perugia non ha paura e merita più rispetto. Giocatori non meritevoli della maglia, ma le colpe stanno più in alto

Perugia non ha paura e merita più rispetto. Giocatori non meritevoli della maglia, ma le colpe stanno più in alto

 

7 gol beccati a Pian di Massiano ed un solo punto (in trasferta) nelle ultime tre partite.

Al netto di ogni possibile commento, l’A.C. Perugia di Breda sta tutto qua.

Sì ho scritto “Pian di Massiano”, non “Curi” e “A.C. Perugia”, non “Grifo”, perché questa squadra senz’anima e senza attributi non è degna di essere accostata al nome del nostro Renato ed al nostro simbolo glorioso.

E continuerò ad omettere tali termini, finchè (e se) il trend cambierà.

A proposito di Curi, trovo inaccettabile che il Presidente Santopadre non abbia ancora trovato il tempo di visitare la mostra, la quale – se non fosse stata prorogata – si sarebbe già conclusa senza la visita del massimo dirigente della Società per cui Renato ha dato la vita…

L’influenza e la febbre che mi affliggono dal giorno di Natale mi hanno “risparmiato” il freddo e l’umidità dello stadio giovedì sera.

Ma non mi hanno risparmiato – tra un colpo di tosse e l’altro – l’incazzatura davanti alla TV a vedere quello scempio.

Premetto subito che tra tutti salvo solo Cerri, Di Carmine e Buonaiuto, i quali hanno sputato l’anima in campo e sono gli unici che meritano di indossare i nostri colori.

Se solo fosse possibile, bisognerebbe mandare via tutti gli altri.

Ma non si può, dobbiamo stare con i “piedi per terra” e riflettere con lucidità, senza atti inconsulti dettati dall’istinto.

Soprattutto i nostri dirigenti dovranno chiarirsi ben bene le idee in questi 20 giorni di stop invernale su quale dovrà essere il progetto per l’A.C. Perugia del girone di ritorno.

Quale sarà il/i modulo/i (4-4-2, 4-3-1-2, ecc.) e, quindi – in base a ciò – ricostruire la rosa, decidendo chi rimane, chi se ne va e chi viene.

Perché – come continuo a sostenere – per giocare con la difesa a 4 servono quattro difensori e, soprattutto due esterni.

E basta questo gioco al massacro, questo colpevolizzare i singoli: Zanon, piuttosto che Rosati; Falco, piuttosto che Terrani; Monaco, piuttosto che Volta, ecc.

Se fino a Brescia erano tutti fenomeni, non è che hanno tutti preso un virus che li ha fatti diventare improvvisamente brocchi.

Ma – evidentemente – le colpe stanno più in alto dello spogliatoio: stanno in panchina e negli uffici dirigenziali.

Abbiamo 24 punti, ce ne sono ancora 63 disponibili in 21 gare.

Per i “miei” 55 e la salvezza tranquilla ce ne servono 31 di quei 63: meno della metà.

Non è facile, ma si può fare a patto che a Pian di Massiano abbiano – finalmente – le idee chiare.

Ed in tutto questa situazione manca solo la “ciliegina sulla torta” della cessione del nostro capocannoniere Di Carmine.

Uno dei pochi che in questo disastro riesce a tenere la barra dritta, la testa sopra il pelo dell’acqua ed onora la Maglia.

Certo – verrà sicuramente risposto – i proventi della cessione dell’attaccante permetterebbero quei necessari quanto massicci interventi sul mercato invernale.

Già…però ancora mi sfugge dove sia finito il “tesoretto” sulla plusvalenza delle cessioni di Di Chiara, Zeblì, Drole e Mancini, quando l’unica proprietà acquisita in estate è stata quella del deludente Bianco.

E non mi si risponda che il “tesoretto” è stato impiegato per gli ingaggi, perché nella gestione di una Società sportiva gli ingaggi si dovrebbero pagare da soli con le entrate ordinarie, mentre le plusvalenze dovrebbero essere impiegate sul mercato.

Differentemente c’è qualcosa che non va.

E – soprattutto, quanto alla guida tecnica – smettere di fare le “nozze con i funghi”.

Basta scommesse su tecnici emergenti solo perché vengono pagati come impiegati, ben al di sotto delle medie della categoria.

Se è andata benino l’anno scorso con Bucchi, non tutti gli emergenti sono uguali e non tutte le stagioni sono uguali.

Basta ricordare che se alla guida di quella fantastica rosa del 1997-98 non fosse stato richiamato l’esperto Castagner, difficilmente vi sarebbe stata la terza promozione in A.

Tenendo conto che il tanto bistrattato Giunti ha attualmente una media punti maggiore di Breda…

Continuo a pensare che seppur Breda non mi entusiasmi, egli sia – sotto il profilo tecnico-tattico – superiore al Cosmi invocato dalla piazza.

Ma se i problemi di questa squadra non erano (e non sono) tecnico-tattici – le prime partite ce l’hanno dimostrato – ma psicologici, per dare quello scossone necessario allo spogliatoio sarebbe servito un tecnico diverso da Breda.

Un tecnico in grado di prendere e tenere saldamente in pugno le redini dello spogliatoio e ridare sicurezza ai ragazzi.

E non mi pare che – a tutt’oggi – Breda sia stato in grado di farlo.

Ancora oggi sono curioso di sapere con quali allenatori la Società abbia avuto i colloqui che aveva preannunciato il Presidente nella sua conferenza stampa e quale sia stato il motivo – tra tutti i “colloqui” – a far propendere la scelta sul tecnico trevigiano.

Perché la scelta di Breda è stata vissuta come un ulteriore schiaffo alla tifoseria, in un momento (ce lo ricordiamo?) in cui non servivano schiaffi, ma compattezza.

E così si sono persi due mesi ed è svanita ogni residua possibilità di ambire la vetta (a novembre ancora possibile), proiettandoci definitivamente nella melma del fondo classifica con l’attuale pericolo della retrocessione.

Ma la colpa – in definitiva – è anche di noi tifosi.

Noi che ostinatamente continuiamo ad andare allo Stadio e tifare l’A.C. Perugia.

Noi che ottusamente sosteniamo che se c’eravamo tra i dilettanti, tantopiù dobbiamo essere vicino alla squadra ora che siamo in B, anche se va male.

Noi che, comunque sia, rinnoviamo l’abbonamento ogni anno, ma poi contestiamo.

Ed invece non servono a nulla le contestazioni, i fumogeni, ecc.

Servono solo a far passare la tifoseria perugina come quella che non è: violenta ed intemperante.

Servono solo a decimare i Gruppi con continui D.A.Spo.

Servono solo a creare un solco tra i Gruppi e gli altri tifosi.

Ma non servono affatto a far invertire la rotta alla Società, che ha continuato ostinata nel suo ostinato percorso distruttivo.

Dovremmo, invece, smettere semplicemente di andare allo stadio e presentare un Pian di Massiano vuoto, finchè la squadra non dimostrerà di essere degna di indossare la maglia ed i colori.

Basta proteste/contestazioni dentro e fuori lo Stadio: bisognerebbe ignorarli.

Perché ci sta perdere le partite, ma non ci sta perdere la faccia ed essere la “squadra materasso” della B e Pian di Massiano la terra di conquista per chiunque.

Basta con questo masochismo autolesionista “io vado allo stadio, anche se l’A.C. Perugia va male, perché sono un vero tifoso e chi viene solo se si vince non lo è”.

Questa, però, è un’utopia.

Una boutade.

Il sottoscritto sarà il primo ad andare sempre allo stadio, a rinnovare ogni anno l’abbonamento, sia che si vinca, sia che si perda.

A continuare a prendere palate di m*** in faccia, perché l’amore per il Grifo (e qui per noi tifosi posso scrivere “Grifo”) è cieco e ci fa sopportare tutto.

E continueranno ad approfittarsi del nostro amore incondizionato, tranquilli che noi siamo una sicurezza e che non abbandoneremo mai la nostra squadra, che ci saremo sempre.

Che continueremo a far girare il registratore di cassa societario con i nostri biglietti, con i nostri abbonamenti e col merchandising, senza dover pretendere nulla in cambio.

Che se invochiamo il Cosmi di turno, si prenda Breda solo per dimostrare chi è che comanda e che noi non contiamo nulla.

E chi protesta tanto meglio, perché verrà colpito da D.A.Spo. così allo stadio andranno solo gli “yes-men”.

Dobbiamo pagare e stare muti.

Quindi siamo eternamente grati a Santopadre di averci riportati in B.

Siamo molto grati a Santopadre di aver mantenuto la Società sana e con i conti a posto.

Ma arrivati a questo punto deve investire efficacemente nella rosa e nel tecnico, per non vanificare tutto ciò che di buono ha fatto negli anni scorsi.

Ricordandosi sempre che “chi meno spende, più spende”.

Saremmo felicissimi di continuare con Santopadre e con questa dirigenza, ma basta approssimazione e “scommesse” sulla nostra pelle.

Dimostrare con i fatti che egli crede ed ama l’A.C. Perugia.

E se non è se non crede, non ama l’A.C. Perugia e non è disposto ad investire, che ceda la Società: noi non abbiamo paura.

Pochi pregi abbiamo noi perugini, ma tra quei pochi c’è il CORAGGIO che abbiamo sempre avuto e non ci è mai mancato.

Abbiamo vissuto sulla nostra pelle ben due fallimenti in pochi anni: non ci può far paura più nulla.

Noi ci saremo sempre ed in ogni categoria: con Santopadre o senza.

Sempre forza Grifo (ed io lo posso dire).

Avv. Gian Luca Laurenzi