E’ un editoriale particolare, triste, quello di oggi perché poco prima che il Perugia scendesse in campo a Pontedera è venuto a mancare Giovanni Galeone, il “Profeta”, l’allenatore più spettacolare dell’ultracentenaria storia del Perugia. Colui che è riuscito nell’impresa, che probabilmente rimarrà ineguagliabile, di trascinare ad abbonarsi quasi tredicimila perugini nella stagione della Serie A ritrovata, folgorati dalla spettacolarità del gioco, il suo ammaliante quattro-tre-tre che faceva praticare ai grifoni, che consentì al Perugia la meravigliosa rimonta in classifica culminata con la promozione in Serie A nella gara finale vinta col Verona tre a due davanti ad oltre venticinque mila spettatori ammassati in un “Curi” ribollente di entusiasmo.
Galeone era arrivato a Perugia, tra la gioia di chi scrive, che dai tempi del suo Pescara ne seguiva innamorato le gesta, dopo sette partite, quattro con la gestione Novellino e tre con l’interregno di Giannattasio. Trovò un Grifo malmesso, in zona playout, ma lui nella sua prima conferenza stampa (le sue conferenze non erano mai banali, anzi) disse subito tra la meraviglia e lo scetticismo dei colleghi “Non sono venuto qui per salvare il Perugia, sono venuto per portarlo in Serie A”, mettendo così il primo tassello alla grande, meravigliosa rimonta in classifica.
Questo era Galeone, colto, intelligente, carismatico. A questo proposito vogliamo citare un aneddoto del primo anno a Perugia. Vigilia di Perugia-Brescia: Marco Negri, capocannoniere del Grifo, non ci sarebbe stato perché squalificato. Toccava ad Adriano Meacci esordire da titolare, giocatore modesto, pescato in Serie C2 nel San Donà. Nella rifinitura il Profeta cercava inutilmente di inculcare a Meacci i movimenti offensivi da fare la sera dopo, andava a provarli e sistematicamente Meacci li sbagliava. A quel punto il Gale lo prese sottobraccio dicendogli a voce alta “ Meo, non ti preoccupare che domani segnerai due gol, adesso vai a provare i rigori”.
E così accadde. Il Profeta aveva visto giusto. Il Perugia battè il Brescia 3-1 con una fantastica doppietta di Meacci che, impazzito di gioia, quasi incredulo, corse a gridarla davanti alla telecamera dell’allora Telepiù. Il terzo gol, una delle perle più belle ammirate in cinquantanni al “Curi”, lo segnò Massimiliano Allegri con un pallonetto magistrale dai venti metri che uccellò l’ex portiere della Ternana, Di Sarno, quello del pasticciaccio D’Ermilio nel derby di tre stagioni prima. Max Allegri, il suo allievo prediletto, il primo acquisto novembrino di Gaucci, voluto fortemente dal Gale, sempre in simbiosi con Galeone, che lo scoprì e valorizzò a Pescara e poi a Perugia e Napoli.
Purtroppo la bella avventura di Galeone a Perugia si interruppe bruscamente dopo solo quattordici gare in Serie A, col Perugia in quel momento salvo e reduce da un buon pareggio a Bologna con una squadra imbottita di “Primavera” per le tante assenze. Gli attriti con i Gaucci e il direttore sportivo Pieroni portarono all’assurdo esonero alla vigilia di Natale. Abbiamo la convinzione che se il Profeta fosse rimasto alla guida del Perugia, i grifoni avrebbero raggiunto la salvezza. Un clamoroso errore di Luciano Gaucci!
Siamo orgogliosi di aver conosciuto questo grande allenatore, splendido padrone di casa nei confronti del sottoscritto e di mia moglie quando ci recammo a trovare Lui, Goretti e Allegri al Centro “Paradiso” di Soccavo a Napoli, quando allenava i partenopei. Ciao mister, da ieri tutti noi amanti del calcio spettacolare, quello vero, siamo un po’ più soli.
Dopo il doveroso omaggio a Galeone non è facile passare repentinamente ad analizzare il pareggio per due a due ottenuto dal Perugia sul campo del Pontedera. Un pareggio meritato, un pareggio “double face”, perchè se positivo sotto il profilo della combattività, finalmente ritrovata, della squadra, è sicuramente non appagante per la classifica, visto che il Perugia doveva vincere per accorciare le distanze dal Pontedera sestultimo ed invece, col pari, queste sono rimaste invariate a sei punti, col pareggio che allontana anche il quartultimo posto del Bra, vittorioso a Rimini ed adesso a tre lunghezze. Si è invece recuperato solo un punto alla Torres, ora penultima col Perugia.
Il tutto alla vigilia della gara contro la scatenata capolista Arezzo, che sabato ha rifilato un roboante cinque a uno casalingo al Campobasso e che sarebbe magari venuta meno “assatanata” a Perugia se Stefano Okaka non avesse segnato il gol della vittoria del Ravenna sull’Ascoli quando la gara del “Benelli” sembrava avviata verso uno zero a zero che avrebbe mandato entrambe le rivali degli amaranto a tre lunghezze. Invece l’Arezzo si ritrova, sì l’Ascoli quattro punti dietro, ma il Ravenna è, invece, sempre attaccato ad un punto per cui la squadra di Bucchi verrà al “Curi” motivatissima.
Ieri si sono notate cose buone, la perla del due a due di Manzari direttamente da calcio d’angolo su tutte, l’atteggiamento come detto, più combattivo (per la seconda volta, era successo a Bra che il Grifo, andasse sotto due volte e riuscisse a rimontare), l’aver trovato entrambi i gol, finalmente da palle inattive, il primo è venuto da un colpo di testa di Giraudo su angolo di Manzari, risultato il miglior grifone, uno che gli angoli li batte molto bene e si è visto e la conferma della migliorata condizione fisica.
Purtroppo ci sono da annotare ancora errori a centrocampo, completamente fermo in occasione del gol di Vitali e in difesa, nessun difensore è uscito incontro a Vitali e a Ladinetti, liberi di calciare i due tiri, molto belli, che hanno portato alle due reti dei toscani. Tedesco a fine gara ha anche denunciato, a ragione, un approccio molle della squadra all’inizio del secondo tempo e certe pause possono costare caro.
Da sottolineare anche come nel finale il controllo all’FVS abbia fatto cambiare decisione all’arbitro che aveva concesso un rigore per una spinta a Giardino, con Tedesco che ha poi spiegato a fine gara come la decisione dell’arbitro dopo il controllo fosse giusta e se mai il rigore che doveva essere fischiato era quello per un fallo di mano in un’azione precedente.
Se il Perugia avesse vinto a Pontedera un pareggio casalingo con l’Arezzo, un gran risultato, sarebbe stato molto utile alla classifica che invece dopo il pari di ieri necessita di un salto di qualità e per far quadrare i conti, quattro punti nelle due gare con le due toscane, adesso serve un successo contro l’Arezzo. Ma il Perugia è in grado di arrivare ad un’impresa del genere? Domenica intorno alle 16.30 lo sapremo!
Danilo Tedeschini





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