Perugia come “dottor Jekyll e mister Hyde”

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Perugia come “dottor Jekyll e mister Hyde”. La sconfitta di Gubbio non sorprende se si conoscono il rendimento casalingo e esterno del Grifo. Ora vincere col Sudtirol per agguantare almeno il secondo posto

 

Gli scaramantici potrebbero attaccarsi al fatto che ieri fosse il 17 Marzo e nella smorfia al numero diciassette viene etichettata da sempre la parola disgrazia.

Ma attaccarsi a questo per giustificare la meritata sconfitta per 3-2 del Perugia nel derby del “Barbetti” contro il Gubbio, sarebbe da ignoranti.

Come da superficiali, è stato continuare a non accorgersi della grande differenza di rendimento tra il Perugia grifone graffiante in casa e il Perugia agnello in trasferta, inevitabilmente finito ieri tra le fauci del famelico lupo eugubino.

E’ almeno da Natale che in ogni nostro editoriale cerchiamo di evidenziare come la differenza di rendimento tra il Perugia casalingo e quello in trasferta sia una delle concause del “gap” con Padova e Sudtirol.

E’ per questo che non ci ha meravigliato la cocente sconfitta nel derby ma, purtroppo, questo nostro grido di allarme non è stato condiviso, visto che in molti hanno continuato a glissare su questo, “pompando” eccessivamente, invece, le prestazioni dei grifoni e, al contempo, mettendo in evidenza in maniera superficiale come il Padova fosse in crisi dopo la “botta” rimediata a Matelica o come il Sudtirol, prima o poi, sarebbe uscito di scena.

E invece, con la “debacle” del “Barbetti” e i concomitanti successi casalinghi del Padova, un esaltante 4-0 rifilato alla Feralpisalò, e il prezioso 2-0 del Sudtirol contro il Modena, quarta forza del campionato, probabilmente ad uscire di scena dalla lotta per la promozione diretta potrebbe essere, purtroppo, proprio il Perugia, scivolato di nuovo a ben sette lunghezze dal Padova, come nel dopo Cesena, ma con due turni di campionato in meno da giocare e a quattro lunghezze dal Sudtirol, la squadra più in forma tra quelle di testa, che verrà a far visita ai grifoni tra tre giorni nel “lunch-match” del “Curi”.

E’ difficile trovare le cause di questa differenza di rendimento del Perugia, solitario capolista nella classifica delle gare interne, con trentasette punti, tre in più di Padova e Sudtirol e soltanto ottavo, invece, insieme al Mantova, con solo venti punti, in quella delle gare in trasferta, ben dieci lunghezze in meno del Padova e otto in meno del Sudtirol, dietro anche a squadre di caratura non eccelsa come Gubbio, Virtus Verona e Sambenedettese.

In parte influisce il diverso atteggiamento, in parte la mancanza di personalità della squadra anche se, proprio quest’anno, a livello ambientale, proprio per la mancanza del pubblico a causa della pandemia, in generale non si evidenziano grosse differenze di rendimento tra casa e fuori.

Il Perugia, invece fa eccezione. In casa la squadra ha vinto oltre i due terzi delle gare giocate, perdendone solo una, arrivando quasi sempre con buona facilità al gol, trentasette, ben oltre i due a partita di media, mentre in trasferta le vittorie sono state quasi pari alle sconfitte, cinque contro quattro e i gol realizzati solo quindici in quattordici gare, ad una media, praticamente, di un solo gol a partita.

Accennavamo all’atteggiamento: qui entra in causa anche mister Caserta, al quale in trasferta sembra mancare quel pizzico di coraggio in più da trasmettere alla squadra che sarebbe necessario per portare a casa il risultato.

Ma è fuori discussione che il tecnico soffra della mancanza di uno stoccatore che trasformi in gol le minori occasioni che in trasferta la squadra costruisce rispetto alle gare interne, anche per l’atteggiamento diverso delle formazioni che incontra.

Anche al “Barbetti”, una volta trovato inizialmente il vantaggio, si doveva chiudere la gara e, invece, sono state ancora una volta fallite un paio di buone occasioni, dando modo al Gubbio di poter clamorosamente rimontare.

E a nulla è servito, ancora una volta, schierare le due torri in attacco, l’evanescente Bianchimano e il sempre più oggetto misterioso Vano.

Soleva ripetere l’allenatore del Perugia, personalmente più amato, Giovanni Galeone, che non è il numero delle punte schierate che fa vincere le partite, ma è l’atteggiamento offensivo di tutta la squadra.

E sull’atteggiamento della squadra va certamente ad influire anche la mancanza di personalità in trasferta di molti giocatori, sovrastati ieri, sul piano della “tigna” e della voglia di vincere da quelli del Gubbio.

Se a questo poi aggiungiamo gli errori personali, come quello sul secondo gol eugubino di Fulignati, non nuovo ad alternare buoni interventi come quello su Malaccari nel primo tempo, ad errori imperdonabili che sono costati punti preziosi alla squadra, le partite non si vincono o, come a Gubbio, si perdono addirittura.

Caserta ha le sue colpe come ha tanti meriti per aver sopperito per mesi alle carenze strutturali di questa rosa, sia sul sul piano qualitativo che sul piano della personalità dei giocatori, ma è chiaro che alla lunga questa situazione lo abbia mandato in confusione.

A Gubbio, a parte Murano, che pur non disputando una grande gara ha avuto il grosso merito di volere e segnare quel gol dell’iniziale vantaggio che gli ha permesso di entrare in doppia cifra, si è salvato solo Kouan, l’unico a metterci un po’ di grinta, anche se spesso in modo un po’ disordinato. Per il resto nessuno si è salvato, compreso il tecnico.

E adesso bisogna reagire, senza stare a piangere sul latte versato. Se il primo posto è quasi andato (non basterebbe vincere sei gare e pareggiarne due perchè a settantasette punti molto difficilmente si arriverebbe primi, bisognerebbe vincerne sette su otto e cinque di queste otto sono in trasferta dove il Grifo stenta), occorre a tutti i costi recuperare la seconda posizione, oggi a quattro lunghezze reali, una sola se si dovesse vincere il recupero di Fermo.

E quale migliore occasione di quella di vincere domenica lo scontro diretto del “Curi” col Sudtirol, attuale secondo?

Di certo vincere non sarà facile, perchè se il Perugia in casa graffia, il Sudtirol fuori casa è secondo in classifica e delle quindici gare disputate lontano dal “Druso” ne ha persa solo una, a Padova all’andata, mentre ne ha vinte quasi la metà, sette.

Vincere significherebbe porre una grossa ipoteca sul secondo posto e far rimanere accesa la piccola fiammella di speranza per il primo posto; pareggiarla farebbe contento solo il Padova, perderla, invece, farebbe piombare il Perugia in un tunnel buio, molto pericoloso in ottica playoff.

Danilo Tedeschini