Federico Giunti ricorda Galeone: “Mi ha cambiato la vita”

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Federico Giunti ha un legame fortissimo con Giovanni Galeone. L’ex centrocampista del Perugia lo ricorda con grande affetto e con quell’emozione che è dovuta alle persone che hanno segnato una parte importante della propria vita.

“La mia carriera calcistica la devo a lui – ricorda Giunti, poche ore dopo la notizia della morte di Galeone – soprattutto il fatto di aver giocato in serie A. Fu il mister ad intravedere in me le caratteristiche per giocare davanti alla difesa, ruolo che poi ho interpretato in altre squadre oltre al Perugia”.

Giunti ricorda la stagione 1995-1996, quella in cui il Grifo conquistò la serie A scalando la classifica e proponendo un calcio che dalle parti del ‘Curi’ non si è più visto.

“Era un allenatore molto intelligente. Sapeva far rendere i propri giocatori perché li metteva a proprio agio. Con me, ripeto, fu determinate. Lui aveva bisogno di un regista di qualità e non gli importava quanto sapessi difendere. Poi ho imparato anche la fase di non possesso, ma quell’anno ci servì molto anche il contributo che ad inizio stagione portò Walter Novellino, che al contrario di Galeone, era fissato con i meccanismi difensivi. Andammo in serie A con una squadra dove difendevano solo i due centrali. Peccato per l’anno successivo, dove iniziammo bene, vincendo contro la Sampdoria di Mancini e Montella e mettendo insieme in quell’avvio per tre vittorie consecutive. L’esonero di Galeone non lo capimmo, se fosse rimasto lui ci saremmo sicuramente salvati. Peccato perché il rapporto tra lui e Gaucci si incrinò: erano due persone carismatiche e il tempo secondo me ha messo a posto le cose”.

Galeone ha inciso non solo nella carriera di alcuni giocatori ma anche nel loro proseguo da allenatori. Gasperini, Allegri, Camplone e anche Giunti.

“Ho avuto diversi tecnici importanti, come Castagner, Mazzone, Ancelotti e Zaccheroni, ma quello che mi ha segnato di più è stato proprio Galeone. Mi ha trasferito dei meccanismi di gestione del gioco che ho fatto miei e ho cercato sempre di riproporre. Era un altro calcio, dove gli allenatori oltre alla tattica ti insegnavano a saper stare dentro uno spogliatoio e a rispettare anche gli avversari. Quando dico questo penso anche a Castagner e Mazzone, allenatori che non ci sono più ma che allo stesso modo mi sono rimasti nel cuore”.

Giunti racconta l’ultima volta che ha incontrato Galeone.

“In occasione della festa per i 120 anni del Perugia Calcio è passato per Città di Castello insieme a Trombetta. Si è fermato e siamo rimasti a pranzo insieme. Un’ora e mezzo di grande convivialità. Si ricordava più cose di me. Ha preteso come sempre un ‘frizzantino’, ma è stato piacevolissimo. Anche in quella circostanza, come in tante altre, gli ho ricordato che mi ha cambiato la vita”.