Mazzeo: “Perugia una seconda casa, un bacio ai tifosi”

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foto: corrieredellumbria.corr.it

Il doppio ex in vista della sfida contro Frosinone ricorda con affetto la sua esperienza in biancorosso

 

Ancora una volta torna l’appuntamento con la nostra rubrica del “Doppio ex”. Questa volta, in occasione della sfida tra Perugia e Frosinone, il protagonista è un attaccante che grazie ai suoi – tanti – gol (43 in 4 stagioni) è entrato a tutti gli effetti nella storia del Grifo: Fabio Mazzeo.

Numeri che, come vedremo nel corso dell’intervista, permettono al giocatore di essere presente in una classifica importante e significativa, ovvero quella dei migliori marcatori della storia biancorossa.

Partiamo dall’attualità: continui a seguire le due squadre? Che idea ti sei fatto, sia dal punto di vista del gioco che dei due organici?

“Continuo a seguire le due squadre, in modo particolare il Perugia. Sono due rose importanti per la categoria. Ma questo ormai accade da anni: sia Perugia che Frosinone costruiscono sempre formazioni forti e competitive e quest’anno non fa eccezione. Il Frosinone, inoltre, ha una società solidissima e lo dimostra il fatto che è riuscita ad avere uno stadio di proprietà molto prima rispetto ad altre realtà. A livello qualitativo, più o meno, le due compagini si equivalgono. Poi, certo, la serie B è sempre un campionato molto duro e molto complicato”.

Ecco, legandoci proprio a questa tua ultima considerazione, che campionato è la serie B 2021/2022? Sarà equilibrato fino alla fine oppure, prima o poi, una squadra si staccherà in maniera decisiva?

“Penso che sarà equilibrato e tosto fino all’ultimo, come tutti gli anni. Tuttavia, una, ancora non si sa quale, potrebbe staccarsi. In B non c’è mai nulla di scontato: ci sono piccole realtà che esprimono un calcio meraviglioso”.

Ora passiamo alla tua carriera, soffermandoci, ovviamente, sulla tua parentesi di Perugia. È innegabile che hai lasciato davvero il segno e non lo dicono i tifosi, ma sono i numeri a parlare: 4 stagioni e 43 reti realizzate, statistica che ti permette di essere il quarto marcatore di sempre della storia del Grifo, appena dietro Fabrizio Ravanelli.

“Ogni volta che la leggo o la sento, questa statistica mi fa venire la pelle d’oca, anche ora a distanza di anni”.

Che ricordo hai della piazza?

“Per me Perugia significa tantissimo. Ho fatto tre anni consecutivi e poi sono tornato. È stato il mio primo anno lontano di casa a soli 22 anni e sia la società che la città mi hanno accolto in maniera incredibile. Mia moglie è venuta qui con me, così come i miei figli. A livello calcistico sono sempre stato benissimo a Perugia e, nel corso della mia prima parentesi in biancorosso, ho anche rifiutato diverse richieste provenienti dalla B pur di restare. Mi dicevo ‘tanto, prima o poi, lo vinciamo questo campionato di serie C e in B vado l’anno prossimo’. Perugia è stata, a tutti gli effetti, una seconda casa”.

Il doppio ex in vista della sfida contro Frosinone ricorda con affetto la sua esperienza in biancorosso

Il tuo auspicio di andare in serie B con la maglia del Grifo si è realizzato nella stagione 2013/2014.

“Devo essere sincero: per assurdo, quello era l’anno in cui credevo di meno nella promozione. Questo perché, in primis, il campionato era equilibratissimo, con Frosinone e Lecce che erano fortissime, forse anche più di noi. C’era anche molto scetticismo e il Perugia veniva dall’assurdo play-off perso contro il Pisa l’anno precedente. Tuttavia, il gruppo che si è creato è stato decisivo per la vittoria finale del campionato. Quell’anno è stato bellissimo, è un’emozione indescrivibile. Per farti capire: in casa ho ancora appese le maglie di quella stagione”.

Parlando di Perugia – Frosinone, la mente – e il cuore – va a quel 4 maggio 2014. Già mi hai risposto, dicendo che è stata una grandissima emozione, ma è troppo poco. Raccontaci di più.

“Ricordo tutto perfettamente. È stata una giornata da brividi, dalla mattina alla sera. La settimana prima, durante un’amichevole, mi sono stirato in maniera importante e la mia presenza in campo era fortemente compromessa. Sono stato fermo per sette giorni, ma niente. Tuttavia, ho parlato con Mister Camplone poiché non era pensabile rimanere fuori in una partita del genere. Fortunatamente, Moscati ha segnato nei primi minuti e poi sono uscito perché veramente non ce la facevo”.

Di quella stagione, un tifoso tende a ricordarsi quasi esclusivamente il 4 maggio e il gol di Moscati che hai appena citato. Tuttavia, la vittoria finale è stata costruita da molto prima, nel corso di tutta la stagione, alla quale hai contribuito con ben 13 reti.

“Mi pare di ricordare che, nel girone d’andata, ho fatto solo due gol. Giocavo poco perché davanti giocavano Fabinho, Sprocati ed Eusepi. Poi, in quello di ritorno, siamo passati al 3-5-2 e ho iniziato a giocare maggiormente, in coppia con Eusepi. Pian piano abbiamo preso consapevolezza della nostra forza e del fatto che potevamo vincere veramente. Ci abbiamo creduto fino in fondo e tutti sappiamo come è andata a finire”.

Da quando avete capito che potevate davvero conquistare la promozione?

“C’è un episodio ben preciso: il rigore parato da Stillinho (Stillo, ndr) nella trasferta di L’Aquila. Ecco, quello è stato il segnale”.

Oltre a quel rigore parato, però, c’è sicuramente anche il gol ad Ascoli a tempo scaduto. A segnare è stato Sprocati, ma gran parte del merito va sicuramente a Fabio Mazzeo.

“Veramente non so chi, in quel momento, mi ha tirato su. Saltare così in alto, io che non salto quasi mai, è stato davvero incredibile. C’era qualcuno che mi spingeva e lo ringrazierò a vita”.

Dei tanti gol che hai fatto a Perugia, quale è stato il più bello? Io ne ho uno, ma te lo rivelo dopo la tua risposta.

“Ne ho tanti che mi piacciono: una punizione, la mia prima stagione con il Grifo, in casa contro l’Ancona allo scadere, un gol a Foggia dalla lunga distanza, il gol contro il Pontedera in casa con la successiva corso sotto la Curva Nord. Di questo ultimo gol ho un bellissimo ricordo, ma anche una bellissima foto che ho ancora a casa”.

Personalmente, come miglior gol di Fabio Mazzeo in maglia biancorossa, avrei votato quello realizzato proprio contro il Frosinone (22 dicembre 2013), al vecchio ‘Matusa’: un bellissimo tiro a giro di sinistro da posizione molto defilata

“Anche quello è stato un gran gol. Però, quelli sotto la Nord sono ancora più belli. Hanno un altro ‘sapore’ “.

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Rimanendo sempre nella stagione 2013/2014, come già in parte accennato, nella prima parte di campionato è stato Eusepi a trascinare il Grifo, mentre nella seconda Mazzeo. Con Eusepi, oltre a Perugia, avete giocato insieme anche a Benevento. Vi sentite ancora?

“Sì assolutamente. Siamo rimasti sempre in contatto nel corso delle nostre carriere. Ma anche con altri con cui ho giocato a Perugia: Scognamiglio, Vitofrancesco, Koprivec, Nicco, Moscati… Capita poche volte. Un esempio che può sembrare insignificante ma non lo è: alcune volte alle cene di squadra si partecipa quasi per ‘dovere’, ma quell’anno andavamo tutti perché avevamo proprio piacere ad essere presenti”.

Un’altra tappa fondamentale per la tua carriera è stata Foggia. Anche in questo caso hai segnato tanto: 40 gol in due stagioni. Qui hai avuto come allenatore Mister Roberto De Zerbi, che ora sta girando per l’Europa e di cui dicono che stia portando alla ribalta un calcio rivoluzionario ed innovativo. Era così anche a Foggia?

“Ho avuto De Zerbi come allenatore per soli 15 giorni, perché poi la società ha deciso di affidare la panchina a Stroppa, il quale non cambiò praticamente niente rispetto a De Zerbi e vincemmo il campionato. Queste due settimane, però, sono state spettacolari: abbiamo fatto delle cose che, in tanti anni di carriera, non avevo mai visto, un modo di palleggiare e di tenere la palla con sicurezza che gli altri non hanno. Un modo di lavorare molto particolare. Per me è un genio del calcio. Dovrebbero solo copiarlo”.

Ora continui a giocare. Con la Nocerina, in serie D…

“Questo – credo – sia il mio ultimo anno. Volevo comunque rimanere vicino casa e divertirmi un altro po’. Ringraziando Dio, il fisico me lo permette e fino a che ce la faccio continuerò a giocare. La cosa più bella del calcio appunto è il divertimento. Se non ti diverti è inutile che lo fai, perché lo fai male. Un’ultima cosa, concedimela poiché ci tengo: un bacio a tutti i tifosi del Perugia”.

Intervista di Michele Mencaroni