Ad Ascoli l’ivoriano ancora dietro le punte: Caligara è stato annullato. Matos in grande crescita
Prima di analizzare la partita di ieri dei grifoni al Del Duca, un commento lo merita il mercato della società guidata dal presidente Santopadre.
L’impressione è che il d.s. Giannitti sia molto esperto e conosca bene le dinamiche che regolano “la circolazione” dei giocatori, in quanto nell’ultimo giorno utile di agosto sono arrivati giocatori fondamentali per questa squadra.
Analogamente a gennaio sono arrivati giocatori funzionali al progetto di Alvini, con una discreta qualità e ne sono partiti altri che non reggevano la categoria, fatta eccezione per Sounas che avrebbe meritato ampiamente di giocare in questa squadra.
Non è arrivato l’alter ego di De Luca, anche se un tentativo è stato fatto, e forse questo resta il rammarico più importante.
Quindi un mercato intelligente, sufficiente, senza nomi altisonanti, in perfetto stile Santopadre: sorprende e fa sorridere chi si sarebbe aspettato un mercato “spendaccione”.
La solita strategia societaria dove è sempre meglio l’uovo oggi che la gallina domani, in cui però opera un d.s. capace ed arguto.
Venendo alla gara di ieri, c’è da registrare un dato emblematico: Chichizola non ha fatto una parata in tutta la gara.
Questo la dice lunga su quanto sia meritata la vittoria dei grifoni che hanno dominato in lungo ed in largo la gara: dopo un primo tempo di alto livello, hanno controllato bene la gara sfiorando il raddoppio anche nella ripresa, correndo rischi pari a zero.
Un capolavoro tattico di Alvini che si sta dimostrando ben più preparato di tanti colleghi della cadetteria, in quanto ogni giocatore sa perfettamente cosa deve fare in campo e come lo deve fare: una squadra compatta, unita, mai slegata. Si vede ampiamente il lavoro che c’è durante la settimana.
Alvini era rimasto deluso dalla prestazione con il Pordenone e sicuramente avrà ricordato alla squadra che le partite precedenti erano state disputate con ingredienti ben precisi: determinazione, umiltà e furore agonistico.
Tornati come d’incanto ad Ascoli, insieme ad una organizzazione tattica esemplare, il risultato non poteva che essere una netta vittoria.
E’ evidente che Alvini non sia un grande oratore (le conferenze stampa lasciano molto a desiderare), è evidente che non sia neppure un grosso venditore di fumo, ma è un allenatore concreto che ama il suo lavoro (una volta disse che i giocatori devono innamorarsi di quello che fanno: bel concetto, ma mister lo fanno gratis? Qui subentrano aspetti psicologici che meriterebbero ore ed ore di discussione) e che ha le idee chiarissime su come disporre la squadra in campo.
La domanda che potrebbe essere fatta è la seguente: perché riproporre Kouan trequartista dopo che ha dimostrato di giocare molto meglio mezzala?
La risposta è molto semplice: nel 3-5-2 con i 3 centrocampisti con il vertice basso, rimane un buco centrale tra gli attaccanti e il più basso dei centrocampisti.
Se gli avversari giocano con il play davanti alla difesa delle due l’una: o lo fai seguire dalla seconda punta o esegui la rotazione dei centrocampisti alzando uno e mettendo in linea gli altri due.
Alvini opta sempre per questa soluzione, quindi ha alzato Kouan che aveva il compito di seguire costantemente Caligara e ha preferito Santoro a Burrai, in quanto con due mediani ha fatto affidamento sul maggior dinamismo di Santoro che ha disputato finalmente una buona gara.
Altra considerazione: si parla sempre di miglioramenti, di progressi, di percorso di crescita.
Un compito di ogni allenatore è quello di migliorare il materiale umano a propria disposizione: ebbene, Matos è in crescita impressionante, ad Ascoli è stato di gran lunga il migliore in campo, si vede che è un giocatore in fiducia, con un’ottima gamba: quando è in queste condizioni ha delle giocate importanti per questa categoria.
Ora bisogna migliorare il rendimento interno, anche se le caratteristiche della squadra sono queste, appoggiarsi sugli avversari e ripartire sugli spazi: le difficoltà saranno sempre le medesime. La speranza che la qualità di D’Urso possa dare una mano specialmente in casa.
Altrimenti si può provare l’estrema soluzione del doppio allenatore come nel football americano: Alvini per quelle in trasferta e un altro per quelle in casa, cosi si farebbe contento qualche illuminato commentatore…
Fabio Orlandi