In C il più brutto Grifo degli ultimi sessant’anni. Ora la società rifletta bene

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foto: acperugiacalcio.com
 

Termina con una giornata d’anticipo, con la meritata sconfitta per due a uno rimediata a Campobasso, il balbettante campionato 2024-25 del Perugia. I grifoni sono matematicamente fuori dalla griglia playoff, se da dodicesimi, tredicesimi o quattordicesimi lo sapremo domenica ma la cosa, ininfluente, riguarderà soltanto gli almanacchi. L’unica, chiamiamola consolazione, è l’essersi salvati senza approfittare delle penalizzazioni di Lucchese e Spal ma anche questa è solo una mera statistica.

Per il Perugia si è trattato del peggiore campionato di Serie C, compresi i tre di C2, degli ultimi sessantanni, peggiore perfino, come piazzamento, di quello “tristemente famoso” con Ferruccio Mazzola inizialmente in panchina, rilevato poi da Marcello Neri poco dopo l’inizio del Girone di ritorno. Finisce con il Perugia addirittura ultimo nella classifica delle diciannove gare esterne, con soli dodici punti conquistati, frutto di una sola vittoria, quella di Ascoli, nove pareggi e ben nove sconfitte.

Una stagione iniziata male con la gestione Santopadre che aveva “fatto” il mercato, con la cessione a Faroni avvenuta  a campionato iniziato e a mercato chiuso, con tre allenatori succedutisi, Formisano che ha iniziato male, Zauli, nettamente il peggiore dei tre e Cangelosi, che ha rimesso la nave in linea di galleggiamento conquistando una salvezza che, al momento del suo arrivo, sembrava tutt’altro che sicura, illudendo di poter centrare i playoff prima del decisivo calo delle ultime tre gare, con un solo punto conquistato.

Cangelosi chiude, al momento manca la gara di domenica col Pontedera, con quindici punti in dieci gare, alla media di 1,5 a partita, da ottavo posto, nettamente migliore dell’1,18 di Formisano, tredici punti in undici gare e del deleterio punto a partita di Zauli nelle sedici gare sotto la sua gestione, che ha pesantemente influito nel mancato accesso ai playoff. Una stagione costellata da tantissimi infortuni che hanno falcidiato, chi più chi meno, tutti e tre i tecnici ma che non può assolutamente costituire un alibi.

Tanti gli errori, da parte di tutti, dalla società vecchia a quella nuova, in particolare Faroni e l’ex d.s Giugliarelli hanno pesantemente “toppato” nella scelta di Zauli dopo l’esonero di Formisano. Ma anche Cangelosi, che pure, come accennato, è stato il migliore meritandosi la conferma per altre tre stagioni, non è esente da errori, in particolare quello di aver dato una sterzata solo nelle gare casalinghe mentre in trasferta il Perugia, anche col tecnico siciliano, ha proseguito nel suo “Annus horribilis”.

Ma tra i responsabili della stagione, se non fallimentare, quantomeno molto deludente, ci sono senza dubbio la gran parte dei giocatori, col Direttore Meluso che, insieme a mister Cangelosi, dovrà riflettere bene su chi confermare (pochi) nella prossima stagione, che dovrà vedere il Perugia, senza se e senza ma, lottare per la promozione diretta. Chi non sarà ritenuto all’altezza, al di là delle scadenze contrattuali dovrà essere messo da parte, in particolare giocatori stagionati e logori, troppo spesso fuori per infortunio.

Ci sono due modi diversi per vincere la C e gli esempi diversi delle due squadre già promosse, Entella ed Avellino, calzano a pennello. L’Entella lo ha fatto senza svenarsi, ma costruendo un collettivo nel quale, pur mancando un vero stoccatore, nessun giocatore è andato in doppia cifra, in zona gol la differenza l’ha fatta la coralità, con tantissimi giocatori a rete, sfruttando tantissimo anche le palle inattive. L’Avellino, invece, ha vinto costruendo una corazzata in estate, rafforzandola pesantemente a Gennaio, quando ha affiancato a Patierno, l’altra bocca da fuoco Lescano.

Ma sia i liguri che i lupi, anche l’Avellino ha segnato tanti gol sfruttando le palle inattive, hanno inserito elementi che avevano fame, prerogativa fondamentale per vincere, gente magari poco conosciuta ma che, come si dice in perugino, “moscava” gli avversari, i centrocampisti Cagnano  e De Cristofaro e il difensore Enrici ad Avellino o il rigenerato ex grifone Di Noia, Bariti,  Corbari, a Chiavari, a fianco di elementi esperti come l’ex grifone Sounas, che dopo Perugia e Catanzaro ha vinto anche  ad Avellino o come il difensore Rigione, o  come Tiritiello e Parodi in Liguria.

L’Entella somiglia molto al Perugia di Fabio Caserta, allenatore cui a Perugia non è stato dato il giusto merito per la grande impresa compiuta. Centrocampo che mordeva con i vari Sounas, Kouan. Di Noia, e Van Baleghem. sapientemente orchestrato dal direttore Burrai, specialista dei calci piazzati, con Falzerano, che quest’anno ha trascinato il Monopoli, non il Real Madrid, al terzo posto ed Elia sulle fasce con  il solo Murano a superare appena la doppia cifra ma con tutti, chi più , chi meno, a partecipare alle segnature, da Melchiorri a Minesso, da Kouan a Burrai, a Falzerano e ai difensori.

Questo esempio, non avendo le possibilità economiche dell’Avellino, penso sia quello che debba seguire la società per costruire una squadra degna del blasone del Perugia, in grado di lottare per la promozione diretta con decisione e grinta, quella che è mancata quest’anno a questa squadra  composta da bravi ragazzi ma che, al di là del valore tecnico non eccelso, mai in campo hanno fatto vedere di possedere la famosa “garra”, tanto cara agli argentini come il presidente Faroni, fondamentale per poter vincere i campionati, soprattutto la Serie C!

Sulla gara di Campobasso è inutile soffermarsi troppo. Basta solo dire che a metà ripresa, quando il risultato era ancora fermo sullo zero a zero e il Campobasso era salvo matematicamente visto che la Lucchese stava perdendo tre a uno ad  Arezzo, sono stati proprio i molisani e non il Perugia, a cui la vittoria serviva come il pane, a cercarla, andando in vantaggio, subendo il pari dei grifoni, che come al solito hanno accennato una reazione solo dopo essere andati sotto, per poi subire il gol del due a uno che ha chiuso tutti i giochi. Inspiegabile!

Domenica, in casa col Pontedera l’ultimo, inutile atto. Ci auguriamo che alla riapertura della nuova stagione le cose siano state fatte per bene. Di tempo, tre mesi e mezzo, ce n’é a sufficienza, per consentire a mister Cangelosi di poter partire per il ritiro con una squadra al completo almeno all’80% e competitiva per le giuste aspirazioni di una tifoseria, da tempo, purtroppo, disaffezionata e molto delusa.

Danilo Tedeschini