Serse sa quel che fare

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Il messaggio di Serse:

Serse sa quel che fare. La partita col Livorno dimostra che il tecnico ponteggiano conosce la direzione per dare un’anima alla squadra e un senso al campionato. Ma ancora c’è tanto da fare…

 

Prima di parlare della gara, non si può non celebrare il ritorno di Serse Cosmi sulla SUA panchina.

L’esordio al Curi – dopo due gare ufficiali giocate in trasferta – è stato quanto mai commovente, sia per l’uomo “del Ponte”, visibilmente emozionato, sia per tutti noi che ci siamo di colpo ringiovaniti di una quindicina di anni (vivaddio!!).

Ma soprattutto per tutti i ventenni allo stadio che hanno potuto toccare con mano i racconti dei loro padri, vedendo che le leggende legate a Cosmi, ascoltate e riascoltate nei circoli e nei bar – in questo caso – hanno più di un fondo di verità.

E quando – dopo aver preso più volte a manate il “povero” frigorifero dietro la panchina – si è sentito l’urlo di Serse che minacciava di una cruenta decapitazione uno dei Grifoni, reo di non aver raddoppiato a centrocampo, il pensiero è stato unanime, dalla Nord, alla gradinata, alla tribuna:

«dopo 16 anni, tutte le disavventure ed i fallimenti, finalmente il nostro mondo è tornato al proprio posto»

Non c’è niente da fare: noi perugini “sen fatti cusì”.

Diamo tanto, ma pretendiamo anche tanto.

E ci piacciono le persone “sanguigne”, quelli che s’incazzano, quelli che ci mettono il cuore e che danno tutto.

Non a caso, oltre Cosmi, tra i tecnici più amati a Perugia vi sono Mazzone e Galeone.

La presenza in panchina di Serse, quindi, ci rende oltremodo felici.

E ciò prescindere da quale sarà l’esito di questo campionato.

Dato che il Grifo visto nel Monday Night non pare – allo stato – poter avere grandissime ambizioni, ancorché nettamente migliore di quello di Oddo di fine 2019.

E ciò nonostante la preziosa vittoria ed i 3 punti con il Livorno.

I quali, incrociati con i risultati favorevoli della 21ma di B, ci avvicinano a -5 dal secondo Pordenone (sempre tenendo ben presente la nostra sfavorevole classifica avulsa coi veneti).

È chiaro che nessuno si aspettava che i labronici – nonostante il periodo di grave crisi e nonostante le assenze – venissero al Curi quale predestinato agnello sacrificale, per prenderne 4 e tornare in riva al Tirreno.

Ciò non fa parte dello spirito amaranto.

Ma nemmeno che il Grifo faticasse così tanto, rimanendo “appeso” per tutta la gara al singolo vantaggio, in casa e con l’ultima in classifica.

Tanto più che lo scarso valore dei toscani si è visto con l’unica loro azione veramente pericolosa di tutta la gara, sventata all’inizio del primo tempo da una provvidenziale uscita di Vicario sui piedi di Murilo.

Poi non hanno fatto più un tiro in porta.

Se si vuole ottenere qualcosa di più da questo torneo, quindi, non ci possiamo più permettere di non capitalizzare con gol i momenti di supremazia.

La strategia adottata dal Perugia, così come evidenziata da Cosmi nel post gara (primo tempo di supremazia, ma con grande dispendio di energie e compattamento/arretramento nel secondo per conservare le forze, mantenere il risultato e non crollare nel finale come a Verona), avrebbe un senso se il grande dispendio di energie del primo tempo ci avesse portato almeno al doppio vantaggio.

Un “tesoretto” da gestire nel prosieguo della gara.

Con il singolo vantaggio – nonostante l’avversario non irresistibile – sarebbe stato sufficiente uno “sciocco” infortunio difensivo (ipotesi tutt’altro che remota per il Grifo) e ci saremmo persi 2 punti.

E poi – se questa era la strategia – non si capisce perché l’uomo “del Ponte” non abbia innestato prima “sangue fresco”.

Al di là dell’ingresso “tattico” di Carraro per Konate al 64mo, infatti, i visibilmente esausti Mazzocchi e Melchiorri – autori entrambi di una gara maiuscola – sono stati sostituiti rispettivamente soltanto all’81mo ed all’84mo con Benzar e Bonaiuto che poco hanno inciso.

Un discorso a parte, poi, merita l’attaccante marchigiano, apparso ai margini del progetto di Oddo e tornato protagonista (anche gioco forza dalla squalifica di “King Peter”) con Cosmi.

Melchiorri autore di uno splendido gol, in un’azione da manuale.

In questi anni il mercato del Perugia ci ha abituato a sorprese: a volte buone, a volte meno.

E spesso ci ha spiazzato, con scelte inaspettate.

L’arrivo di Rajkovic (viene e fa le visite; le interrompe; va in Russia, ma poi torna e firma) ne è l’esempio.

Personalmente, quindi, spero che non sia toccato l’attacco: l’unico reparto indiscutibile quest’anno.

Ma se proprio dovesse uscire un attaccante, non si può proprio fare a meno di cederne uno e si vuole rischiare di concludere il torneo con sole 2 punte.

Sicuramente da quanto visto nelle ultime gare non dev’essere ceduto Melchiorri, né – tantomeno – il bomber Iemmello.

Ma Cosmi sa bene tutto ciò.

Come sa benissimo – e si è visto nelle ultime gare – qual è l’unica direzione possibile per dare un’anima a questa squadra ed un senso a questo campionato.

Siamo, quindi, fiduciosi e ci saremo.

Sempre.

Avv. Gian Luca Laurenzi