Sgarbi: “Voglio diventare una certezza per il Grifo”

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Sgarbi: “Voglio diventare una certezza per il Grifo”. Il difensore del Perugia: “Non sono permaloso, le critiche mi scivolano via. Ora ho risolto con la pubalgia”

 

Filippo Sgarbi, difensore del Perugia, continua ad allenarsi come può a casa sua almeno tre ore al giorno, come da programmi della società.

Il resto del tempo lo trascorre assieme alla fidanzata, studentessa di giurisprudenza anche lei di origini lombarde. Ma, quando lei studia, Sgarbi si cimenta in un corso online di inglese.

Il centrale del Grifo, che ha compiuto 22 anni lo scorso 29 dicembre, è arrivato in Umbria nell’estate 2018.

“È stata la mia prima esperienza in serie B, avevo tanto da imparare e, in questi quasi due anni sono cresciuto sotto molti punti di vista: di fisico, di testa, nelle attenzioni verso tanti dettagli, come ad esempio la dieta. Nel Perugia ho trovato chi mi ha insegnato il metodo corretto di affrontare il lavoro di calciatore, seguendo un programma e mettendoci attenzione e determinazione”.

Afferma di essere un “rompiscatole” perché vuol capire le cose che gli dicono di fare, ed ha instaurato un buonissimo rapporto con lo staff che lo segue.

“Il dottor Bisogni, che mi segue nella dieta, i preparatori atletici Valeri e D’Angeli e Gianluca Carboni. Devo poi ringraziare lo staff medico che mi ha curato da una pubalgia che mi portavo dietro dalla gara di La Spezia di settembre. Me ne sono liberato solo a gennaio, nella partita di Coppa Italia a Napoli. È stata una vera liberazione perché prima, quando giocavo, andavo avanti a forza di antidolorifici ed ero condizionato nei movimenti”.

Nel Perugia Filippo si trova bene. La concorrenza in una rosa folta, anche in difesa, non lo turba.

“Avere un bel mix di giovani e di esperti rende il reparto più completo. Con Falasco, Gyomber e Mazzocchi ho un bel rapporto già dall’anno scorso. Gyomber è un tipo di poche parole, ma con me si rapporta ed è è uno che, se vede qualcosa che non va, riesce a capire cosa c’è da fare per migliorare. E poi ci sono gli esperti Angella, Di Chiara, e Rajkovic, anche lui tipo di poche parole, ma molto esperto”.

Filippo si sente pienamente parte del gruppo biancorosso, nel quale ha avuto importanti opportunità di crescita.

“L’anno scorso ho giocato meno, perché avevo minori sicurezze. Quest’anno sono cresciuto e gioco un po’ di più. L’anno prossimo spero di essere una certezza per la squadra e di fare anche qualche gol. Se un giocatore decide qualche partita, attira l’attenzione dei media e delle squadre più importanti, perché può fare la differenza. Le critiche? Non sono permaloso, non do mai troppo peso a quello che si scrive su di me, riesco a farmelo scivolare addosso. I compagni mi chiedono come faccio, ma ovviamente ci sono i pro e i contro in questo mio atteggiamento”.

Il momento negativo delle cinque sconfitte consecutive Filippo lo spiega con un calo di energie mentali dopo le due vittorie con Livorno e Juve Stabia della gestione Cosmi.

“Forse pensavamo di aver trovato il modo per vincerle tutte e, poi, quando arriva un nuovo allenatore, le prime settimane si va sempre a mille: noi abbiamo pagato questo sforzo con un calo di concentrazione. Il ritiro ci ha aiutato ad aprirci, a confrontarci, a dirci le cose”.

E su una possibile ripresa afferma…

“Sarà necessario fare una nuova preparazione per riprendere i ritmi. Ma se si dovranno giocare le dieci partite che mancano tutte a  giugno, una rosa ampia come la nostra potrebbe essere un vantaggio importante. Sarà importante partire bene, con una o due vittorie che potrebbero darci lo slancio giusto. Poi, dipenderà anche da come staranno le altre squadre, cosa che adesso non si può prevedere”.

Da Cosmi ad Oddo, cosa è cambiato?

“Io ho un rapporto di lavoro con tutti i tecnici, non tendo a parlarci se non serve. E lo stesso faccio con lo staff. Cerco di svolgere i compiti che mi vengono assegnati e, solo se c’è qualcosa che non capisco, approfondisco con loro. Con la difesa a tre, noi centrali ci possiamo concentrare un po’ più sulla fase difensiva, perché a spingere sono gli esterni. Con Oddo si cercava di giocare più palla da dietro, ma avevamo qualche limite nel difendere. Ora, invece, noi tre dietro ci occupiamo più di evitare situazioni pericolose dietro, cercando comunque di far ripartire l’azione velocemente”.

Si ringrazia per la preziosa collaborazione Tifogrifo.com