Russo: “A Perugia sono diventato uomo”

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Il difensore di Grifo e Frosinone:
foto: Fabio Arcangeli

Il difensore di Grifo e Frosinone: “Ricci e Canotto colpi super per i gialloblu, biancorossi ok ma non avrei mandato via Melchiorri” 

 

Sabato si affronteranno Frosinone e Perugia. Una sfida che suscita tanti ricordi alla tifoseria del Perugia e che, nel recente passato, è diventata un “classico”.

Molteplici anche i giocatori che hanno indossato la maglia di entrambe le squadre. Tra questi, Adriano Russo, difensore classe 1987, che ha scritto pagine importanti con entrambe le compagini: con il Grifo ha vinto un campionato di C2 e una Supercoppa, mentre con i ciociari ha ottenuto 2 promozioni consecutive una dalla C alla B e una dalla B alla A.

In vista della sfida di sabato, abbiamo deciso di intervistarlo per presentarci la gara.

Perugia e Frosinone sono le squadre che hanno segnato la tua carriera: Perugia ti ha lanciato verso il calcio che conta, Frosinone la tua consacrazione con l’esordio (e il gol) in serie A. Cosa ti hanno lasciato queste due città?

“Perugia è la città che mi ha formato come uomo perché è stata la prima piazza veramente importante nella quale ho giocato, con un pubblico e con uno spessore più elevato rispetto alle precedenti. Mi ha lanciato definitivamente nel calcio professionistico. Giocare in uno stadio come il Curi mi ha anche preparato ad affrontare la pressione che certe tifoserie calde possono trasmetterti”.

Un ricordo di Perugia?

“A Perugia ho vinto un campionato ed una Supercoppa, quindi le emozioni sono state tante. Per rispondere dico la vittoria del campionato di C2: avevamo una rosa che valeva una o addirittura – posso tranquillamente sbilanciarmi – due categorie superiori. Ma si era creato un gruppo meraviglioso che, continuando a seguire il Grifo anche in categorie superiori, difficilmente ho rivisto. Abbiamo vinto un campionato di C2 ma siamo riusciti ad entrare nel cuore dei tifosi. Eravamo e ci sentivamo amati da Perugia. Abbiamo riportato, dopo l’anno di serie D, una ventata di freschezza. Mi ricordo, soprattutto, quella storica giornata a Fano dove c’erano 3.000 persone allo stadio ed alcuni sono addirittura rimasti fuori. Stupendo”.

Sei rimasto legato a qualcuno?

“Sicuramente a Melchiorri, con il quale ho avuto il piacere di giocare nelle giovanili del Siena. È una di quelle persone che è dentro al calcio ma che con il calcio non c’entra niente nel senso che è un ragazzo d’oro dentro e fuori dal campo. Se non avesse avuto tutti gli infortuni, alcuni anche importanti, avrebbe senza ombra di dubbio fatto molte più presenze in serie A”.

Passando all’attualità, continui a seguire Perugia e Frosinone? Se sì, che idea ti sei fatto delle due squadre?

“Seguo molto più la B che la serie A, quindi assolutamente sì. Ho visto bene entrambe in queste prime giornate. Tuttavia, la serie B è un campionato troppo lungo per esprimere giudizi dopo appena 2 gare. Ne servono almeno 10/12 e non sono comunque abbastanza. Ti faccio un esempio personale: quando abbiamo vinto il campionato di serie B con il Frosinone, non siamo mai partiti forti o brillanti. È un campionato molto difficile e molto particolare. Ogni anno può esserci una sorpresa. Tuttavia, mi hanno colpito Perugia e Frosinone perché entrambe tendono ad esprimere un calcio propositivo e volto ad offendere piuttosto che a difendere, cosa non consueta in B. È una mentalità che a me piace, ma va mantenuta per tutta la stagione”.

C’è stato un acquisto che ti ha colpito di questo mercato?

“Il Frosinone ha messo a segno dei colpi di mercato, pescando soprattutto tra gli svincolati, veramente importanti. Mi viene in mente Canotto che nelle prime uscite mi ha impressionato: salta spesso l’uomo ed è molto funzionale al gioco di Grosso. Anche Matteo Ricci è un ottimo innesto che può fare la differenza. Ovviamente, come sempre, il giudizio finale spetta sempre al campo: tra serie A e B c’è un abisso, ma anche scendere di categoria, soprattutto a livello mentale, non è poi così semplice. Il Perugia anche si è mosso bene, ma non mi sarei privato di Melchiorri: alla fine dell’anno, al di là degli infortuni, le sue giocate risultano sempre decisive”.

Ora hai smesso di giocare e ti sei dedicato ad altro. Hai aperto una pizzeria che, non a caso si chiama “Matusa” come il vecchio stadio del Frosinone. Quindi, sei comunque rimasto legato al mondo del calcio?

“Il Matusa era un catino, uno stadio antipatico a tutti, ma per noi che ci giocavamo era bellissimo. Ti sentivi circondato dai tifosi. Questa cosa mi è rimasta in presso ed ho deciso di utilizzare il nome, anche perché ho solo bei ricordi”.

Hai mai pensato di intraprendere la carriera di allenatore?

“Sinceramente no. Già mentre giocavo avevo aperto un negozio di abbigliamento qui a Frosinone. Poi c’è stata anche la pizzeria, quindi di tempo a disposizione ne avevo ben poco. Addirittura, ho pure accorciato i tempi, smettendo di giocare prima di quanto avrei potuto. Mi piace fare le cose con impegno e dedizione, altrimenti non le inizio nemmeno”.

Un pronostico sulla partita?

“Non mi piace fare pronostici. Credo, tuttavia, possa essere una bella partita. Di Frosinone-Perugia ho un ricordo: giocavo con il Perugia e vincemmo 1-0. Fu una partita bellissima dove addirittura Zappino (poi mio compagno) prese 8 o 9 in pagella per quanti tiri subì. Ma quell’anno in attacco con il Grifo c’erano Politano-Ciofani e Fabinho”.

Intervista a cura di Michele Mencaroni 

L’ANEDDOTO SU ADRIANO RUSSO 

Il “nostro” Nicolò Brillo ci ha raccontato un curioso e simpatico aneddoto su Adriano Russo riguardante proprio il giorno della promozione del Perugia Calcio dalla C2 alla C1 in quel di Fano.

Era il 25 Aprile 2012. Allo stadio “Mancini” il nostro collaboratore, allora 16enne nonché grande tifoso del Grifo, aveva seguito la partita dal settore ospiti.

A fine gara, arrampicatosi sull’inferriata che divide campo e spalti, tra un festeggiamento e l’altro per la vittoria del campionato, ha cercato invano di raccogliere qualche cimelio dai giocatori biancorossi.

Inutile dire che le maglie sono subito sparite, idem per i calzoncini, lanciati dai grifoni all’indirizzo dei tifosi perugini. Nel tentativo di racimolare qualcosa (manco fossero reliquie religiose) – così ci racconta – ha cominciato a chiamare a squarciagola un po’ tutti i protagonisti di quella fantastica squadra.

Niente. Nessuno lo prende in considerazione. Quasi tutti sono ormai avviati verso gli spogliatoi per proseguire coi festeggiamenti. Tutti eccetto uno. Russo, sentendosi urlare “Adrianooooo” (un po’ come Rocky Balboa con Adriana), si volta e si dirige verso il nostro attuale giornalista.

Il difensore napoletano era rimasto in mutande e calzettoni. Escluso per ovvi motivi il primo indumento, lasciò a Nicolò i calzettoni bianchi firmati “Puma”. Calzettoni che ancora oggi vengono preziosamente conservati nei cassetti di casa del nostro collaboratore e che vengono saltuariamente rispolverati per qualche partita a calcetto tra amici.