Grifo: Alvini troppo integralista, in casa partenza flop

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Contro l'Alessandria non convincono alcune scelte del tecnico toscano. E bisogna tornare indietro di 30 anni per trovare un avvio casalingo così negativo. Fascia a Curado un'umiliazione per Rosi

Contro l’Alessandria non convincono alcune scelte del tecnico toscano. E bisogna tornare indietro di 30 anni per trovare un avvio casalingo così negativo. Fascia a Curado un’umiliazione per Rosi

 

Nel gergo poliziesco si dice che tre indizi facciano una prova. E allora come non poter affermare, dopo la terza partita casalinga senza vittoria, quella deludente pareggiata in casa per uno a uno ieri contro l’Alessandria, squadra arrivata al “Curi” da ultima, senza ancora un punto in carniere dopo cinque gare, che il Perugia di Alvini, concreto e bello a tratti in trasferta, stenti maledettamente tra le mura amiche?

Se in trasferta fino ad ora il Perugia è andato bene, totalizzando sette punti in tre gare, anche se tre sono arrivati grazie al calendario che le ha messo di fronte alla prima giornata il modesto Pordenone, allora, tra l’altro, allenato da mister Paci, esonerato sette giorni dopo e tuttora penultimo con un solo punto dopo sei gare, guarda un po’ come l’Alessandria, l’avversario di ieri, lo “score” casalingo del Perugia recita: due pareggi, una sconfitta e nessuna vittoria, con due soli punti conquistati.

Un ruolino di marcia da zona playout quello tenuto dal Perugia in casa, visto che solo quattro squadre, Como e Pordenone con un punto e Alessandria e Vicenza, ancora a zero, hanno saputo fare peggio.

Bisogna tornare indietro nel tempo di trent’anni per trovare un avvio di campionato casalingo così negativo, quando nel campionato d Serie C 1991-92, il duo Ammoniaci-Papadopulo, il primo esonerato dopo un pari interno alla prima giornata, il secondo, il suo sostituto, con un pari e una sconfitta nelle prime sue due gare, collezionò, come Alvini, due punti in tre giornate.

Era l’anno dell’arrivo, di lì a qualche giorno, di Luciano Gaucci al Perugia e per trovare di peggio nelle storia del Grifo, bisogna tornare ancora più indietro nel tempo, addirittura al campionato di C2, 1986-87, una vita fa, allorquando con “Chiodo” Roscini in panchina, il Perugia totalizzò un solo punto nelle prime tre gare casalinghe.

Insomma il “Curi”, tornato ad essere fortino nella scorsa stagione con Fabio Caserta, prossimo avversario dei grifoni domenica sera a Benevento, pare tornato ad essere terra di conquista per gli avversari.

Dopo la bella prestazione di Cremona avevamo giustamente elogiato Alvini, aspettando però, prima di convincerci pienamente sulla bontà del suo operato, la controprova casalinga che, invece, è purtroppo ancora una volta clamorosamente latitata.

E nello sconcertante pareggio contro l’ex ultima in classifica di ieri c’è tanta responsabilità, a nostro modo di vedere, del tecnico toscano, non tanto nelle scelte degli uomini iniziali, fuori Angella, Segre e Burrai, ma nel confermare inizialmente e insistere testardamente nel corso della partita con il suo modulo, con una difesa a tre, dovuta scendere in campo priva di due titolari, Angella e Dell’Orco e della prima o seconda riserva, Zanandrea, squalificato.

Contro una squadra schierata a specchio sarebbe stato meglio, a nostro parere, vista l’emergenza difensiva, giocare a quattro dietro.

Rosi o Ferrarini a destra e Righetti o lo stesso Ferrarini a sinistra, con Sgarbi o Rosi e Curado in mezzo, avrebbero potuto raddoppiare sulle fasce la spinta di Falzerano e Lisi, ieri decisamente appannati, stretti com’erano, controllati quasi a uomo, nella morsa creata da mister Longo.

C’è poi il discorso del trequartista. Il 3-4-1-2, in casa, al contrario che in trasferta dove trova più spazi, soffre anche dell’impiego nel ruolo di Kouan, che trequartista non è, anche ieri impalpabile e sostituito nel ruolo, all’intervallo, con il volenteroso, ma nulla più, Gyabuaa.

Di passare, almeno in casa, ad un più aggressivo 4-3-3 con Kouan retrocesso nel suo ruolo e Carretta e Matos sulle fasce, con De Luca, autore del bel gol del vantaggio e tra i pochi a salvarsi, come terminale offensivo, non se ne parla.

Una chiara dimostrazione dell’integralismo di Alvini, probabilmente il suo grosso limite, non nuovo a queste partenze frenate in casa, visto che nella scorsa stagione a Reggio Emilia, nelle prime tre gare casalinghe collezionò addirittura un solo punto, a fronte dei tre colti in trasferta, ma è utile ricordare come il Perugia attuale sia superiore come valori a quello della Reggiana alviniana, condizionata, tra l’altro in quel periodo specifico, anche dall’emergenza Covid.

Ma ieri non ci è piaciuta anche un’altra decisione di Alvini. L’aver scelto o, forse, l’aver avallato la scelta non sua, di non affidare di nuovo la fascia di capitano a Rosi, vecchio capitano del Grifo, professionista serio, che anche ieri in campo, come sempre, ha dato l’anima, sfiorando il gol della vittoria a pochi istanti dal termine, negatogli solo da un vero miracolo di Pisseri, anche se la responsabilità sul pari alessandrino è certamente la sua, ma gli errori, nel calcio, possono capitare anche ai migliori.

Ieri erano assenti il capitano Angella, il vice-capitano Dell’Orco e, inizialmente Burrai, il terzo della lista e quella fascia sarebbe spettata di diritto a Rosi, al quale venne tolta nel Gennaio scorso con la futile scusa di essere andato a giocare a Padel con la moglie.

La fascia, invece, è stata affidata addirittura a Curado, niente contro il ragazzo, ma una riserva, uno, che ha debuttato con un’ espulsione, uno degli ultimi arrivati come Dell’Orco, uno che la storia del Grifo la deve ancora scrivere.

Un’umiliazione che, a nostro giudizio, Rosi non merita ma, purtroppo, come il narratore in “Pretty Woman” urlava alla fine: “Questa è Hollywood”, da un po’ di anni questi ripetuti accadimenti ti spingono a scrivere: “Questo è il Perugia”.

Danilo Tedeschini