Alla ripartenza sensazioni contrastanti

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Il Perugia trova l'Ascoli in Coppa Italia. Il cammino del Grifo parte nel secondo turno eliminatorio contro i marchigiani 

Alla ripartenza sensazioni contrastanti. Bene i tre punti aldilà dei demeriti dell’Ascoli, ma senza il pubblico non è la stessa cosa. Sull’offerta avanzata da Canovi qualcosa non torna…

 

Riprendere a scrivere del Grifo, dopo che il mondo che conoscevamo fino al 28 febbraio scorso è andato in frantumi, mi suscita sensazioni contrastanti.

Da una parte la voglia smodata di affermare – anche per la ripartenza dei campionati – che “è tutto finito”, tutto ritornerà come prima, nonostante il fatto che sappiamo bene che (ancora) l’emergenza non è finita.

Dall’altra un certo “stranimento”.

Passare dal nulla completo dei mesi scorsi, quando – pur di vedere il Grifo – andavo a ricercare su Youtube i filmati sbiaditi d’epoca all’indigestione di calcio (A e B praticamente ogni giorno), che ci faremo da qui ad agosto…

Sempre che il “bastardo coronato” non decida di romperci di nuovo le uova nel paniere.

In ogni caso la banda-Cosmi non poteva farci regalo migliore, riiniziando questa nostra nuova vita post-pandemia con una bella vittoria.

«Sì» – diranno quelli più critici – «ottima vittoria, ma non “bella”».

È vero: gioco non spettacolare, diversi errori sotto porta… ma non me ne importa nulla!

A me questa vittoria è piaciuta molto, come è piaciuto molto il carattere, la grinta che c’hanno messo tutti i Grifoni.

La voglia di urlare «noi ci siamo!», «ancora il Grifo può dire la sua in questo campionato!».

Ci penseranno poi i tecnici ad analizzare la gara e valutare anche la (scarsa) caratura dell’Ascoli, ma per me è buona la prima.

E sono ottimi i 3 punti!

Quello che invece non va per nulla bene è il calcio senza spettatori.

Ed almeno DAZN ci ha risparmiato le “pecionate” tipo i cori registrati dell’Allianz, il pubblico virtuale dell’Olimpico o le terribili figure di cartone della Bundesliga.

Il calcio senza pubblico, senza tifo, senza cori, non è calcio, è un’altra cosa. Punto.

Ogni tanto mi riguardo con nostalgia l’abbonamento, chiedendomi quando potrò ritornare nel mio posto al Curi a tifare il mio amato Grifo…

L’argomento, però, che ha tenuto banco nell’ultima settimana non è stata la ripresa del campionato.

Ma l’offerta di acquisto del Perugia Calcio che il Presidente Santopadre avrebbe ricevuto nelle settimane scorse ad opera di un non meglio specificato fondo finanziario Italo-Maltese, rappresentato dall’Avv. Dario Canovi.

E le parti sarebbero state messe in contatto da Alessandro Gaucci, figlio del compianto Luciano e già dirigente del Grifo dei “tempi d’oro”.

Si vocifera che l’offerta sarebbe stata sostanziosa, ben oltre i 10 milioni di euro.

L’unica notizia certa e confermata dalle parti, però, è che vi sia stata una richiesta di acquisto e che Santopadre l’abbia rifiutata.

Sulla natura e sull’ammontare dell’offerta si sono rincorse varie voci – tutte peraltro concordanti – ma non vi sono conferme ufficiali.

Partendo dal presupposto che per brutte esperienze passate, a noi tifosi viene l’orticaria a sentir parlare di “finanziarie” o “cordate” interessate al Perugia Calcio, personalmente ho trovato del tutto fuori luogo la pubblicità che l’Avv. Canovi e Alessandro Gaucci hanno dato a tale offerta.

Nella mia ultra venticinquennale esperienza di avvocato aziendalista ho visto innumerevoli trattative di questo tipo.

Trattative che – quando sono concrete – devono rimanere sempre strettamente riservate, per tutta una serie di motivi, a cominciare dal rapporto con i dipendenti, i fornitori ed i concorrenti.

Nel momento delicatissimo del Grifo che – è bene ricordare – veniva da una striscia negativa, interrotta dalla vittoria con la Salernitana il 7 marzo scorso e si trovava poco sopra la zona play out, sapere che vi fosse stata un’offerta – ancorché rifiutata – per un passaggio di mano, avrebbe potuto destabilizzare un ambiente, già con un equilibrio quanto mai delicato.

Rischiando di influenzare negativamente il rendimento del Grifo che, invece, ora ha bisogno di punti come l’ossigeno.

Oltre al rischio di dare il via a tutta una serie di sospetti ben poco edificanti.

Ritengo che sarebbe stato un atteggiamento molto più serio e responsabile, mantenere riservata la trattativa, ancorché fallita, e – semmai – darne notizia a campionato concluso.

Detto questo, però, s’impone una riflessione nel merito.

Se, infatti, fosse vera la cifra di cui si parla, essa è di tutto rispetto e chiunque di noi – al posto del Presidente – sarebbe fortemente tentato di accettarla.

Ma noi non siamo al posto del Presidente.

Egli è il proprietario del Perugia Calcio e, quindi, con la sua proprietà è liberissimo di fare quello che crede, anche rifiutare un’offerta che a tutti noi pare ottima, ci mancherebbe!

Quello che non torna, però, è che se Santopadre si può permettere di rifiutare seccamente un’offerta del genere, poi non può continuare a sostenere che le risorse sono limitate, che per mantenere l’equilibrio finanziario più di così non si può fare.

Che per fare una squadra da serie A servirebbe l’immissione di risorse che lui non ha.

Dal mio punto di vista, chi ha risorse limitate e riceve un’offerta del genere è come se avesse fatto un 6 al Superenalotto ed è quantomeno incosciente non accettarla.

Anche per dare modo al Grifo di avere ambizioni che, allo stato attuale, non può avere.

Ma proprio per questa illogicità e per il fatto che il Presidente Santopadre non si può certo definire un “incosciente” ma tutt’altro, non escludo affatto che l’offerta possa essere ben diversa da come la sappiamo.

Avv. Gian Luca Laurenzi