Lavagna tattica: “e ‘l modo ancor m’offende”

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Lavagna tattica:

Lavagna tattica: “e ‘l modo ancor m’offende”. Al Curi si può ribaltare il risultato dell’andata ma ad alcune condizioni. Ma per descrivere il rapporto tra piazza e società/giocatori ora serve una terzina di Dante

 

Una delle frasi più abusate del mondo pallonaro è la seguente: “gioca chi dà tutto per la maglia”.

Tale frase sembra calzare a pennello con le scelte di Oddo di ieri sera, immagino scelte condivise con la società, in quanto il capocannoniere della squadra Iemmello non è sceso in campo nemmeno per un minuto.

Ci sono dei motivi alla base di questa scelta, che non può definirsi illogica, in quanto il bomber aveva deluso molti, me compreso, nel modo e nell’atteggiamento con cui non aveva realizzato due comode palle gol nella sfida con il Venezia.

Ora noto che molti suoi detrattori lo avrebbero voluto in campo, almeno a gara in corso, soprattutto a causa dell’asfittico attacco dei grifoni, attacco che ha dimostrato per l’ennesima volta di non poter fare a meno del suo unico vero realizzatore.

Oddo, come ha sottolineato il direttore Goretti, aveva preparato bene la gara, disponendo la squadra con un razionale ma prudente 3-4-2-1, che spesso si trasformava in 5-4-1, con l’obiettivo di tirar fuori il Pescara e di colpirlo in ripartenza dove la squadra locale ha dimostrato di essere particolarmente fragile.

L’idea ha funzionato almeno nel primo tempo dove se i grifoni avessero sfruttato meglio alcune situazioni potevano chiudere il primo parziale con un vantaggio molto più ampio.

Nel secondo tempo è accaduto l’imponderabile, o meglio, i grifoni hanno deciso di resuscitare i morti, consentendo al Pescara di vincere il primo round.

Fortunatamente l’avversario si chiama Pescara, quindi ci sono ancora tutte le possibilità di “rigirare” la sfida, a patto che la squadra abbia un atteggiamento più aggressivo e abbia l’obiettivo di fare gol dal primo minuto: paradossalmente dover recuperare potrebbe non essere uno svantaggio per una squadra che ha sempre dimostrato di non saper gestire nulla.

Diventa impossibile non rimarcare ancora una volta tutte le responsabilità della società.

Nel canto V dell’Inferno, con riferimento all’episodio di Paolo e Francesca, Dante in una celeberrima terzina, parla della morte di Francesca e dell’amore di Paolo per la sua amata. L’intensità di questo amore lo offende, lo soggioga.

Possiamo traslare queste parole alla situazione del Perugia Calcio: soggioga, offende il modo in cui il Presidente gestisce gli allenatori lasciandoli soli in balia degli eventi, il modo in cui i giocatori non si riconoscono più in una città che è stata piena di gloria e di lustro, il modo in cui vengono allontanati membri dello staff, penso al team manager e al magazziniere, il modo in cui si gestisce questa società dove l’unico aspetto rilevante sembra quello economico a discapito di quello sportivo, il modo in cui si è approcciato il mercato di Gennaio, il modo in cui sono trattati i tifosi che ora sembra siano arrivati al punto di non ritorno, il modo in cui… il manto erboso è stato più simile a un campo di patate che ad un campo di calcio adducendo la puerile scusa dell’impianto di irrigazione, ecc ecc…

“E ‘l modo ancor m’offende” scriveva il Sommo Vate…

Fabio Orlandi