Lavagna tattica: l’abbraccio dei giocatori non sempre un bel segnale, Caserta va supportato

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Lavagna tattica: l'abbraccio dei giocatori non sempre un bel segnale, Caserta va supportato. La società ricordi che un allenatore sereno sbaglia meno. La vittoria col Ravenna va presa col beneficio d'inventario

Lavagna tattica: l’abbraccio dei giocatori non sempre un bel segnale, Caserta va supportato. La società ricordi che un allenatore sereno sbaglia meno. La vittoria col Ravenna va presa col beneficio d’inventario

 

Nei corsi di allenatore, da quello Uefa PRO, in cui il docente principale è il presidente dell’Assoallenatori Renzo Ulivieri, a quello Uefa B, in cui si sono susseguiti come insegnanti mister del calibro di Varrella, Mario Beretta e altri, si ripete sempre la seguente definizione: l’allenatore è un TUTTOLOGO, ossia deve essere in grado oltre ad insegnare calcio, di rapportarsi con tante figure tutte importanti, come i giocatori, il magazziniere, il custode, i medici, i preparatori dei portieri, la società e nel caso di mister di settore giovanile anche con i genitori.

E’ perciò chiaro sin dalla definizione che il ruolo presenta notevoli difficoltà, difficoltà che ovviamente aumentano in maniera esponenziale con l’incidenza dell’aspetto economico nelle categorie professionistiche.

La premessa diventa doverosa dopo aver sentito mister Caserta innervosito dalla domanda su Moscati e dopo aver visto i giocatori abbracciarsi in maniera forte dopo la prima rete e alla fine della gara.

Diversi addetti ai lavori (giornalisti) hanno sottolineato positivamente questo secondo aspetto: in realtà, chi conosce davvero certe dinamiche calcistiche, certe immagini o certe parole percepisce che questi sono segnali non sicuramente incoraggianti.

Come già scritto nel precedente articolo, la gestione dei giocatori è fondamentale per un allenatore, ma tremendamente difficile, perché ogni giocatore ha il suo carattere, le sue esigenze, il suo modo di rapportarsi con il mister e con gli altri giocatori. E’ un piccolo mondo ove è complicatissimo che fili sempre tutto liscio alla perfezione.

Ed è per questo che l’allenatore deve essere sostenuto in questo suo compito, ma da chi? Sicuramente dalla società che deve rafforzare la figura del mister, condividere e supportare le scelte, far sentire il sostegno per lasciarlo sereno (un allenatore sereno sbaglia sicuramente meno).

Caserta non è sembrato sicuramente sereno sia nella conferenza pre partita sia nel dopo gara e l’abbraccio collettivo dei giocatori equivale al messaggio: “siamo uniti con l’allenatore”.

Messaggio sicuramente non rivolto alla tifoseria che ha subito apprezzato il tecnico calabrese: rimane come unico destinatario la società, anche alla luce di alcuni nomi di allenatori già circolati in città.

Nulla di nuovo sotto il sole di Pian di Massiano: questo modo di operare tipico della società del presidente Santopadre ha lasciato soli anche altri tecnici in passato ed i risultati sono stati negativi.

La speranza era che la presenza di nuove figure intermedie tra presidente e squadra potessero e fungere da “cuscinetto” e da supporto: non sembra purtroppo che sia così.

Fortunatamente la partita di ieri ha restituito il sorriso a Caserta anche se c’è da dire che contro c’era il poco o il nulla. Il Ravenna aveva perso tutte le gare fuori casa, quindi la vittoria va presa con moderata soddisfazione, ben sapendo che la strada è ancora lunga e piena di difficoltà.

Gli aspetti positivi sono essenzialmente due: l’esplosione di Minesso (tre gol di testa per un giocatore di 1,70 m testimoniano la pochezza della squadra avversaria) e l’eccellente prestazione di Favalli, alla seconda partita consecutiva sopra le righe.

Caserta ha nuovamente riproposto il 1-3-5-2 con Kouan e Sounas interni, Rosi e Favalli quinti e il francese Vanbaleghem regista (appena sufficiente la sua prestazione).

Non ha giocato Burrai, non ha giocato Falzerano, è entrato a gara in corso Moscati: l’impressione è che a centrocampo la confusione regni sovrana. Ancora troppo distratta la difesa, a parte un ottimo Monaco e per una volta Melchiorri non è stato decisivo (anche questa è una notizia).

Ora la palla passa alla società e al mercato: la promozione in serie B passa dal mercato di gennaio, visto che il grifo è già in ritardo in classifica e le altre avversarie si rinforzeranno a loro volta.

Quali giocatori partiranno e quali arriveranno a pian di Massiano? Un attaccante e un centrocampista subito, giocatori forti, di personalità, allenati, che possano immediatamente giocare alla ripresa del campionato.

Su questo non devono esserci indugi, come non devono esserci dubbi sul fatto che giocatori come Rosi, Angella, Melchiorri, Sgarbi, Falzerano debbano rimanere dove sono…

Fabio Orlandi