Questione di atteggiamento e ‘fame’: Caserta interroghi la squadra

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Caserta:

Questione di atteggiamento e ‘fame’: Caserta interroghi la squadra. Il Perugia visto contro il Cesena non dà spazio ad analisi tattiche ma a profonde riflessioni sull’atteggiamento mentale e caratteriale del gruppo

 

Per commentare la partita del Perugia contro il Cesena basta semplicemente partire da un episodio chiave: la superficialità, la leggerezza, la presunzione, l’arroganza con cui Angella ha colpito di testa il pallone all’indietro senza sapere minimamente dove si trovasse e dove fosse il portiere Fulignati, è lo specchio fedele dei 90 minuti.

Parliamo di Angella, l’unico giocatore del Perugia che se sta bene potrebbe calcare ancora la massima serie e che invece si trova a fare figure barbine in serie C.

Quando si dice l’atteggiamento, ossia la fame, la voglia di vincere, la voglia di dimostrare di essere più forte: nel Grifo visto contro i romagnoli è completamente e direi clamorosamente mancato tutto.

Difficile fare analisi tecnico tattiche quando esci dallo spogliatoio così: la natura conseguenza è rincorrere sempre gli avversari, arrivare sempre secondo su tutti i palloni, arrancare anche se tecnicamente se nettamente più forte.

Caserta dovrà chiedersi e chiedere alla squadra il motivo di questo comportamento; evidentemente la gara non è stata preparata nel migliore dei modi ed altrettanto evidentemente i giocatori hanno dimostrato di non essersi calati in questa categoria, categoria dal livello tecnico imbarazzante, ma dove per vincere occorre avere la stessa determinazione degli avversari.

Il tempo per recuperare c’è, a patto che si cambi subito registro mentale: a questo punto collego quanto detto da Serse Cosmi al teatro Brecht di San Sisto che non è altro quanto ho ripetutamente sottolineato io in questa rubrica.

Serve l’immediato intervento della società a fianco del tecnico, scuotendo la squadra e non lasciando subito l’allenatore solo in balia degli eventi, come è sempre avvenuto in questi anni.

“Errare humanum est, perseverare diabolicum”.

Fabio Orlandi