Deve rimandare ancora l’appuntamento con la vittoria il nuovo presidente Javier Faroni perchè il Perugia non va oltre un sudatissimo uno a uno in casa contro il Gubbio, confermando il balbettante avvio di questo torneo che, dopo quattro gare, vede i grifoni, con i loro cinque punti, non solo lontani ben cinque lunghezze dalla zona promozione diretta ma, addirittura, con il loro undicesimo posto, che potrebbe anche diventare dodicesimo in caso di vittoria della Lucchese in casa nel posticipo di domani sera, fuori dalla larghissima zona playoff!
Ed è andata anche bene perché il Gubbio si è dimostrato squadra tosta ed equilibrata, ha creato almeno cinque clamorose occasioni da gol, tre delle quali salvate da un Gemello bifronte, bravo tra i pali ma da infarto nelle uscite, contro le due sole occasioni avute dal Perugia, la prima addirittura con una deviazione di Iaccarino, sulla punizione di Ricci, finita sul palo, la seconda col gol di un difensore, Mezzoni, assistito dall’ennesima percussione di Cisco, il migliore dei grifoni.
E’ inutile girarci intorno ma questa squadra non ha un’identità. Sta vivendo sulle grandi prestazioni di Cisco e sulla volontà e l’orgoglio del gruppo, nel quale ieri si sono elevati, oltre all’ex Sudtirol, il monumentale Angella, ha annullato Tommasini e salvato un gol fatto e Mezzoni. Saremo monotoni ma, a nostro modesto parere, chi ha il dovere di dare un’identità e un gioco a questa squadra, il tecnico Formisano non l’ha fatto, non solo quest’anno, ma anche nelle gare dello scorso anno e la sua bassa media punti totalizzata nelle ultime ventidue gare del Perugia, playoff compresi, di solo 1,36 punto a partita, la dice lunga!
Al di là delle tante assenze per infortuni vari, in queste ventidue partite c’è stato un continuo tourbillon di formazioni e di moduli, con giocatori messi fuori ruolo inizialmente e poi subito riportati sul loro ruolo naturale a gara in corso, ieri ad esempio è toccato a Giraudo, riproposizioni di giocatori fuori forma, ieri sera Palsson e Souare, lasciando inizialmente fuori chi è in forma come Polizzi, moduli ripetutamente cambiati, spesso all’interno della stessa gara. E senza una continuità di formazione, di schemi e di moduli, trovare un’identità e un gioco diventa veramente una chimera.
Vedere una classifica del genere, tra l’altro alla vigilia di una trasferta difficile come quella di Pescara, contro i biancazzurri dell’ex Silvio Baldini, fa male. Fa male, in particolare, a quell’entusiasmo che la tanto agognata uscita di scena di Santopadre, in favore dell’arrivo di Javier Faroni, sembra aver subito ricreato. Ieri al“Curi”c’erano, oltre ai 978 eugubini, ben 5.697 tifosi del Perugia, non si vedevano da molto tempo, dei quali oltre 2.338 abbonati, cifra che ha scongiurato il record negativo degli abbonamenti, che rimane a Santopadre con i soli 2022 della scorsa stagione.
L’entusiasmo va coltivato con i risultati e quelli deludenti ottenuti da Febbraio ad oggi da mister Formisano non sono certo legna buona da ardere per far accendere il caminetto dell’entusiasmo e poter scaldare il cuore dei tifosi, troppo infreddolito da anni di delusioni santopadriane. Faroni, appena arrivato, è una persona seria e siamo convinti che ce la metterà tutta ma riteniamo che senza una svolta tecnica sarà difficile, per questa stagione, coltivare segni di gloria.
L’obiettivo da qui a Gennaio, quando Faroni, magari con una ricapitalizzazione, necessaria per sbloccare il mercato, cercherà di rinforzare adeguatamente la squadra, è quello di non perdere troppo terreno, chiudendo magari il Girone d’andata tra il sesto e il settimo posto per poi, con la squadra rinforzata e finalmente competitiva nel ritorno, scalare la classifica per poter disputare i playoff, da terzi o quarti, con una squadra all’altezza, che possa provare a vincerli.
Ma se il Perugia continuerà a viaggiare con la modesta media punti di queste ultime ventidue gare, i playoff difficilmente arriverà a disputarli o, se dovesse riuscirci con un deludente piazzamento finale tra l’ottavo e il decimo posto, li giocherebbe ad handicap, da ottavo, nono o decimo, in partita unica da vincere assolutamente fuori casa, sia al primo che al secondo turno, con il rischio concreto della consueta, immediata, deprimente uscita di scena alla quale Santopadre ci aveva, purtroppo, tristemente abituato.
Danilo Tedeschini